01 novembre 2022

Golpe. Io so dedicato a Pier Paolo Pasolini – Galleria Zamagni

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A cento anni dalla nascita Pier Paolo Pasolini continua a ispirare e sconvolgere intere generazioni, anche nell’arte, come testimonia la mostra di Rimini a lui dedicata

Rocco Dubbini, Mantra

Nell’anno del centenario della nascita, quattro artisti rendono omaggio a Pier Paolo Pasolini nella mostra “Golpe. Io so dedicato a Pier Paolo Pasolini”, a cura di Massimo Mattioli, allestita negli spazi della Galleria Zamagni in occasione della 18esima Giornata del Contemporaneo promossa da Amaci – Associazione dei Musei d’Arte Contemporanea Italiani.

Un uomo dal pensiero corsaro, che pur essendo contrastato e combattuto durante tutta la sua esistenza, ha visto negli ultimi mesi un’intera nazione (e non solo) celebrarne la sua arte e ammirarne la sua personalità, attraverso una serie di mostre ed eventi dedicati. Ma quello che resta(va) ancora da esplorare nella sua complessità è l’influenza avuta dal suo approccio libertario ed emancipato sulle generazioni di creativi che di questo si sono nutriti. A colmare questo “vuoto” ci prova la mostra di Rimini, con lo scopo di fornire un contributo diretto a individuare segnali decisivi nell’opera di quattro artisti italiani attivi su diversi medium espressivi. Elena Bellantoni, Davide Dormino, Rocco Dubbini, Giovanni Gaggia accendono un nuovo sguardo sul poeta e regista italiano, nonché scrittore, giornalista e anche molto di più.

1998, Giovanni Gaggia, particolare dell’opera courtesy Gianluca Terenzi

Elemento cardine della lezione pasoliniana è l’anelito e la convinta pratica della libertà, vissuta da Pasolini come elemento imprescindibile dell’esistenza, da difendere anche a costo dell’ostracismo culturale e politico, di ostacoli posti alla circolazione e all’accettazione delle sue idee e delle sue opere, fino alle sofferenze personali e alla morte. Il titolo stesso del progetto, non a caso, trae spunto da un celebre articolo di Pasolini pubblicato sul Corriere della Sera, nel quale egli stracciava i veli d’ipocrisia su certe verità nascoste dietro a drammi che hanno segnato la storia italiana nei difficili anni ‘70. Con ciò rivendicando la propria incomprimibile libertà d’intellettuale, ma al tempo stesso inimicandosi larga parte dell’opinione pubblica e delle sfere politiche nazionali.

E “Golpe” è anche il titolo dell’opera che per certi versi riassume il senso profondo del progetto espositivo, creata a quattro mani da Dubbini e Gaggia, che in questo omaggio evocano il ruolo della Marina Militare, che secondo molti pensatori si fece emblema libertario negando il proprio appoggio al Golpe Borghese.

Elena Bellantoni, Le ceneri di Gramsci

L’indipendenza di giudizio torna in tutte le opere esposte, spesso come diretto omaggio a Pier Paolo Pasolini. Come nella fotografia Le ceneri di Gramsci, di Bellantoni, nella quale l’artista si identifica nello stesso Pasolini, vestendo i suoi panni e – dove possibile – assumendo le sue sembianze per ricreare lo scenario del suo omaggio alla tomba del grande filosofo e pensatore comunista. O come nell’installazione Le sedie del biondo Tevere, di Davide Dormino, il quale recupera le sedie originali che accolsero l’ultima cena di Pasolini nella trattoria romana Biondo Tevere, nella sera in cui fu ucciso.

Nell’articolare presenza di Gaggia nella mostra, si individuano opere che vanno da una serie di interpretazioni pittoriche del volto dell’intellettuale a una serie di ricami, sua personale testimonianza di resistenza alla “censura” istituzionale e alla libertà compressa. E altrettanto lo è quella di Dubbini, che richiama (anche) lo stretto legame di Pasolini con la madre nella profonda installazione Mantra.

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