16 gennaio 2021

Cosa bolle in pentola nella Francia del lockdown culturale?

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Nonostante restrizioni, coprifuoco e affini, la Francia della cultura cerca di resistere, tra gallerie private che restano aperte, Festival di fotografia e fiere che non mollano la presa

Ropac Pantin. David Salle, Thinking, Looking, 2020, Oil, acrylic and charcoal on linen, 149,9 x 198,1 cm. © David Salle / ARS, New York, 2020. Photo: John Berens, New York

Cultura e lockdown, un conflitto che non ha risparmiato musei prestigiosi, teatri e cinema ancora chiusi fino a nuovo ordine per combattere la diffusione del Covid-19. A causa dell’epidemia, ad oggi non si conosce ancora la data della riapertura dei luoghi culturali francesi. In questi giorni si tirano le somme di un anno “non come gli altri”, il 2020.

Prune Nourry, 2020. (c) Le Bon Marché Rive Gauche.

La Francia chiusa non si ferma, o quasi

Il Centre Pompidou ha avuto un calo del 72% delle presenze rispetto all’anno precedente, ed è rimasto aperto solo 167 giorni rispetto ai 309 del 2019, senza contare una riduzione del limite di ingressi autorizzati. In questo panorama, a cui si aggiunge il coprifuoco che ha inizio alle 18 in tutto il Paese, c’è ancora chi riesce a godersi un faccia a faccia con l’arte grazie a piccole o medie gallerie d’arte private che rimangono aperte nonostante tutto. Si può così fare un salto alla Ropac di Pantin che festeggia il trentesimo anniversario dell’apertura della prima galleria a Parigi, cioè nel 1990, con la mostra “30 Years in Paris-A transformative exhibition in three parts” in cui presenta opere di oltre 60 artisti. La Kamel Mennour accoglie lavori in situ di Daniel Buren e di Philippe Parreno, Polka propone Chines, un insieme di fotografie di Marc Riboud, mentre Nathalie Obadia presenta i lavori dalle tinte psichedeliche della californiana Rosson Crow in Next Year at Marienbad.

Jack Pierson da Ropac

Approda a Parigi la prima edizione di 1-54 Contemporary African Art Fair, fondata e diretta da Touria El Glaoui, la fiera è accolta negli spazi della casa d’aste Christie’s dal 20 al 23 gennaio, e comprende una ventina di gallerie europee e africane con opere di più di sessanta artisti africani e della diaspora. In questo giorni riapre il giardino delle sculture del museo Rodin, dove si può rivedere il magnifico Penseur che si staglia sullo sfondo del Dôme des Invalides, il gruppo di Bourgeois de Calais o la monumentale Porte de l’Enfer, ma non solo. C’è il festival Photo Saint-Germain, che fino al 23 gennaio si disloca lungo una trentina di gallerie parigine e luoghi culturali per presentare, tra novità e classici, bella fotografia e creazione video, come Tina Modotti con “Fotografia, libertà e rivoluzione” presso l’Istituto Culturale Italiano. Le Bon Marché Rive Gauche ha invitato Prune Nourry, a creare appositamente un’installazione dispiegata nei vari spazi del famoso grande magazzino parigino. Classe 1985, l’artista che vive a New York e lavora per lo più sulla ricerca genetica e il corpo femminile, qui presenta L’Amazone Érogène, un clin d’œil alla sua lotta contro il cancro al seno. L’opera rimanda alle Amazzoni attraverso la materializzazione di centinaia di frecce in legno bianco e piume, che formano motivi geometrici ispirati alla corrente del minimalismo americano, queste puntano su un bersaglio largo 4 metri e un arco ricurvo sospeso in aria.

Prix Duchamp, i finalisti

Il lockdown non ha fermato il Prix Marcel Duchamp, uno tra i più ambiti riconoscimenti d’Arte Contemporanea, che ha ceduto allo charme di Instagram per annunciare in live gli artisti selezionati per la 21a edizione. Chi sono? Julian Charrière (1987), rappresentato dalle gallerie Dittrich & Schlechtriem di Berlino e Sean Kelly di New York, nelle sue creazioni, legate al passare del tempo e ai suoi effetti sulla materia, utilizza la fotografia, la scultura, la performance o il video. Lo abbiamo incontrato nell’ambito della 12a Biennale di Lione. Isabelle Cornaro (1974), è un’artista multimediale e rappresentata dalla Galerie Balice Hertling a Parigi. Erede delle questioni sollevate dal postmodernismo, lavora sul rapporto tra l’oggetto e la sua immagine. Julien Creuzet (1986), rappresentato dalla High Art Gallery di Parigi, crea ambienti con oggetti sparsi, immagini, video e testi, maturando punti di comunicazione tra l’immaginario e il reale. Ricordiamo che il suo lavoro è stato presentato tra l’altro al Palais de Tokyo nel 2019. Lili Reynaud-Dewar (1975), artista multimediale che si ispira a culture alternative e femminismo, è rappresentata dalla Galerie Emanuel Layr. Il vincitore verrà annunciato il 18 ottobre prossimo e le opere dei quattro artisti saranno esposte al Centre Pompidou tra il 7 ottobre 2021 e il 4 gennaio 2022 in una mostra curata da Philippe Bettinelli. Creato nel 2000 per premiare artisti francesi o residenti in Francia, il Prix Duchamp è assegnato annualmente dall’Associazione per la diffusione internazionale dell’arte francese (ADIAF), in collaborazione con il Centre Pompidou. Una bella novità viene invece viene dalla Riunione dei Musei Nazionali (Rmn) e il Grand Palais che hanno annunciato la creazione del Grand Palais Immersivo. Si tratta di mostre digitali immersive, in sinergia con i musei, produttori audiovisivi e multimediali, start-up specializzate nel digitale in un Grand Palais ristrutturato e, nel frattempo, in spazi dedicati. Sarà il Louvre ad aprire le danze di questo nuovo progetto.

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