27 settembre 2022

Camere senza vista: Bruce Nauman al Pirelli HangarBicocca

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È una esperienza straniante attraversare la mostra di Bruce Nauman al Pirelli HangarBicocca, che mette alla prova movimenti e psicologia dello spettatore

Bruce Nauman, Left or Standing, Standing or Left Standing, 1971/1999, Veduta dell’installazione, Pirelli HangarBicocca, Milano, 2022, Dia Art Foundation; Partial gift, Lannan Foundation, 2013 © 2022 Bruce Nauman / SIAE, Courtesy l’artista; Sperone Westwater, New York, e Pirelli HangarBicocca, Milano, Foto Agostino Osio

Intrappolano il corpo dello spettatore trenta opere di Bruce Nauman (1941, Fort Wayne,Indiana, Stati Uniti) tra i protagonisti dell’arte concettuale, per la prima volta di scena con una imperdibile antologica di nelle maestose Navate di Pirelli Hangar Bicocca a Milano, dove claustrofobici corridoi, stanze e altre sculture anche al neon colgono l’essenza spaziale-architettonica di un maestro che ha investigato le potenzialità espressive di media diversi (video, scultura, perfomance, installazioni, fotografia, disegno, suono e luce).

Sono opere che documentano 40 anni della sua poliedrica ricerca artistica, incentrata sul rapporto tra spettatore e spazio circostante, in cui architettura, luce, suono e linguaggio, aprono riflessioni sulla condizione umana e il corpo è una identità fisica, necessaria per percepire la realtà nelle sue contraddizioni.

Bruce Nauman, Corridor Installation (Nick Wilder Installation), 1970 Veduta dell’installazione, Pirelli HangarBicocca, Milano, 2022, Collezione privata © 2022 Bruce Nauman / SIAE, Courtesy the artist; Sperone Westwater, New York, e Pirelli HangarBicocca, Milano, Foto Agostino Osio

Nel titolo della mostra si valorizza l’intenzione spaziale –architettonica dell’artista “Neons Corridors Rooms” a cura di Roberta Tenconi, Vincente Todolì con Andrea Lissoni, Nicholas Serota, tra i massimi esperti di Nauman, Leontine Coelewij, Martijn van Nieuwenhuyzen e Katy Wan, organizzata da Pirelli Hangar Bicocca, Milano, Tate Modern, Londra, e Stedelijk Museum Amsterdam (fino al 26 febbraio 2023). Forse l’esposizione avrebbe entusiasmato Stanley Kubrick, regista di Shining (1980), e chi non ricorda la camera 237 e i corridoi vuoti nella mente di Jack, fino a diventare una irresistibile ossessione?

Al visitatore spetta il compito di avventurarsi lungo i pendii di vertigini mentali e spaziali, man mano che si addentra nei suoi corridoi o stanze, diventa esso stesso un fenomeno visuale, dove si vive una sensazione di disagio, oppressione, sospensione e insieme di inspiegabile quiete. È una esperienza straniante che mette alla prova la reazione e i movimenti e la psicologia del fruitore chiuso in un determinato spazio, quasi come un criceto in una gabbia.

Bruce Nauman, “Neons Corridors Rooms”, veduta della mostra, Pirelli HangarBicocca, Milano, 2022 © 2022 Bruce Nauman / SIAE, Courtesy l’artista; Sperone Westwater, New York, e Pirelli HangarBicocca, Milano, Foto Agostino Osio

Nel video Walk with Contrapposto (1968), che mostra l’artista stesso mentre avanza lungo il corridoio di legno allestito nello studio, nello sforzo di mantenere una posa chiastica, c’è lo sfasamento percettivo e psicologico che sarà ricorrente nelle sue opere successive, come si documenta in mostra.

Le opere esposte, eseguite dalla seconda metà degli anni’60, pongono il visitatore di fronte alla domanda sul fare arte, come prassi emotiva; un dispositivo capace di riconfigurare le nostre percezioni, comportamenti e gesti. La pratica creativa di Nauman non si spiega ma si condivide attraversando i suoi ambienti in cui anche Alice di Lewis Carroll, avrebbe avuto qualche problema percettivo dello spazio.

Avventurandovi, come in un labirinto metaspaziale, in oltre cinquemila metri quadrati della ‘cattedrale’ Pirelli, vi troverete di fronte a diverse tipologie di architetture improbabili, concepite per testare la psicologia e i movimenti dei fruitori, e prendetevi tempo perché sono opere che richiedono la vostra totale partecipazione in cui ogni minimo gesto è parte dell’opera.

L’emblematica passeggiata dentro gli spazi di Nauman incomincia con Dream Passage with Four Corridors (1984), è una struttura a forma di croce costituita da quattro corridoi, di cui solo due aperti e accessibili, che convergono al centro in una stanza quadrata, entrateci e scardinerete i riferimenti spaziali (alto, basso, destra, sinistra, interno ed esterno), in cui la luce ipnotica amplifica un senso inquietante di claustrofobia.

