25 febbraio 2025

Biennale Venezia 2026: la Black Art di Lubaina Himid sarà al centro del Padiglione Gran Bretagna

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Vincitrice del Turner Prize nel 2017, Lubaina Himid rappresenterà la Gran Bretagna alla Biennale di Venezia del 2026: la sua ricerca intreccia memoria coloniale e nuove narrazioni della diaspora

Lubaina Himid
Lubaina Himid, ph. Adama Jalloh

Artista tra le più celebrate della scena britannica contemporanea, dopo la vittoria del Turner Prize nel 2017, Lubaina Himid rappresenterà il Regno Unito alla Biennale di Venezia del 2026. Ad annunciare la sua nomina, il Biritsh Council, l’organizzazione governativa che si occupa di relazioni internazionali culturali ed è responsabile dell’organizzazione del Padiglione nazionale ai Giardini della Biennale. Classe 1954, nata a Zanzibar e attualmente residente a Preston, in Inghilterra, Lubaina Himid è una figura chiave del British Black Arts Movement degli anni Ottanta e sarà la seconda donna nera a rappresentare il Regno Unito a Venezia.

La notizia segna un ulteriore riconoscimento per la sua carriera, incentrata su tematiche di liberazione e identità, con un’attenzione particolare alla figura femminile. Il lavoro di Himid si distingue per installazioni e dipinti che affrontano la storia coloniale e le sue ripercussioni nel presente, immaginando spazi di ricostruzione e resistenza. La sua ricerca non solo artistica ma anche curatoriale ha avuto un ruolo cruciale nella valorizzazione della Black Art nel Regno Unito, come dimostrano mostre storiche quali The Thin Black Line del 1985, all’Institute for Contemporary Arts di Londra. Questa estate, sarà proprio l’istituzione londinese a dedicarle un’importante retrospettiva che ripercorrerà la sua attività. Attualmente, una sua personale è in mostra all’UCCA Center for Contemporary Art di Pechino.

Lubaina Himid, Naming the Money (2004). Installation view, Spike Island, Bristol (2017). Copyright Lubaina Himid. Work courtesy Hollybush Gardens and National Museums, Liverpool. Image copyright Spike Island and photographer Stuart Whipps

Oggi Himid continua a interrogarsi sulle implicazioni del colonialismo in vari ambiti, tra cui il climate change, attraverso un linguaggio visivo denso di allegorie. Il suo approccio, stratificato e aperto al dialogo, la rende una scelta significativa per il Padiglione britannico, che nel 2022 ha visto Sonia Boyce vincere il Leone d’Oro, prima artista nera a ottenere tale riconoscimento, per la sua installazione multimediale Feeling Her Way, una celebrazione delle musiciste nere che l’avevano ispirata. Alla biennale del 2024, la Gran Bretagna è stata rappresentata da John Akomfrah, artista e regista originario del Ghana.

Lubaina Himid Installation view, Navigation Charts Spike Island (2017) Courtesy the artist, Hollybush Gardens. Photograph by Stuart Whipps

Sebbene i dettagli sul progetto del Padiglione alla Biennale di Venezia 2026, che sarà curata da Koyo Kouoh, non siano ancora stati rivelati, Lubaina Himid ha anticipato che «Ci sarà pittura». «Sono interessata a come il surrealismo incontra la quotidianità, lo spazio tra una domanda e una risposta. Ho molto lavoro da fare. È snervante, ma eccitante. Non lo farei se non pensassi di avere qualcosa di interessante da dire», ha aggiunto l’artista. «Gli artisti devono dire ciò che vogliono dire, e a volte le persone non vogliono che lo diciamo. Nessuno mi ha mai detto di moderare il mio lavoro. Mi lasciano mostrarlo e poi si prendono gioco di me», ha proseguito con ironia ma, probabilmente, facendo riferimento al caso di Khaled Sabsabi, artista scelto dall’Australia per il proprio Padiglione ma poi escluso, a pochi giorni dall’annuncio, a causa delle sue posizioni critiche nei confronti di Israele.

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