07 giugno 2022

Andreas Angelidakis, POST-RUIN Bentivoglio – Palazzo Bentivoglio

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Andreas Angelidakis per Palazzo Bentivoglio opera una collisione romantica tra passato e presente, ritrovando materiale già pronto nel digitale o nelle immagini antiche, e immettendolo nel mondo reale

Andreas Angelidakis, Post-Ruin Bentivoglio, Palazzo Bentivoglio, Bologna, 2022, ph. Andrea Rossetti

Ho incontrato per la prima volta l’opera di Andreas Angelidakis alla fine del percorso nel KW Institute della Biennale di Berlino del 2014, Crash Pad era una sala polivalente interamente dedicata al riposo, alla riflessione e all’interazione con il pubblico, munita di una piccola biblioteca e decorata con divani e pareti ricoperti di tappeti tessuti a mano e fotografie parietali di paesaggi con colonne della Grecia Antica. Un bel modo di finire la Biennale. Tali dispositivi, cubi e archi morbidi ricoperti da similpelle che simula il marmo, decorano con la stessa funzione di sosta l’interno del bolognese Palazzo Bentivoglio: sono oggetti semplici, geometrici e manipolabili che derivano dalla grafica 3D che simula nel virtuale l’architettura. Tutto il lavoro di Angelidakis parte negli anni Novanta proprio dal suo esercizio nella modellazione digitale delle architetture, allora si esercitava nei mondi virtuali di Active Worlds e Second Life e ragionava sui cambiamenti sociali, economici e culturali dell’architettura in rapporto al cyberspazio.

Andreas Angelidakis, Post-Ruin Bentivoglio, Palazzo Bentivoglio, Bologna, 2022, ph. Andrea Rossetti

Quel mondo è man mano caduto in disuso e il metaverso si è popolato di rovine e detriti digitali, di cui l’artista e architetto si impossessa creando un cortocircuito tra rovine classiche e digitali e tra il mondo reale e quello virtuale.
Quell’ibrido ci accoglie a palazzo Bentivoglio con una lunga carta da parati con stampate incisioni di rovine antiche intervallate da architetture sintetiche. Davanti alla carta da parati, si stagliano piccoli oggetti architettonici stampati in 3D con rovine, nature morte, spazi fantastici che immettono nel mondo reale costruzioni digitali. Avviene quel che Nicolas Bourriaud proclamava in Postproduction: l’artista ritrova molto materiale già pronto nel digitale o nelle immagini antiche, gli costruisce un packaging adeguato e lo immette nel mondo reale. Questo altalenare tra virtuale e reale costituisce l’ossatura della poetica di Angelidakis che ragiona sulla funzione dell’architettura nell’epoca dei social network, dell’impazienza diffusa, della disattenzione e dell’effetto shock che ne consegue.
Il video Iolas del 2014 è un incunabolo adatto della mostra: la storia di un grande e raffinato collezionista greco il cui patrimonio alla sua morte viene disperso poiché lo stato greco non lo compra. Un umore romantico e nostalgico pervade il video e tutta l’opera di Angelidakis, che del giano bifronte della contemporaneità, oscillante tra reale e virtuale, evidenzia la natura profondamente ibrida e quindi queer, queer proprio come l’artista.

Andreas Angelidakis, Post-Ruin Bentivoglio, Palazzo Bentivoglio, Bologna, 2022, ph. Andrea Rossetti

Nel video Domesticated mountain del 2011, l’artista costruisce case fatte di pacchi, che sono quelli che arrivano a casa attraverso le compere online, una nuova economia e una nuova abitudine caratterizzano le nostre vite nell’immediatezza e nella diffusione del commercio-on-demand.
Le antiche rotte di commercio delle suppellettili dell’antica Grecia e Diogene che viveva in un vaso sono messe in rapporto con le tentacolari relazioni odierne di internet.
La videoinstallazione multicanale a tutta parete Screenwalker conclude con una sequenza scivolante di immagini e parole la visita di Palazzo Bentivoglio.
Il palazzo, sorto accanto all’antico guasto del Palazzo Bentivoglio vecchio, distrutto a furore di popolo all’entrata in città di Giulio II della Rovere a inizio del Cinquecento, è anch’esso sorto su una rovina. Elemento continuamente ripreso dall’artista. La contemporaneità sorge sempre su un cumulo di resti che dal passato si prolungano nel presente come fantasmi, come esempi, come modelli.
Così l’antica Grecia è un rimando continuo e melanconico per l’artista, che la confronta con la società contemporanea, la sua struttura economica e culturale.
L’architettura è una chiave di lettura, un riferimento per parlare del presente. L’iperstimolazione sensoriale dato dall’onnipresente mondo delle immagini, l’immediatezza e la velocità della loro circolazione, la loro stratificazione sono il tessuto stesso delle opere ibride e avvolgenti, venate da un’infinita malinconia, dell’artista.

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