10 settembre 2023

Giardino Project, un esercizio di “giardinaggio mentale” per le arti visive

di

A Trepuzzi, Giardino Project presenta un nuovo evento: “On a raison de se révolter”, un’indagine sulle grammatiche di contestazione e sulle teorie di retroguardia della contemporaneità

giardino project
Davide Sgambaro, collage Eroi #1, 2023

Giardino Project è un’iniziativa nata nel 2020 grazie all’idea di Giuseppe Amedeo Arnesano. Situato a Trepuzzi, in provincia di Lecce, il giardino è collocato al piano terra di un appartamento condominiale privato degli anni ’80, ed è concepito come uno spazio domestico destinato offrire un luogo aperto al confronto critico e politico all’interno delle pratiche artistiche e curatoriali contemporanee. Si configura come un recinto urbano, in cui artisti e curatori sono invitati a partecipare come ospiti in una sorta di residenza estiva.

Le attività svolte presso Giardino Project comprendono talk, interventi site-specific e operazioni editoriali. Questi costituiscono azioni e strumenti volti a esplorare le dinamiche culturali e le arti visive, interpretate attraverso una prospettiva periferica e provinciale, tipica di un luogo situato nel Sud Italia.

Nel corso di quattro anni di attività, curatrici come Caterina Molteni, Lucrezia Calabrò Visconti e Irene Sofia Comi e artisti quali Stefano Giuri, Marco Vitale, Marco Musarò, Nuvola Ravera, Veronica Bisesti e Rachele Montoro hanno partecipato al progetto, contribuendo alla sua crescita. Inoltre, Giardino Project ha sviluppato diversi progetti esterni, tra cui la partecipazione ad ArtVerona nel 2022 e il recente evento BAITBALL #03 (Faraway, So Close! – Così lontano così vicino), realizzato da Like a Little Disaster in collaborazione con la Fondazione Pino Pascali a Polignano a Mare, nell’ambito dell’edizione pilota di Polignano Art Week.

Protagonisti di questa nuova edizione, Volume 3, sono stati gli interventi di Giulia Colletti, Curatrice dei Contenuti Digitali e Consulente alle Attività Collaterali presso il Castello di Rivoli Museo d’Arte Contemporanea, e Davide Sgambaro, artista recentemente in residenza presso il Nuovo Forno del Pane al MAMbo di Bologna. Abbiamo avuto l’opportunità di chiacchierare con loro e con il fondatore di Giardino Project, Giuseppe Amedeo Arnesano.

Intervista con Giuseppe Amedeo Arnesano, Giulia Colletti e Davide Sgambaro

Com’è nata l’idea di questo Volume 3?
GAA: «L’idea parte sempre da un mio invito, quest’anno avevo pensato al tema della rivolta e in particolare alle grammatiche di manifestazione, intese nel loro senso più ampio sia a livello intellettuale e ideologico sia a livello più pratico. Conoscevo già i lavori di Giulia e Davide e li ho chiamati ad interpretare questo concept, loro si sono confrontati e hanno plasmato l’idea secondo la loro visione artistica ed espressiva. Per Giulia era importante trovare un luogo di ritrovo confidenziale e di accoglienza, così siamo partiti dal bosco di San Vito per poi percorrere alcune vie del paese per guardare gli interventi urbani di Davide, prima di tonare al giardino e ritrovarci in un momento di condivisione».

Davide Sgambaro, “No more blue tomorrows (spit)”, 2023

Davide come hai sviluppato questo tema della rivolta?
DS:
«Ho riadattato alcune idee recenti legate al contesto pubblico e urbano, dando vita ad interventi site-specific. Ho realizzato dei manifesti che prendono origine dallo strappo dell’etichetta della birra Peroni, generando la parola “eroi”. Questo scorcio richiama immediatamente allo stereotipo legato alla birra come bevanda popolare, accessibile e dedicata all’immaginario della pausa, del riposo. Dall’altro lato, lo strappo evoca una connotazione più morbosa, simboleggiando una rottura, un conflitto interiore che definisce eroine ed eroi chi sopravvive ogni giorno. Questi interventi si pongono come un silenzioso tributo alla popolazione locale».

