02 aprile 2024

Chi è Bonaventure Ndikung, curatore della Bienal de São Paulo 2025

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Biotecnologo e direttore della HKW di Berlino, Bonaventure Soh Bejeng Ndikung sarà il curatore della 36ma edizione della Bienal de São Paulo, che si svolgerà nel 2025

Bonaventure Soh Bejeng Ndikung - © Jana Edisonga / Fundação Bienal de São Paulo

Curatore, autore e biotecnologo, attualmente direttore e curatore della HKW – Haus der Kulturen der Welt a Berlino, Bonaventure Soh Bejeng Ndikung sarà il curatore della 36ma edizione della Bienal de São Paulo, che si svolgerà nella seconda metà del 2025. Il progetto curatoriale di Ndikung sarà presentato nei prossimi mesi, insieme agli altri membri del suo team.

Considerato tra i curatori di spicco nella scena artistica internazionale, Ndikung è stato scelto dal presidente della Fundação Bienal de São Paulo, Andrea Pinheiro, su indicazione del comitato composto anche dal vicepresidente Maguy Etlin, dal presidente del consiglio di amministrazione Eduardo Saron, dai consulenti José Olympio di Veiga Pereira, Ligia Fonseca Pereira, Marcelo Araujo, Susana Steinbruch e Paula Weiss, con la segreteria di Antonio Lessa, sovrintendente esecutivo della Fundação Bienal de São Paulo.: «Nel suo lavoro curatoriale, Bonaventure Soh Bejeng Ndikung agisce come una forza trainante che sfida i confini e contribuisce a plasmare il futuro dell’arte contemporanea globale», ha sottolineato Pinheiro. «Sono certo che la 36esima Bienal de São Paulo continuerà a svolgere il suo ruolo provocatorio e ad essere attenta alle questioni attuali, proseguendo gli sviluppi portati dalle nostre ultime edizioni».

Nato nel 1977 a Yaoundé, Camerun, e trasferitosi nel 1997 in Germania, Ndikung lavora in particolare sui linguaggi performativi, sul suono e sulle installazioni, ibridando la critica d’arte con la scienza medica e le biotecnologie. Ha studiato presso l’Università Tecnica di Berlino, ha conseguito un dottorato di ricerca in biotecnologia medica presso la Heinrich-Heine-Universität Düsseldorf/TU Berlino e un diploma post-dottorato in biofisica presso l’Université de Montpellier, Francia. L’impegno di Ndikung nell’intersezione tra arte e scienza è culminato nella sua nomina a direttore e curatore generale della HKW di Berlino dal gennaio 2023, dopo aver ricoperto il ruolo di direttore e fondatore della piattaforma dedicata alle arti visive e performative SAVVY Contemporary. Ndikung è anche professore all’accademia d’arte Weißensee di Berlino.

Ndikung ha lavorato come curatore in eventi di rilevanza mondiale: ha collaborato con Adam Szymczyk a documenta 14 (Kassel, Germania/Atene, Grecia), e con Simon Njami per Dak’Art: Biennale di Arte Africana Contemporanea (Senegal). Per la 58ma Biennale di Venezia, nel 2019, ha co-curato il Padiglione finlandese – un progetto espositivo intitolato A Greater Miracle of Perception e curato con Giovanna Esposito Yussif e Christopher Wessels – e sempre per la Biennale è stato membro della giuria presieduta da Adrienne Edwards nel 2022. Nel 2017 ha partecipato alla curatela del Performeum al Wiener Festwochen, tra i festival culturali austriaci più importanti, ed è stato direttore artistico del format espositivo pubblico sonsbeek20->24 ad Arnhem, nei Paesi Bassi, e di Bamako Encounters – African Biennale of Photography nel 2019 e nel 2022. Nell’ottobre 2020 Ndikung è stato insignito dell’Ordine al merito di Berlino, in riconoscimento del lavoro svolto da Savvy Contemporary negli ultimi dieci anni.

«Dire che sono felice di essere nominato curatore generale della Biennale di San Paolo sarebbe un eufemismo», così Bonaventure Soh Bejeng Ndikung ha commentato la sua nomina. «Sono entusiasta, onorato e grato di intraprendere questo viaggio con un team di co-curatori e il brillante team della Bienal guidato dal presidente Andrea Pinheiro. La Biennale di San Paolo non è solo una delle biennali più antiche e importanti del mondo ma, essendo una delle poche biennali a ingresso gratuito, ha dimostrato di essere una Biennale del popolo e per il popolo negli ultimi 73 anni. Con le sue mostre innovative e i programmi pubblici ed educativi, la Bienal de São Paulo è riuscita a portare l’arte a diverse comunità e gruppi demografici. Nonostante le sfide affrontate dalle biennali di tutto il mondo, continuano a fungere da importanti barometri per misurare le pressioni sociopolitiche globali. La Biennale di San Paolo mi sembra un sismografo che non solo registra le diverse scosse che il mondo sta sperimentando a livello socioeconomico, geopolitico e ambientale, ma queste registrazioni ci offrono anche la possibilità di plasmare un futuro più giusto e umanitario per tutti gli esseri animati e inanimati in questo mondo.pianeta. Non vedo l’ora non solo di continuare la mia ricerca a lungo termine su Abya Yala nel suo insieme e sul Brasile in particolare (Abya Yala è il nome con cui i movimenti a sostegno dei Nativi Americani si riferiscono al continente americano, per sostituire l’intitolazione ad Amerigo Vespucci, scelta nel 1507 dal cartografo tedesco Martin Waldseemüller, ndr) ma anche di collegare le mie attuali pratiche come direttore artistico, pedagogo e curatore in diverse aree geografiche».

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