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Elena Giustozzi, Inside – Musei Civici di Palazzo Buonaccorsi
Arte contemporanea
Elena Giustozzi si è aggiudicata il Premio Pannaggi/Nuova Generazione, quarta edizione 2021. Il Premio, ideato e organizzato dall’Associazione Amici di Palazzo Buonaccorsi, è assegnato con cadenza annuale ad un giovane artista marchigiano, o formatosi nelle Marche, scelto tra una rosa di candidati proposti da una commissione di esperti, storici e critici d’arte. Un bel catalogo bilingue Quodlibet, con testi di Paola Ballesi e Roberto Cresti, racconta “INSIDE”, la mostra appositamente realizzata presso lo Spazio mostre temporanee di Palazzo Buonaccorsi di Macerata.
L’artista è nata a Civitanova Marche (Macerata) nel 1983 e vive a Senigallia (Ancona). Dopo gli studi scientifici si è formata all’Accademia di Belle Arti di Macerata, ha al suo attivo molte mostre personali e numerose esposizioni nazionali e internazionali ricevendo premi e segnalazioni tra i quali: ARP-Art Residency Project, Cape Town 2017; Art Prize CBM, Praga 2017; Premio Celeste 2012 (opera segnalata); Arte Laguna Prize 2012 (vincitrice del Premio Business for Art); Biennale dei Giovani Artisti Marchigiani 2011 (premio per la Pittura); Premio Artemisia 2010, Ancona (vincitrice sezione Giovani).
Elena Giustozzi adotta vari linguaggi, dalla fotografia al video all’installazione ma riserva alla pittura il ruolo centrale della sua produzione artistica. Paola Ballesi ripercorre le componenti della sua poetica, a partire dalla ricerca iniziale basata sul tema dalla famiglia e le sue conflittualità indagate attraverso vecchie foto in bianco e nero di un repertorio familiare personale e della memoria collettiva tratta dall’Archivio Balelli della Biblioteca Mozzi Borgetti di Macerata. In queste prime produzioni in grisaille, nella dialettica tra fotografia e pittura riconducibile al riferimento dominante di Gerard Richter, l’artista raccontava la retorica del quotidiano attraverso il ritratto e la messa a fuoco di particolari isolati dell’abbigliamento e dell’arredamento. Successivamente, questa idea di “familiare” è uscita dalle mura domestiche per includere il paesaggio esterno, anch’esso intimo e quotidiano, registrazione di un nastro esistenziale che nel rewind della memoria svela il suo incantamento. Nascevano così i suoi “arazzi/tappeti natura”, dipinti con tale maestria da sembrare tattili e calpestabili, dove restavano impigliati lacerti fisici di realtà, per arrivare alle più recenti “vasche”, come “INSIDE”. Una vasca da giardino in cui ristagna acqua piovana e dove galleggia un microcosmo imprigionato in pochi centimetri d’acqua che il dispositivo ottico immersivo, realizzato con resine di alta tecnologia, consente di abitare nella sua profondità fluida e vitale.
Scorci insoliti e minuti dettagli descrivono il gioco tra i piani che l’acqua con la sua presenza invisibile rivela. In questa dimensione di “giardino senza fine” si disegnano le ombre del mondo esterno, sagome incerte rivelano luoghi al di fuori della tela, convocano l’assente e intessono un dialogo dove ogni elemento si trova in continua connessione con il tutto, parte inscindibile di un unicum in perenne divenire. Athanor alchemico messo sulla fiamma, di cui parla Roberto Cresti, “INSIDE” è una potente macchina trasfigurante e metafora dell’immaginazione di chi intraprende l’Opera.