Bruce Nauman, Dream Passage with Four Corridors, 1984 (particolare) Veduta dell’installazione, Pirelli HangarBicocca, Milano, 2022, Centre Pompidou, Paris, Musée national d’art moderne/ Centre de creation industrielle (AM 1987- 1136), purchased in 1987 © 2022 Bruce Nauman / SIAE, Courtesy the artist; Sperone Westwater, New York, and Pirelli HangarBicocca, Milano, Foto Agostino Osio

Con oltre sei opere al neon che indagano la natura psicologica del linguaggio e le potenzialità trasformative del testo scritto, cinque lavori video e sonori, una selezione di Tunnels e modelli scultorei per architetture sotterrane, a dire il vero fin troppi e non necessari per entrare nel modus operandi di Nauman in questa mostra, il visitatore deambula in ‘gabbie’ percettive, disturbanti. Basti come esempio Double Steel Cage Piece (1974), due gabbie di metallo poste una dentro l’altra che formano uno stretto corridoio-difficile da percorrere e che non conduce da nessuna parte. Con Black Marble Under Yellow Light (1981/88), Nauman si misura con l’idea della percezione sfalsata della realtà: se a un primo sguardo i trentacinque cubi di marmo nero, posizionati a X all’interno di una stanza inondata di luce fluorescente gialla, appaiono identici, ma scoprirete che non è così. La metà di essi è leggermente più piccola, l’insieme presenta una dinamicità e un disequilibrio impercettibili.

Negli ambienti di Nauman si esplora una dimensione sensoriale ispirati alle ricerche nell’ambito della psicologia della percezione e della Gestald, corrente nata in Germania intorno agli anni’30 del secolo scorso, nota come “Psicologia della forma”. Nelle sue opere tutto assume diversi significati, letture, percezioni e molto dipende dal fruitore, dove ammantato dal silenzio, precipita nei vuoti spaziali di corridoi, stanze e tunnel minimali, concepiti come rompicapo mentali, ingranaggi complessi e tortuosi, nati da esperimenti perfomativi, in cui lo stesso Nauman è protagonista.

Bruce Nauman, Kassel Corridor: Elliptical Space, 1972 (particolare) Veduta dell’installazione, Pirelli HangarBicocca, Milano, 2022, Solomon R. Guggenheim Museum, New York, Panza Collection, 1991 (91.3833), Courtesy l’artista; Sperone Westwater, New York, e Pirelli HangarBicocca, Milano, Foto Agostino Osio

Il percorso espositivo non si racconta ma si compie, vi basti sapere che c’è un ambiente in cui lo spettatore, una volta entrato ode una voce che ripete “Esci dalla mia mente, esci da questa stanza”. Il resto lo scoprite percorrendo corridoi di luce abbacinante. Spiccano come fari nella notte le sculture al neon, tra le altre seduce nella prima Navata, The True Artist Helps the World by Revealing Mystic Truths (Window or Wall Sing), del 1967, una spirale che riproduce la frase nel titolo (il vero artista aiuta il mondo rivelando verità mistiche), ispirata alle insegne pubblicitarie luminose. In altre sculture luminose cercate i paradossi linguistici che l’artista ci sottopone con scritte al neon in cui anche la grafia del suo nome diventa, come il corpo un dispositivo di conoscenza dei propri limiti.

Bruce Nauman, Green Light Corridor, 1970, Veduta dell’installazione, Pirelli HangarBicocca, Milano, 2022
Solomon R. Guggenheim Museum, New York, Panza Collection, Gift, 1992 (92.4171) © 2022 Bruce Nauman / SIAE
Courtesy l’artista; Sperone Westwater, New York, e Pirelli HangarBicocca, Milano, Foto Agostino Osio

La mostra si chiude nel Cubo, con l’istallazione metafisica Mapping the studio in whit color shift, flip, flop,& flip/ flop (Fat Change John Cage) (2001). In quest’installazione ambientale Nauman traspone virtualmente lo spazio di lavoro in New Mexico, in un altro luogo fisico attraverso sette grandi proiezioni che riproducono simultaneamente le “attività” che avvengono di notte, in cui casualità e indeterminazione rendono omaggio a John Cage, suo mentore, compositore e artista che fondava su questi concetti la creazione delle sue composizioni sonore e musicali. Non perdetevi all’esterno, lungo l’area che corre parallela alle Navate il ‘paesaggio sonoro’, concepito come un corridoio intangibile formato dal suono, intitolato Raw Materials (2004), opera commissionata per la Turbine Hall della Tate Modern nel 2004 a Londra e allestita in Pirelli Hangar Bicocca per la prima volta all’aperto, che riproduce in loop 21 registrazioni audio legate ad altrettanti lavori precedentemente realizzati dall’artista, alcuni dei quali presenti in mostra, come per esempio l’imperdibile One Hundred Live and Die(1984), quattro colonne di tubi al neon colorati, 25 locuzioni per colonna, 100 volte vivere e morire e altre cervellotiche opere che rifuggono interpretazioni univoche, che ci imbottigliano in spazi mentali nella complessa e controversa realtà che viviamo.

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