04 gennaio 2023

CONNEXXION, arte contemporanea diffusa a Savona: intervista alla curatrice Livia Savorelli

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CONNEXXION, Festival Diffuso di Arte Contemporanea, ha portato a Savona 12 artisti provenienti da tutta Italia, in un dialogo con la realtà del luogo: ce ne parla la curatrice, Livia Savorelli

18. Veduta di Savona dalla nave Costa Smeralda. Foto: Michele Alberto Sereni

A pochi giorni dalla conclusione di “CONNEXXION – Festival Diffuso di Arte Contemporanea”, prevista per sabato 7 gennaio, incontriamo la curatrice del progetto, Livia Savorelli, per un bilancio a caldo su questa prima edizione del festival promosso sul territorio savonese che ha portato 12 artisti Andrea Bianconi, Eleonora Chiesa, Vanni Cuoghi, Giovanni Gaggia, Loredana Galante, L’orMa, Ilaria Margutti, Camilla Marinoni, Vincenzo Marsiglia, Alice Padovani, Francesca Romana Pinzari, Mona Lisa Tina – provenienti da tutta Italia a confrontarsi con le realtà culturali, sociali e produttive della cittadina ligure.

Conferenza stampa CONNEXXION, Sala Rossa, Comune di Savona, 25 novembre 2022. Da sinistra: l’Assessore Nicoletta Negro, il Sindaco Marco Russo, la curatrice di CONNEXXION Livia Savorelli e il Presidente di Arteam Diego Santamaria

In questo inizio di gennaio, ormai prossimi alla conclusione di CONNEXXION, incomincerei il nostro dialogo chiedendoti subito le tue impressioni su questa prima edizione, in termini di partecipazione e gradimento del pubblico. Com’è andato il festival?

«Quando ho iniziato ad ideare CONNEXXION avevo ben chiaro quello che non volevo che fosse: un evento di nicchia che si rivolgesse ai “pochi”. Non volevo che il festival fosse percepito come un’“astronave aliena” giunta da lontano che atterrava a Savona, dava sfoggio di sé e ripartiva senza nulla lasciare alla città. La prima parte del percorso, che mi ha visto attiva dal febbraio scorso, è stata dedicata al dialogo con l’amministrazione comunale e all’instaurare una connessione attiva e dinamica con i diversi interlocutori e i partner del Festival. Entrando in punta di piedi nei luoghi, ascoltando con attenzione la storia di ciascuno, relazionandomi con chi gli stessi li custodisce nel nostro presente, ho avuto gli strumenti fondamentali per guidare gli artist* selezionat* verso questa prima edizione del Festival, per farl* lavorare sul crinale della memoria e della valorizzazione della storia dei luoghi, portando un’inedita luce sugli stessi attraverso nuove narrazioni che – nel dialogo tra passato e presente – fossero di stimolo per sviluppi futuri. Il bilancio è entusiasmante, al di sopra delle aspettative: l’atto del connettere, a cui allude il titolo, è stato germinativo di tantissime ed inaspettate relazioni (tra il pubblico, tra i partner e anche tra i colleghi/giornalisti delle principali testate del settore arte contemporanea), di un entusiasmo che si è respirato in ognuno dei singoli eventi del Festival. C’è tanto desiderio di entrare in relazione, dopo tanti anni in cui ci è stato precluso farlo, occorre solo trovare la giusta modalità per innescare il dialogo. Quindi il proposito del festival, espresso dal sottotitolo “riconnettersi a partire dalla città”, è stato decisamente e con grande soddisfazione raggiunto».

Francesca Romana Pinzari, Ti amo troppo, 25 novembre 2022, performance in occasione di CONNEXXION, Atrio del Comune di Savona. Foto: Michele Alberto Sereni

Hai coinvolto l’intera Savona, rileggendone attraverso l’arte contemporanea le fitte connessioni sociali, culturali e produttive che la caratterizzano. Operazioni simili, hanno per loro natura un inizio chiaro e un finale che resta invece sempre aperto. Verso quale deriva è approdato CONNEXXION?

