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Biennale 2026, la performance di Miet Warlop farà ballare il Padiglione Belgio
Arte contemporanea
di redazione
L’artista Miet Warlop e la curatrice Caroline Dumalin rappresenteranno il Belgio alla Biennale d’arte di Venezia del 2026. Il progetto per il Padiglione nazionale, intitolato IT NEVER SSST, è stato scelto tra 21 proposte, pervenute nell’ambito di un bando pubblico. La scelta finale è stata confermata dalla ministra della cultura Caroline Gennez. Conosciuta per le sue performance dall’impatto straniante, Warlop ha esposto un suo lavoro, After All Springville, anche alla Biennale di Teatro del 2024.

Il Belgio partecipò per la prima volta alla Biennale di Venezia nel 1907 ma il Padiglione nazionale fu inaugurato ufficialmente nel 1920, su progetto dell’architetto Adrien Blomme. Il Padiglione si distingue da sempre per la capacità di proporre opere d’avanguardia. Nell’ultima edizione della Biennale, il collettivo Petticoat Government ha messo in scena una riflessione sulla tradizione folkloristica dei giganti in Belgio, Spagna e Francia. La selezione di Warlop sembra confermare questa vocazione sperimentale.

«L’arte dovrebbe essere al centro della società, sfidare le persone e unirle. Siamo convinti che Miet Warlop possa farcela. Il suo lavoro riesce sempre ad attrarre e, al contempo, a essere contrario», ha dichiarato Gennez. La giuria ha elogiato la ricerca di Warlop, definendola «Tra le più interessanti del panorama contemporaneo» e lodando la capacità delle sue performance di catturare lo stato caotico del mondo con energia viscerale.
Miet Warlop: la biografia
Nata nel 1978 a Torhout, in Belgio, Miet Warlop attualmente vive e lavora tra Gent e Bruxelles. Ha conseguito la laurea presso il KASK di Gent, dove il suo progetto Huilend Hert, Aangeschoten Wild vinse il Franciscus Pycke Jury Award nel 2004. Tra le sue prime opere ci sono SPORTBAND (2005) e Cherish the Cherries (2005), seguite dalla serie Propositions (2006-2007) presso DE BANK di Ghent.

Warlop ha guadagnato riconoscimento internazionale con Springville (2009), una fusione di scenografia, costumi e performance. Ha poi proseguito la sua carriera a Berlino, con opere come Mystery Magnet (2012), che vinse il Stuckemarkt Theatertreffen Prize. Questo lavoro, esposto in varie sedi in tutto il mondo, è stato particolarmente apprezzato per il suo approccio innovativo alle arti sceniche.
Nel 2014 ha fondato il gruppo Miet Warlop / Irene Wool, presentando Dragging the Bone nel 2014 e Rocket, nel 2015, al Beursschouwburg di Bruxelles. Nel 2016, Fruits of Labor è stata presentata al KunstenFestivalDesArts di Bruxelles e continua a girare a livello internazionale.
Le sue opere tra arte visiva e performance, come Nervous Pictures del 2017, sono state presentate in luoghi come il KW Institute di Berlino e il Palais de Tokyo di Parigi. Nel 2017, nell’ambito di una retrospettiva dedicata a Yves Klein presso il centro d’arte BOZAR di Bruxelles ha rivisitato il suo lavoro Mystery Magnet e ha creato una nuova performance, HORSE. Durante la pandemia di COVID-19, ha lanciato il format online Slamming Doors e sviluppato una piattaforma di archiviazione per condividere il materiale artistico.
Nel 2022 ha presentato al Festival di Avignone One Song, una performance che affrontava il lutto attraverso la metafora dello sport. Successivamente, nel 2023, ha portato Chant for Hope al Dhaka Art Summit, un progetto partecipativo in cui parole colate in stampi di gesso venivano attivate dal pubblico attraverso canto e danza. Il suo prossimo progetto, Delirium, debutterà nel 2025.
IT NEVER SSST: il Padiglione Belgio da performare
Con IT NEVER SSST, Warlop porta avanti la sua ricerca che unisce linguaggio e movimento. Il progetto avrà la forma di una scultura vivente e sonora, attivata ogni giorno in un’esperienza immersiva che coinvolgerà direttamente il pubblico.
Al centro della performance, il ritmo incessante della vita moderna si traduce nell’energia di tre cheerleader, impegnate in azioni e coreografie di intensità variabile all’interno di uno spazio trasformato. I loro corpi diventano parole, dando vita a un rituale che esplora la resistenza alla stasi e il desiderio di connessione in una società sempre più solitaria. L’accompagnamento musicale, curato dall’etichetta DEEWEE, amplifica questa tensione, intrecciando sonorità elettroniche e movimento in un dialogo spontaneo tra performer e spettatori.
«Raggiungere questo obiettivo con un team di persone ed essere onorato da una giuria coraggiosa è indescrivibile per il mio percorso. Le emozioni che questo scatena vanno oltre la gratitudine. È un grande onore ricevere un riconoscimento dal Belgio in questo contesto. Le finestre devono essere aperte, la mia casa è piena di eccitazione», ha dichiarato l’artista.
Il progetto è realizzato con il supporto istituzionale dell’associazione MORPHO di Anversa, di cui Dumalin è direttrice artistica, e del museo KANAL-Centre Pompidou di Bruxelles, quest’ultimo ancora in costruzione ma pronto a riallestire l’opera nel 2027. Kasia Redzisz, direttrice artistica di KANAL, ha espresso entusiasmo per il progetto: «La proposta incarna lo spirito sperimentale e il pensiero audace essenziali per l’arte contemporanea di oggi. Non vediamo l’ora di assistere alla sua rappresentazione a Venezia e di ospitarla a Bruxelles nel 2027».