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Cantiere Aperto: la collina di Loreto Aprutino è un laboratorio creativo
Arte contemporanea
La collina di Loreto Aprutino, in contrada Rotacesta, provincia di Pescara, è tornata ad animarsi per l’appuntamento annuale con Cantiere Aperto, cuore pulsante del progetto No Man’s Land, che ha celebrato la sua terza edizione. Il festival è curato da Zerynthia – Associazione per l’Arte Contemporanea OdV, in collaborazione con Aware – Bellezza Resistente e con il patrocinio del Comune di Loreto Aprutino. Questa edizione ha goduto, inoltre, del sostegno del Laboratorio di Creatività Contemporanea e della Direzione Generale Creatività Contemporanea del Ministero della Cultura.

In continuità con gli anni passati, l’evento si conferma come una sintesi tra musica, arti performative, poesia e arti visive attraverso un dialogo armonico in una giornata di condivisione collettiva in quella che Mario Pieroni, fondatore di No Man’s Land, definisce «la terra di nessuno e di tutti». Un fervido laboratorio artistico immerso tra le colline abruzzesi, dove, nel corso delle varie edizioni, ogni intervento artistico è divenuto parte di un ecosistema culturale che sempre si rinnova.
Questo perché ogni anno una nuova installazione si introduce nel folto noceto, nascosto nello sterminato terreno, e quest’anno è stata la volta di Bruna Esposito, Leone d’Oro alla Biennale di Venezia 1999, che ha arricchito “la terra di nessuno” con la sua installazione site specific dal titolo Oro Colato. La celebra amaca dell’artista è realizzata con un tessuto nero semitrasparente che accoglie al suo interno, come in un fagotto, del fieno. L’opera è poi corredata da piccole campane dall’origine sarda che, vibrando, risuonano nel bosco aggiungendosi alla ricca sinfonia e al concerto di voci che vi abitano. Le altre opere permanenti disseminate nel territorio portano la firma di Alvin Curran, Alberto Garutti, Donatella Spaziani, Jimmie Durham, Fabrice Hyber, Gülsün Karamustafa, Leonid Tishkov, Michelangelo Lupone con Licia Galizia.
Il Sindaco di Loreto Aprutino rinnova l’entusiasmo verso il sodalizio con la fondazione No Man’s Land che ha consentito di portare il comune pescarese «All’attenzione internazionale grazie ad un filo conduttore che collega accoglienza a bellezza resiliente».
A testimoniare la rilevanza che questo polo assume nel contesto territoriale, Federico Acconciamessa, giovane Vicesindaco e Assessore alla cultura, portavoce degli interessi dei giovani della zona: «Siamo come carpentieri, dediti ad un lavoro incessante che ruota attorno a questo complesso naturalistico e artistico, di cui ci prendiamo cura tutto l’anno, e non se ne occupano solo fondazioni e organizzazioni culturali ma anche i semplici cittadini, perché questa è la terra di tutti».

Un groviglio di voci si concentra nel cuore del noceto. Appartengono a quattro poeti contemporanei: Annalisa Allievi, Valentino Zechen, Daniela Attanasio, Daniele Pieroni che risuonano dalle casette per uccelli posizionate su quattro alberi dall’artista Donatella Spaziani. Alcune voci tuonano, altre sussurrano, alcune poesie sono enigmatiche, altre descrittive, intessute di versi che parlano di oggetti quotidiani, paesaggi, luoghi familiari.
Ad animare la giornata è stato il fitto programma che ha visto l’alternanza e la commistione tra musica, poesia, performance. Dall’omaggio a tre poeti significativi per l’Abruzzo – Anna Cascella, Daniele Pieroni e Marco Tornar, portati al pubblico tramite l’interpretazione di Samuele Gambino – alle sperimentazioni in ambito elettronico a opera di Daniele Sciolla, del duo romano Gincana e dell’artista serbo-svedese GNUČČI, che ha sigillato la chiusura del festival con una vibrante ed esplosiva performance.

Il nome Cantiere Aperto non è un caso: è il luogo dove si cementano idee e si assemblano linguaggi diversi, e dove l’incompiutezza, evocata dal titolo del festival, assurge a cifra estetica e modello di resistenza poetica e artistica. E così anche No Man’s Land non può esser ridotto a un mero spazio espositivo ma, quale luogo aperto senza recinzioni né confini, si espone a nuove contaminazioni, anzi le invoca, abbracciando la trasformazione nel tessuto sociale e artistico contemporaneo.














