05 settembre 2023

Signorelli, rivoluzionario ante litteram: la mostra nella sua Cortona

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La mostra a Cortona è un piccolo, grande gioiello espositivo: con coraggio e precisione, rimette al centro la figura di Luca Signorelli, innovatore del primo Rinascimento

Manca poco più di un mese alla chiusura e già 500 Signorelli. Maestro Luca da Cortona pittore di luce e poesia – la mostra dedicata all’artista nella sua città per il cinquecentenario dalla sua morte, promossa dal Comune di Cortona dal MAEC – Museo dell’Accademia Etrusca e della città di Cortona e organizzata da Villaggio Globale – ha fatto numeri ragguardevoli di visite e ha fornito un ricco parterre di articoli e contributi critici, rimettendo al centro degli studi una figura straordinaria come Luca Signorelli, grande innovatore del linguaggio artistico del primo Rinascimento italiano.

Proprio la sua vibrante e originale pittura, assieme allo studio profondo confluito nella raffinata curatela di Tom Henry – il suo massimo esperto – nonché la storia affascinante delle attribuzioni e delle peripezie che hanno fatto le sue opere, smembrate e ricomposte più volte, ma anche l’annosa querelle degli studiosi sul valore della sua arte – tutto documentato e condensato in un ricco catalogo Skira di alto pregio scientifico – hanno portato il progetto espositivo a un grande successo sia in città che nei luoghi satelliti dove Signorelli ha operato tra il 1450 e il 1523 e dove sono finite alcune delle sue opere. Ancora un mese quindi per toccare tutto questo con mano.

30 le opere in totale, di cui dieci antecedenti il 1500, che vanno ad arricchire la numerosa collezione cortonese delle tele sparse tra chiese e musei. Sembrerebbe un numero esiguo, invece quei prestiti assieme ai quadri cittadini contribuiscono ad accendere una luce più definita sulla sua personalità artistica. Una figura, quella di Luca Signorelli, che è stata talvolta troppo ridimensionata rispetto ai grandi maestri del Rinascimento maturo, in particolare Raffaello e Michelangelo, ai quali ha aperto la strada per l’avvio della grande pittura italiana. Quegli stessi artisti con la loro pittura “rivoluzionaria” ne hanno in fondo soppiantato il valore.

L’esposizione nel museo etrusco ha avuto questo grande obiettivo, e secondo noi, lo ha raggiunto, vediamo perché e perché non era facile riuscirci.

Realizzare un tour nei luoghi del Signorelli fuori e dentro la città potenziando tutto l’itinerario che hanno percorso le opere o l’artista stesso oltre a dare maggiore visibilità alle bellezze artistiche di Cortona. Una città splendida che certo non avrebbe bisogno di altri riflettori per attivare un turismo intelligente: la sua struttura antica e fascinosa, l’efficienza dei suoi servizi, il panorama naturalistico già lo consentono. Eppure Cortona nei lunghi mesi della mostra, da giugno, ha attirato moltissimi altri visitatori e ha potuto esprimere tutte le sue più audaci potenzialità.

Camminare in lungo e in largo per Palazzo Casali (di origini romane), la sede del MAEC dal 1728, il museo Etrusco, dove la mostra è stata allestita. Una location straordinaria, ma già densa di memorie storiche, che si presenta in gran spolvero, con il cortile e l’androne ornato di stemmi, le finestrature, il loggiato…

Visitare la chiesa di San Francesco dove il Signorelli trovò – pare – sepoltura (forse perché l’artista faceva parte della confraternita dei Laudesi che fondò la chiesa), ammirare San Niccolò, un luogo silente nobilitato da un sagrato incantato e da un cortile circondato da lunghi cipressi. All’interno di questa piccola chiesa si trova l’eccezionale opistografo (dipinto su entrambe le parti della tela) realizzato da Luca Signorelli con, da una parte, la Deposizione sulla croce con la sua “mestizia calma” come scrisse Adolfo Venturi e dall’altra, la Madonna con Bambino e Santi.

Avere l’occasione di guadagnare l’opulenta chiesa di Santa Maria del Calcinaio (così chiamata perché i cuoiai immergevano in un bagno di acqua e calce le pelli di animali da conciare) realizzata da Francesco di Giorgio Martini e visitare tra gli altri tesori cortonesi anche la Fortezza Medicea voluta da Cosimo I nel 1556.

Ma uno dei maggiori pregi della mostra è stato quello di “rimescolare le carte” con nuovi studi ed attribuzioni, ottenendo prestiti importanti che hanno permesso di rimettere in discussione le notizie storiche e far parlare guardandoli sotto una nuova luce i documenti e le opere.

Una mostra coraggiosa insomma che ha messo in campo scelte inedite per riposizionare al giusto posto un artista che a fasi alterne e in ogni epoca è stato “declassato” e poi “esaltato”: Berenson come Vasari, per esempio, lo ammiravano tantissimo.

E poi c’è da risignificare un luogo comune che vede la sua produzione pittorica aprire la strada ai grandi del Rinascimento maturo. Ma che vuol dire?

Forse che Signorelli riesce ad esprimere al massimo le due più estreme caratteristiche della pittura rinascimentale? Cioè riuscire a realizzare una fusione ante litteram tra “disegno toscano” e “colore veneto”? la mostra lo ha voluto ampiamente dimostrare.

Provare per credere. Fino al 22 ottobre c’è tutto un itinerario da percorrere tra l’Alta Valle del Tevere, la Val di Chiana, il Senese, Orvieto e Cortona dove, all’interno dei luoghi che abbiamo ricordato e del Museo Etrusco punteggiano preziosità come l’olio su tavola Cristo in casa di Simone il Fariseo (1488-89) o meglio, un pannello dell’opera smembrata che componeva la Pala Bichi, la Crocifissione con Santa Maria Maddalena (con la nuova datazione data da Henri 1495-96) acquisita dagli Uffizi dal convento fondato da Annalena Malatesta, una confidente di Lorenzo de’ Medici, e soprattutto la ricomposizione della Pala di Matelica con il frammento del Calvario affollato in stile Brueghel e col frammento dell’ Uomo su una scala.

Ma ci sono anche come preziosissima testimonianza dell’ingegno del pittore cortonese l’Annunciazione di Volterra (1491) e la Madonna con Bambino, San Giovanni Battista e un pastore (1493- 94/95) il cui restauro realizzato giusto in occasione della mostra ha fatto riemergere in tutto il suo splendore le stelle d’oro sul panneggio della Vergine.

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