E all’interno dello spazio del Giardino?
DS:
«Mentre i manifesti occupano le vie della città, all’interno del giardino ho presentato un lavoro molto recente, No more blue tomorrows (spit): una prima opera di una serie di gioielli che trae ispirazione dall’idea di trasformare gesti solitamente repellenti e ripugnanti, legati al concetto di disgusto, in piccole sculture indossabili. In questo caso un filo d’argento, studiato per allacciarsi al piercing “tongue”, attraverso un gioco illusorio di riflessi, prende la forma dello sputo, un filo di bava che cola dalla bocca. In questo processo il corpo diventa una sorta di display, quasi un piedistallo, per questi gioielli che in questo caso diventano essi stessi performativi. In questa serie, cerco di nobilitare, attraverso i materiali e le tecniche della gioielleria, azioni solitamente considerate avverse, trasformandole in qualcosa di estetico e affascinante».

giardino project
Davide Sgambaro, Collage Eroi #1, 2023

Giulia, in qualità di curatrice, hai proposto una lettura performativa, ci puoi spiegare il progetto?
GC:
«Sì, esatto, in risposta all’invito di Giuseppe, ho ritenuto potesse essere rilevante affrontare collettivamente la lettura del minifesto estratto da Epistemologie del Sud. Giustizia contro l’epistemicidio. Sfidando i grandiosi propositi dei manifesti modernisti, il sociologo Boaventura de Sousa Santos prende le distanze dall’immaginazione politica occidentale e dalla teoria critica, elaborando piuttosto una pedagogia radicale ispirata alle pratiche di lotta e resistenza attuate da gruppi sociali che si oppongono alle oppressioni sistematiche causate dal colonialismo. La lettura è stata concepita come un esercizio di decostruzione delle rappresentazioni fittizie che sottendono storicamente alle maggiori epistemologie eurocentriche, con un’attenzione a un costrutto geopolitico in particolare: il Mediterraneo. Abbiamo provato insieme a riflettere sul superamento del pensiero che De Susa definisce “abissisale”, ovvero quell’insieme di strutture sociali, politiche ed economiche che stanno “al di qua” della linea di demarcazione tracciata dal pensiero occidentale, il quale non contempla pratiche indigene, femminili, o di comunità emarginate come forme di conoscenza essenziale».

Minifesto di Retroguardia, ph. Clara Linciano

Qual è stata la risposta dei partecipanti?
GC:
 «Molte entità autonome hanno preso parte all’esercizio di lettura, tra cui PIA, Progetto, Salgemma, Fondazione Lac o Le Mon, VOGA, si è trasformato in un vero e proprio momento di ascolto attivo e partecipato. Vorrei per questo ringraziare chi ci ha accompagnato in qualità di lettric3: Marco Vitale, Ambra Abbaticola, Lara Gigante, Mariangela Sisinni, Paolo Ferrante, Daniela D’Amore, Jonatah Manno, Cristel Caccetta, Luigi Imola, Thomas Berra. L’obiettivo è quello di provare a comprendere come le pratiche artistiche e curatoriali contemporanee possano, anche attraverso un approccio pedagogico, innestare un’azione critica e attiva in grado di leggere e partecipare a determinate metodologie di attivismo sociale e politico».

Quale sarà l’esito di questo Volume 3?
GAA: «Stiamo lavorando a una piccola pubblicazione che comprenda tutto il materiale di immagini e testi che abbiamo prodotto durante questo Volume 3, inoltre, il sito di Giardino Project è un archivio sempre aggiornato che tiene traccia di tutte le attività che svolgiamo».

 

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