22 marzo 2024

Biennale di Venezia 2024: il Padiglione della Russia ospiterà la Bolivia

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Non finiscono le sorprese per la Biennale di Venezia 2024: il Padiglione della Russia, che avrebbe dovuto rimanere chiuso, ospiterà la Bolivia, con una mostra di 25 artisti latinoamericani

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A poche settimane dall’apertura ufficiale, la 60ma Biennale d’Arte Contemporanea di Venezia riserva ancora sorprese: il Padiglione della Russia, che si trova ai giardini e che già dalla scorsa edizione era rimasto chiuso a causa del conflitto in Ucraina, ospiterà lo Stato Plurinazionale della Bolivia. Nel 2022, il padiglione della Bolivia era stato allestito in uno spazio a Cannaregio ma questa volta potrà contare su una sede ancora più prestigiosa e impegnativa, visto che il Padiglione russo, il cui assetto originario risale al 1914 sui progetto dell’architetto Alexey Schusev, è uno dei più grandi in assoluto.

«Il Padiglione Bolivia, ha l’opportunità di essere all’interno dei Giardini, che è l’area espositiva più prestigiosa dell’intera Biennale di Venezia grazie alla Russia che ha creduto nell’importanza, nella qualità e nei contenuti del nostro progetto, concedendoci il suo spazio, il suo padiglione per questa edizione», hanno dichiarato gli organizzatori.

Commissario del Padiglione Bolivia è Juan Carlos Cordero Nina, viceministro del Patrimonio e delle Industrie Culturali e Creative, mentre Esperanza Guevara, nominata ministra del Ministero delle Culture, della Decolonizzazione e della Depatriarcalizzazione a inizio marzo 2024, è la curatrice della mostra, che presenterà le opere di circa 25 artisti ma la lista, aggiornata recentemente anche sul sito ufficiale della Biennale di Venezia, sembra essere ancora incompleta: Oswaldo “Achu” De León Kantule, Yanaki Herrera, Duhigó, Zahy Tentehar, Lorgio Vaca, Maria Alexandra Bravo Cladera, Elvira Espejo Ayca, Rolando Vargas Ramos, Edwin Alejo, Cristina Quispe Huanca, Martina Mamani Robles, Prima Flores Torrez, Laura Tola Ventura, María Eugenia Cruz Sanchez, Faustina Flores Ferreyra, Pamela Onostre Reynolds, Guillermina Cueva Sita, Magdalena Cuasace, Claudia Opimi Vaca, Olga Rivero Díaz, Reina Morales Davalos, Silvia Montaño Ito, Ignacia Chuviru Surubi. Il titolo del progetto espositivo è Qhip Nayra Uñtasis Sarnaqapxañani – looking to the futurepast, we are treading forward, che si può tradurre con guardando al futuropassato, stiamo andando avanti.

Gli autori invitati provengono dalla Bolivia ma anche da altri Paesi dell’America Latina e la partecipazione alla Biennale rappresenta «Un’occasione per condividere e dimostrare la fraternità e la gioia che ci uniscono con questi paesi, ad unirci è un terreno comune costituito dalle nostre origini indigene, e la vocazione al “Vivere bene” in armonia e equità tra noi e con la nostra “Madre Terra”», ha dichiarato Guevara. «Questa mostra è un’occasione importante per porsi domande e cercare risposte su come ampliare i nostri orizzonti, per tutti, da sud a nord, da est a ovest, senza discriminazioni», ha continuato la Ministra dello Stato che, dall’adozione della costituzione del 2009, approvata tramite referendum, si definisce come Plurinazionale, riconoscendo i diritti di tutti i gruppi indigeni al suo interno.

Nel 2005 Evo Morales diventò il primo presidente boliviano di origini amerinde e durante il suo mandato il Paese ha visto ridurre drasticamente il tasso di povertà e di analfabetismo, anche grazie a provvedimenti quali la nazionalizzazione delle riserve di idrocarburi, di litio e di minerali. Nel 2009 Morales fu il promotore della nuova costituzione ma nel 2019 fu costretto a dimettersi e a fuggire, a seguito di un colpo di Stato. Le nuove elezioni presidenziali e parlamentari, svoltesi nel 2020, hanno portato alla vittoria del MAS, partito di sinistra e dalla vocazione socialista, e all’elezione di Luis Arce a presidente.

Proprio le preziose materie boliviane sono al centro di un complesso equilibrio geopolitico, i cui risvolti potrebbero avvertisti anche alla Biennale. Secondo quanto riportato da diverse fonti internazionali, il gruppo russo Uranium One prevede di investire circa 405 milioni di euro in un progetto pilota per la produzione di litio nel Paese latinoamericano. I geologi presumono che la Bolivia abbia il potenziale per trovare 23 milioni di tonnellate di litio. Ciò lo renderebbe il Paese con le riserve più grandi al mondo di questo materiale fondamentale per produrre batterie.

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