19 febbraio 2003

fino al 9.III.2003 Kutlug Ataman Londra, Serpentine Gallery

 
Il titolo potrebbe essere Reality Bites ed il regista Robert Altmann, così come quando ha diretto America Oggi. Ma qui non è Hollywood bensì il Medio Oriente e, purtroppo, non si recita. Sette video tra denuncia, noia e documentarismo…

di

Se dovessimo soffermarci a pensare cosa significa e cosa rappresenta per noi l’arte contemporanea, come risponderemmo? Rapportandola al mondo in cui viviamo, più o meno globalizzato, allo sviluppo della scienza, della medicina, della politica, dei media… che ruolo svolge e quali valori emergono da questo complesso fenomeno culturale? Non esiste una risposta univoca, una caratteristica che tuttavia ci azzarderemo ad attribuirle è quella di rappresentare una sorta di “finestra sul mondo”. Artiste come Shirin Neshat o Nan Goldin ci espongono, come in un reportage fotografico, alcune delle tematiche “scomode” che caratterizzano la Kutlug Ataman 99 Names 2002 Courtesy of the artistcultura dei paesi in cui viviamo. Spesso la testimonianza espressa nei loro lavori aiuta a sensibilizzare l’opinione pubblica riguardo ad argomenti che normalmente non vengono affrontati dai comuni mezzi di informazione. Allo stesso modo, anche l’artista turco-britannico Kutlug Ataman ci pone, nella sua prima personale in UK, di fronte ad un universo parallelo, esponendoci storie di rara autenticità. Sette filmati, sette narrazioni che lasciano trapelare senza indugio l’ironia, la disillusione, la passione di persone che si emozionano, stupiscono e scoraggiano di fronte agli episodi che la vita gli riserva. “Credo che l’arte parli sempre di bellezza.” dice l’autore, “Un’arte dettata da sentimenti positivi la celebra. Un’arte invece basata su sentimenti negativi ne fa risaltare la mancanza. Reclama la carenza di bellezza nella vita.”
Nei malinconici, a tratti esasperanti, Never My Soul (2001) e Women Who Wear Wigs(1999) sembra indiscreto ascoltare i racconti ed essere spettatori di scene che, senza veli, ci parlano di malattie, maltrattamenti, abusi, così come di amori, scelte e sacrifici. Fortunatamente però l’amarezza percepita al primo impatto, si dissolve con il progredire delle immagini. Incuriositi, a volte commossi, condividiamo grazie ad Ataman un segmento dell’esistenza di comuni individui che lentamente impariamo a conoscere ed in qualche modo ad apprezzare. Da un ambiente all’altro possiamo lasciarci incantare da una maliziosa ottuagenaria cantate lirica che in kutlug ataman’s semiha b. unplugged (1997) ci apre le porte del suo roboante passato, o prendere nota di qualche insolita specie di Amaryllis in The 4 Seasons of Veronica Read (2002) assistendo all’intervista fatta alla rinomata coltivatrice inglese. Purtroppo la tentazione di abbandonare lo “spettacolo” rischia di compromettere il giudizio di molti visitatori. Alcuni filmati infatti arrivano a durare più di un paio d’ore.

chiara longari
mostra visitata il 17 febbraio 2003


Serpentine Gallery
Kutlug Ataman
11 Febbraio 2003 – 9 Marzo 2003
Orario Galleria: 10 – 18
Dal Lun.alla Dom. compresa
Entrata libera
Tel +44-207-4026075; sito: www.serpentinegallery.org


[exibart]

LASCIA UN COMMENTO

Per favore inserisci il tuo commento!
Per favore inserisci il tuo nome qui