14 novembre 2023

Gaza, ancora polemiche per documenta: arrivano due dimissioni

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Bracha L. Ettinger e Ranjit Hoskote, membri del comitato di selezione della prossima edizione di documenta di Kassel, hanno deciso di dimettersi, per motivi diversi ma riconducibili alla guerra tra Israele e Hamas

Fridericianum, Portikus, Kassel © Nicolas Wefers

Non c’è pace per documenta: la prestigiosissima manifestazione d’arte contemporanea, che si svolge a cadenza quinquennale a Kassel, in Germania, è ancora nell’occhio del ciclone, travolta dalla guerra che sta martoriando Gaza. Questa volta, l’influente artista, filosofa e psicoanalista israeliana Bracha L. Ettinger si è dimessa dal comitato che aveva il compito di selezionare il progetto più interessante tra le candidature presentate per la nuova direzione artistica della 16ma edizione di documenta, che si svolgerà dal 12 giugno al 19 settembre 2027.

A inizio ottobre, all’indomani degli attacchi dei militanti di Hamas contro Israele e dell’assedio di Gaza da parte dell’esercito israeliano, il direttore, amministratore delegato di documenta e del Museum Fridericianum di Kassel, Andreas Hoffmann, aveva condannato pubblicamente il presunto sostegno alla causa della Palestina espresso da alcuni membri del collettivo indonesiano ruangrupa, curatori della 15ma contestatissima edizione della kermesse.

La querelle di Ranjit Hoskote

Venerdì scorso, inoltre, documenta ha denunciato Ranjit Hoskote, membro del comitato di selezione per l’edizione del 2027. Nato a Mumbai, poeta, critico d’arte e curatore indipendente, Hoskote, tra l’altro, è stato co-curatore della settima Biennale di Gwangju, collaborando con Okwui Enwezor, e ha fatto parte della giuria internazionale che ha selezionato l’Armenia come vincitrice del Leone d’Oro per la migliore partecipazione nazionale alla 56ma Biennale di Venezia, nel 2015. Ma Hoskote è anche un attivista, coinvolto nell’organizzazione di campagne di protesta in difesa delle vittime dell’intolleranza culturale, come quando denunciò le brutalità subite dalle comunità cristiane e dai luoghi di culto in India.

Ranjit Hoskoté

Hoskote è finito al centro della polemica a seguito di un articolo pubblicato giovedì scorso sul quotidiano Suddeutsche Zeitung, in cui si faceva riferimento a una lettera di protesta contro il sionismo e il nazionalismo indù, un’ideologia di estrema destra nota come Hindutva, che aveva firmato nel 2019 e che era stata diffusa inizialmente dai canali di BDS – Boicottaggio, Disinvestimento e Sanzioni, la campagna globale a supporto della liberazione della Palestina. «Il sionismo è un’ideologia razzista che richiede uno stato coloniale di coloni e di apartheid in cui i non ebrei abbiano diritti ineguali e, in pratica, si basa sulla pulizia etnica dei palestinesi negli ultimi 70 anni. L’Hindutva, la sua immagine speculare, è un’ideologia suprematista che richiede una nazione di indù, dove tutte le altre comunità devono essere relegate a uno status ineguale attraverso la repressione. Al centro dei crescenti legami tra il regime Modi e Israele c’è la collusione di queste ideologie», si leggeva nella lettera firmata anche da Hoskote.

«La firma della suddetta dichiarazione da parte di un membro del comitato di ricerca della direzione artistica di documenta 16 non è neanche lontanamente accettabile per noi, come documenta e Museum Fridericianum, a causa del suo contenuto esplicitamente antisemita», ha dichiarato Andreas Hoffmann. «Non conoscevamo la firma di Ranjit Hoskote sulla dichiarazione dal 2019. Inoltre non eravamo a conoscenza della dichiarazione stessa», ha continuato il direttore di documenta, nominato gennaio 2023.

Sulla vicenda è intervenuta anche la ministra della cultura tedesca, Claudia Roth, che già aveva promosso una indagine sulla curatela filopalestinese di documenta 15 da parte dei ruangrupa, portando, tra le altre cose, alle dimissioni della precedente direttrice della manifestazione, Sabine Schormann. Secondo Roth, che ha minacciato ancora una volta di ritirare i finanziamenti pubblici a documenta, la lettera firmata da Hoskote era «Chiaramente antisemita e piena di teorie cospirative anti-israeliane».

A seguito della recente ripubblicazione della lettera, Hoskote ha dichiarato alla rivista Monopol di essere chiaramente contro qualsiasi boicottaggio culturale di Israele e di rifiutare gli obiettivi del movimento BDS, soprattutto dopo i fatti del 7 ottobre 2023. «Sono profondamente colpito dall’accusa implicita di essere “antisemita”. Il punto di vista qui adottato è formulato da una posizione eurocentrica ristretta», ha spiegato Hoskote, che ha quindi preferito dimettersi dal comitato di selezione di documenta 16.

«È chiaro per me che non c’è spazio, in questa atmosfera tossica, per una discussione sfumata delle questioni in gioco», ha scritto Hoskote nella sua lettera di dimissioni, che è stata resa pubblica lunedì da Documenta. «E ora – in quello che mi sembra un tentativo fallito di salvare una situazione che è irreparabile – mi viene chiesto di accettare una definizione ampia e insostenibile di antisemitismo che confonde il popolo ebraico con lo Stato israeliano; e ciò, di conseguenza, travisa qualsiasi espressione di simpatia nei confronti del popolo palestinese come sostegno ad Hamas», prosegue Hoskote.

Le dimissioni di Ettinger

E adesso arrivano altre dimissioni ma la decisione di Ettinger non sarebbe stata presa a seguito della denuncia di Hoskote, bensì a causa di ciò che l’artista stessa ha definito «I tempi bui» che hanno colpito il suo Paese d’origine. Dopo l’attacco di Hamas del 7 ottobre, durante il quale sono rimasti uccisi 1.400 israeliani con più di 200 ostaggi, e mentre la guerra continua a infuriare su Gaza, con 11.180 vittime, tra cui 4.609 bambini, per Ettinger, che vive a Tel Aviv, è diventato impossibile partecipare alle riunione del comitato di documenta 16.

Bracha L. Ettinger

«La futura Documenta è stata costantemente nella mia mente negli ultimi sette mesi», ha scritto l’artista, considerata tra le teoriche femministe francesi più influenti e personalità di spicco della pittura contemporanea. «Abbiamo lavorato tutti duro. Purtroppo oggi ho la sensazione di non poter più contribuire a questo processo», ha proseguito Ettinger, entrando anche nello specifico della guerra: «Civili innocenti hanno sofferto e sono morti, e il mio cuore piange per ogni vittima da tutte le parti. Ogni vita è preziosa».

«Ringraziamo Bracha Lichtenberg Ettinger per la sua disponibilità a sostenerci in questi tempi difficili e rispettiamo la sua decisione di ritirarsi dalla commissione, in considerazione della realtà del terrorismo in Israele e degli ostacoli e delle questioni che ne derivano», ha risposto, in una dichiarazione, Hoffmann.

Del comitato fanno parte, oltre ai dimissionari Hoskote ed Ettinger – che comunque figurano ancora sul sito ufficiale di documenta – anche la curatrice cinese Gong Yan, lo scrittore e critico d’arte svizzero Simon Njami, la curatrice viennese Kathrin Rhomberg e la curatrice brasiliana María Inés Rodríguez. Il gruppo è formato dai direttori artistici viventi delle precedenti edizioni di Documenta: mancano solo i Ruangrupa e Rudi Fuchs.

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