«Trattandosi di una prima edizione, abbiamo individuato con Nicoletta Negro (assessore alle Politiche Comprensoriali della Cultura e del Turismo del Comune di Savona, nda) dei luoghi iconici della città, a partire dalla volontà di portare il Premio Arteam Cup – giunto alla settima edizione – finalmente a Savona, nella splendida location del Palazzo del Commissario sulla Fortezza del Priamàr. Le prime sedi individuate sono state il Museo Archeologico, la Cappella Sistina, il Comune di Savona, la Cappella dell’Ex Ospedale San Paolo, la Torre del Brandale. Poi il progetto si è sviluppato a raggiera, coinvolgendo il Seminario Vescovile (sede del laboratorio di Giovanni Gaggia che ha coinvolto una rappresentanza delle donne ucraine ospitate dalla Fondazione Diocesana – Caritas Savona), il Museo della Ceramica (in cui si sono svolti molti dei laboratori con le scuole grazie alla preziosa collaborazione di LaboratorioL), le gallerie della città (GULLIarte, Galleria d’arte Vico Spinola, Temide Design Art Store) e alcune altre attività, come ad esempio l’Atelier a picagetta e il Ristorante Bino. CONNEXXION, ricordiamolo, nasce come evento parallelo di Arteam Cup, per accompagnare la mostra dei finalisti di questa edizione del premio, fiore all’occhiello dell’Associazione Culturale Arteam. Come hai sottolineato tu, avevamo la volontà di coinvolgere la città a 360° e l’arte relazionale e partecipata è subito apparsa come la vera chiave di volta: performance, laboratori mostre, installazioni, talk per far respirare a tutti un’aria nuova, per sentirsi tutti partecipi di un grande progetto comune. Come hai giustamente sottolineato, ogni progetto che si basa su una pratica relazionale e partecipata, basandosi sull’interazione con l’Altro, può sortire degli effetti inattesi. Due sono le cose che mi hanno maggiormente emozionato, in quanto non prevedibili: la prima quando il pubblico che è entrato in Cappella Sistina durante la visita all’installazione di Giovanni Gaggia, Niente sarà più come prima, si è seduto in rigoroso silenzio, accogliendo con il proprio corpo, quasi in un abbraccio, le coperte della Caritas che componevano l’installazione. Un gesto spontaneo, così intenso, che ha pienamente restituito il valore inclusivo del progetto. Poi la costanza, la dedizione, nel sopportare il freddo e la stanchezza di un gruppo di bambini di quinta elementare che hanno partecipato alla performance di Eleonora Chiesa, Cruz del Sur, il 13 dicembre. Il senso di responsabilità e di sentirsi parte di un “grande progetto” li ha resi indispensabili protagonisti di una intensa performance collettiva nelle strade di Savona, durante la Festa di Santa Lucia, e io ho provato per questi piccoli uomini e piccole donne una grande tenerezza mista ad una immensa riconoscenza».

Giovanni Gaggia, Niente sarà più come prima, 2022, veduta dell’installazione alla Cappella Sistina di Savona, in occasione di CONNEXXION. Foto: Michele Alberto Sereni

Citando apertamente Calvino, hai dichiarato di approcciarti alla città partendo dalla sua essenza di luogo di scambi. Qual è quindi lo scambio più importante che CONNEXXION ha tracciato sul territorio savonese?

«Citando Calvino, posso risponderti che “le città sono un insieme di tante cose: di memoria, di desideri, di segni d’un linguaggio; le città sono luoghi di scambio, ma questi scambi non sono solo scambi di merci, sono scambi di parole, di desideri, di ricordi.” CONNEXXION è partita dai luoghi iconici della città ma si è nutrita soprattutto delle loro storie, storie che in fin dei conti sono narrazioni collettive che si sono sempre intrecciate a quelle individuali. In molte performance si è partiti dalla storia dei luoghi, dal fatto che i nomi degli stessi fossero legati alla storia personale di chi a quei luoghi ha dato vita (penso alla storia di “Temide” alla base della performance di Loredana Galante, In buone mani atto III: sentirsi a proprio agio, oppure alla tradizione familiare alla base della sperimentazione in ambito food dello chef Giuse Ricchebuono, riportata in luce e valorizzata nella performance  di Vanni Cuoghi, narrAzione tra arte e cucina, al Ristorante Bino). Ecco CONNEXXION è stata principalmente questo: uno scambio, intenso ed emozionale, di “parole, desideri, ricordi” che è stato germinativo di straordinarie connessioni tra chi quei luoghi li ha ideati, fatti crescere oppure conservati e tutelati e tra tutti coloro che hanno partecipato agli eventi, intessendo la propria storia personale con quella di tutti gli altri».

Mona Lisa Tina, Tra Te e me, 2022, performance ed installazione inedita in occasione di CONNEXXION, Cappella ex Ospedale San Paolo, Savona. Foto: Michele Alberto Sereni

Nella tua ricerca curatoriale, il dialogo centro e periferia è fondamentale. Quando l’interesse si sposta sulla Provincia sappiamo come queste indagini, fin dai primi esperimenti di Crispolti a Volterra, hanno portato a risultati spesso alterni. Quale è, a tuo avviso, il modo giusto di raccontare oggi questi luoghi?

«CONNEXXION, ancor prima di essere un festival, è decisamente questo: un esperimento o meglio ancora “un’esplorazione dal taglio fortemente sociologico” che attiva un dialogo multi-livello all’interno di quello che è stato definito il suo campo di indagine, la città di Savona. Lo fa creando infinite connessioni, alcune immediate, altre sottese, facendo dialogare ed interagire luoghi deputati all’arte, attività produttive, scuole, aziende con uno sguardo attento – derivante dalla mia pratica curatoriale – legato al sociale e a concepire l’arte come straordinario strumento di indagine. Credo che per concepire e per realizzare praticamente un progetto articolato come CONNEXXION occorrano tre cose principalmente: visionarietà, dedizione totale e massima cura dei luoghi, delle persone che li animano. Ecco, questo progetto è stato il mio atto di cura e di restituzione ad una città che amo».

