30 ottobre 2020

Giulia Cenci, Fango – Spazio A

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Giulia Cenci espone fino al 7 novembre "Fango", installazione che ha realizzato a settembre 2019 all’Institute of Contemporary Art, Villeurbanne/Rhône-Alpes, durante la 15esima Biennale de Lyon, e mai presentata in Italia

Fango di Giulia Cenci, Spazio A

«Nel mio studio ho una grande quantità di rottami metallici e calchi di forme diverse: metto tutto sul pavimento e comincio ad assemblarli insieme». Così racconta il suo lavoro Giulia Cenci, una delle tre candidate al premio MAXXI Bvlgari, che espone fino al 7 novembre alla galleria Spazio A Fango, l’installazione che l’artista ha realizzato a settembre 2019 all’Institute of Contemporary Art, Villeurbanne/Rhône-Alpes, durante la 15esima Biennale de Lyon, mai presentata in Italia.
Un ambiente attraversato da sbarre di metallo che sorreggono una serie di sculture filamentose, inquietanti aggregati di materiali differenti tra i quali affiorano calchi di oggetti e animali, che sembrano usciti dai fotogrammi del film Alien (1979) di Ridley Scott, abitati dalle creature realizzate dall’artista svizzero Hans Ruedi Giger.

Giulia Cenci, Fango, particolare

Gli assemblaggi della Cenci hanno ricevuto un importante riconoscimento internazionale l’anno scorso, quando l’artista ha vinto con l’installazione Territory il prestigioso premio Balois alla fiera Art Basel di Basilea, assegnato per la prima volta ad un artista italiano.
«L’installazione è il risultato di come gli oggetti si dispongono nel mio studio quando lavoro, a seconda dei miei movimenti, lo spazio invece è come un paesaggio che mi dà delle regole da cui partire», racconta l’artista.
I suoi conglomerati sono reperti archeologici del presente, relitti di naufragi interiori, scorie di un mondo post-apocalittico. «Quando inizio un progetto non posso non interrogarmi sulle possibilità e disponibilità dei materiali. Ogni tempo ha avuto la sua materia e noi viviamo intorno a materiali impuri». Questo senso di impurità pervade l’intera installazione, che appare come un ambiente fuori dal tempo, dove i racconti di fantascienza di Isaac Asimov si incrociano con le visioni demoniache di Howard Phillips Lovecraft, per creare una serie di cortocircuiti tra materia, forma e pensiero. «I miei lavori contengono frammenti, rimasugli di molte cose, ma alla fine sono indivisibili, tornano a essere qualcosa di unico. Creazione e distruzione sono legate». Una tensione che si sprigiona dalle opere della Cenci, che possiamo annoverare tra gli artisti italiani più promettenti delle ultime generazioni.

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