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Attesa in autunno alla Bourse de Commerce di Parigi una grande mostra sull’Arte Povera
Arte contemporanea
di redazione
È il movimento artistico italiano della seconda metà del Novecento più apprezzato all’estero e adesso l’Arte Povera avrà un altro importante riconoscimento: i prestigiosi e ambiziosi spazi della Bourse de Commerce di Parigi, sede della Pinault Collection, ospiteranno, dall’8 ottobre 2024, un’ampia mostra dedicata alla corrente che fu teorizzata da Germano Celant sul finire degli anni ’60 e che ha rappresentato un momento di rottura decisivo nella sperimentazione artistica contemporanea, non solo in Italia.
L’atto fondativo dell’Arte Povera risale al 1967, nel contesto dell’industrializzazione italiana e del dominio dell’arte statunitense. La sfida di quel nuovo movimento risiedeva nell’inventare un nuovo rapporto con il mondo, per contrastare ideologicamente, concretamente ed esteticamente l’ascesa del consumismo e riprendere «Possesso della realtà», per usare l’espressione di Celant.

La mostra parigina sarà curata da Carolyn Christov-Bakargiev, che nel 2023 ha concluso il suo mandato come direttrice al Castello di Rivoli, museo che ha ospitato molti progetti legati all’Arte Povera e che nella sua collezione può contare varie opere dei capostipiti del Movimento. E proprio loro saranno i protagonisti della mostra di Parigi: Giovanni Anselmo, Alighiero Boetti, Pier Paolo Calzolari, Luciano Fabro, Jannis Kounellis, Mario Merz, Marisa Merz, Giulio Paolini, Pino Pascali, Giuseppe Penone, Michelangelo Pistoletto, Emilio Prini e Gilberto Zorio. In relazione a questo nucleo di artisti, a ciascuno di loro è stato dedicato uno spazio specifico per trasmettere la singolarità del loro modo di pensare e fare arte.

«Questi artisti incanalavano nelle loro opere i flussi di energia, sia fisica che chimica e psichica, determinata dalle forze fondamentali del universo ma anche dalla memoria e dalle emozioni», spiega Christov-Bakargiev. «Le loro opere erano terrene, incentrate su una comprensione empirica e pratica della vita attraverso l’incontro con le cose (sia materiali che immateriali), con l’energia e i suoi movimenti trasformativi, dalla micro scala dell’esperienza soggettiva e di una riduzione fenomenologica della percezione, alla macro scala delle forze fondamentali della fisica che muovono l’universo per farlo vivere».

250 le opere in esposizione, con prestiti da istituzioni come il Kunstmuseum Liechtenstein – Vaduz, il Museo e Real Bosco di Capodimonte a Napoli, la Galleria d’Arte Moderna di Torino, il Centre Pompidou di Parigi e la Tate di Londra. Ma ci saranno anche nuove commissioni affidate agli artisti appartenenti al gruppo storico e ad artisti internazionali delle generazioni successive il cui lavoro è ispirato alla poetica dell’Arte Povera, da David Hammons, William Kentridge, Jimmie Durham e Anna Boghiguian negli anni ’80, a Pierre Huyghe, Grazia Toderi e Adrián Villar Rojas negli anni ’90, fino a Garcia Torres, Renato Leotta, Agniezska Kurant, Otobong NKanga e D Harding negli anni 2000. Per completare la mostra, saranno esposte anche una serie di opere di artisti italiani e internazionali delle Avanguardie e del Dopoguerra, da Lucio Fontana e Piero Manzoni all’Internazionale Situazionista e al Gruppo Gutai, che hanno rappresentato un background fondamentale per lo sviluppo del movimento.

In un’era in cui tutto è astratto e la tecnologia attraversa il mondo in cui viviamo, che è opaco per la maggior parte delle persone, è necessario tornare indietro ai fondamenti e affermare che la materia è importante. Questo è il motivo per il quale una mostra sull’Arte Povera è importante oggi», continua Christov-Bakargiev. «Curare o collezionare Arte Povera significa credere che un’opera d’arte possa essere reale e non la rappresentazione di qualcos’altro, che può cambiare ed essere soggetta a metamorfosi nel tempo e che può essere fatta di materiali umili e che questi materiali potrebbero non avere una lunga durata. Eppure crediamo anche che quest’arte possa rimanere con noi attraverso decenni, i secoli, per migliaia di anni».