Camilla Marinoni, L’immortalità non consola della morte, performance inedita in occasione di CONNEXXION, nell’ambito della mostra Archeologie del contemporaneo. Svelamenti, Museo Archeologico, Savona. Foto: Michele Alberto Sereni

Pensi che il modello di CONNEXXION si possa esportare anche in altre realtà? Ci aspettiamo una seconda edizione diffusa in nuovi territori?

«Credo proprio di sì, ma occorre una grande capacità di fare rete, di saper andare oltre la superficie, di saper cogliere l’essenza delle cose. Non trascuriamo, poi, l’altro aspetto fondamentale, ovvero che la città si ponga in maniera accogliente o sia comunque disposta ad aprirsi a nuove istanze e riletture della sua stessa storia. Questa è una condizione essenziale. Nel mio caso posso assolutamente dire di essere stata accolta a braccia aperte e sostenuta; quindi, la mia mente sta già iniziando a pensare ad una prossima edizione…».

Alice Padovani, Deimatico, 2022, live performance inedita in occasione di CONNEXXION, nell’ambito della mostra Archeologie del contemporaneo. Svelamenti, Museo Archeologico di Savona. Sound design Le Piccole Morti. Foto: Michele Alberto Sereni

Gli artisti invitati hanno dialogato con la città nel solco delle loro ricerche, mescolando linguaggi differenti di non sempre facile lettura per un pubblico non specializzato, tra performance, scultura, video, installazione. Il successo di questo progetto dimostra come il contemporaneo possa essere reso anche inclusivo, nonostante tutto?

«I dodici artist* invitat* alla prima edizione di CONNEXXION sono stati selezionati ciascuno per dare voce ad un particolare luogo o a una determinata narrazione. Nella diversità dei diversi approcci e delle poetiche, sono emerse – a volta anche all’insaputa degli stess* – assonanze visive, di approccio, di tematica.  In questo credo di poter dire che CONNEXXION sia stato pienamente inclusivo e credo che sia una grandissima responsabilità di noi addetti ai lavori di cercare di riportare l’arte contemporanea ad essere vissuta dal grande pubblico. Per me un grande progetto è quello che arriva al cuore delle persone, di ogni fascia di età, cultura, genere, senza aver bisogno di essere spiegato».

Eleonora Chiesa, Cruz del Sur, performance, 13 dicembre 2022, nell’ambito di CONNEXXION, Comune di Savona. Foto: Diego Santamaria

Nella storica sede della Fortezza del Priamàr, contemporaneamente, è in mostra il Premio Arteam Cup 2022, giunto alla sua settima edizione e che promuovi con il contributo di Diego Santamaria, Matteo Galbiati e con la collaborazione di Nadia Stefanel e della Fondazione Dino Zoli di Forlì. Quali novità quest’anno?

«Il premio si arricchisce ogni anno di nuove collaborazioni, volte ad amplificare la visibilità degli artisti premiati, che si affiancano a quelle con i partner storici, come la Fondazione Dino Zoli di Forlì, che non solo è stata per due edizioni sede ospitante del Premio (2018 e 2020) ma assegna ad ogni edizione anche un premio residenza legato all’Azienda Dino Zoli Textile. Quest’anno questo premio sarà legato al vincitore della Sezione Scultura e porterà anche ad una mostra negli splendidi spazi della Fondazione. Una piccola anticipazione su alcuni nuovi partner dell’edizione 2022: la Fondazione Filiberto e Bianca Menna e TerraMedia per l’evento Chiantissimo».

Vincenzo Marsiglia, UNRITRATTOPERUNIRCI, installazione digitale su facciata Comune di Savona nell’ambito di CONNEXXION. Foto: Diego Santamaria

Conoscendo il tuo impegno nella promozione dell’arte contemporanea italiana, quale credi sia oggi la nostra situazione? Un consiglio per i giovani artisti?

«Una caratteristica che rilevo con sempre maggiore frequenza nei giovani artisti e, purtroppo, anche in quelli mid-career, è l’individualismo, l’incapacità di condividere esperienze di persona, di concedersi momenti di confronto con i colleghi artisti, a fronte di un freddo “seguirsi” sui social. Mi rivolgo direttamente a loro: “Aprite le porte dei vostri studi, confrontatevi con altri artisti, cercate il dialogo e il confronto con il pubblico, non potrete che uscirne arricchiti!”.

Credo sia fondamentale per un giovane artista, la sete di cultura volta alla conoscenza e all’approfondimento, la sperimentazione, a volte anche uscendo dalla propria comfort zone. E poi l’umanità e l’empatia che devono affiancarsi alla riconoscenza nei confronti di coloro i quali li hanno accompagnati durante il proprio cammino».

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