21 ottobre 2025

I corpi tessili e le sculture di Sara Enrico invadono il pittoresco giardino della GAM di Milano

di

Si tratta della collaborazione tra Fondazione Furla e GAM – Galleria d’Arte Moderna di Milano, che modifica l'ambiente esterno della villa generando percorsi inaspettati

Furla Series - Sara Enrico. Under the Sun, Beyond the Skin, 2025. Installation view della mostra promossa da Fondazione Furla e GAM – Galleria d’Arte Moderna di Milano Ph. Andrea Rossetti. Courtesy Fondazione Furla

Under the Sun, Beyond the Skin, visitabile fino al 14 dicembre 2025, è un progetto site-specific curato da Bruna Roccasalva, artefice anche dei precedenti allestimenti nell’ambito della partnership tra la GAM e la Fondazione Furla. Per la prima volta in assoluto, l’esposizione frutto della collaborazione tra le due istituzioni si sviluppa interamente ed esclusivamente negli spazi all’aperto del giardino della Villa Reale di Milano. L’arte contemporanea, questa volta, non dialoga direttamente con il museo bensì con l’esterno, nel particolare contesto del parco che diviene fonte di riflessioni e origine di ispirazione per l’artista invitata. Sara Enrico, biellese classe 1979, riflette sulle tematiche di superficie, corporeità e materialità, che esplora con il mezzo della scultura.

Sara Enrico, Portrait, 2025. Ph. Andrea Rossetti

Una scultura sperimentale che integra approcci provenienti dalla sartoria, dalla coreografia e dall’architettura – l’artista si è inoltre specializzata nel restauro di dipinti antichi all’Istituto Spinelli di Firenze. Il giardino diviene spazio espositivo che accoglie quattro interventi dislocati in punti diversi del parco. Lavori che dialogano con gli elementi architettonici e strutturali della Villa Reale: tempietti, ponti, sculture che si fondono con la natura, il paesaggio e le opere di Sara Enrico. “Un paesaggio nel paesaggio” quello creato dall’artista piemontese nel giardino. Una serie di sculture che delineano un percorso lineare e al contempo intrecciato, un viaggio carico di riflessioni sul rapporto tra uomo e spazio, canoni estetici e sovrastrutture culturali, superficie o “pelle” di un oggetto in relazione al suo contenuto materiale.

Furla Series – Sara Enrico. Under the Sun, Beyond the Skin, 2025. Installation view della mostra promossa da Fondazione Furla e GAM – Galleria d’Arte Moderna di Milano. Ph. Andrea Rossetti. Courtesy Fondazione Furla

Nella sua pratica artistica, Sara Enrico indaga i concetti di materialità e corporeità. Ciò è evidente sin dal primo gruppo di opere in mostra, le sculture della serie The Jumpsuit Theme, installate sulla terrazza della Villa Reale e a ridosso del Tempio d’Amore, più in là nel percorso espositivo. Queste opere sono tra le più importanti della produzione della Enrico e consistono in una serie di sculture realizzate in cemento pigmentato ricoperte di un tessuto insolito, quello della tuta a “T” inventata dalla futurista Thayaht nel 1919. L’interesse dell’artista si sposta dalla tela, supporto flessibile e adattabile a diverse superfici che consente di ottenere forme scultoree tridimensionali, e dal tessuto, duttile e piatto, a quello per la tuta, che permette un’altra serie di riflessioni sulla relazione tra corpo e abito e sulla sartoria come medium artistico per la ricerca di forme in tensione. I corpi, vagamente antropomorfi, dialogano con le geometrie della Villa, in particolare con la facciata scandita da una successione di archi al pianterreno e la sequenza verticale delle statue sulla balaustra, oltre che con il giardino e le sue architetture. Il dualismo tra natura e artificio non porta quindi a uno scontro ma a una vera e propria integrazione tra corpo, spazio, natura, oggetto.

Installation view of Sara Enrico, Unearth Desires, Vistamare,Milano, 2025 Courtesy the artist and Vistamare Milano/Pescara. Photo: Andrea Rossetti
Sara Enrico, Twins, 2014, Oil on canvas and on wall, 250 x 120 x 30 cm each. Installation view of Greater Torino, Fondazione Sandretto Re Rebaudengo, Torino, 2014. Photo: Cristina Leoncini

Tutta l’opera della Enrico ha a che fare con l’idea di “transizione”, indagata con una sperimentazione di linguaggi continua che l’artista mette in atto prendendo spunto dalla geometria, dallo studio della luce e dei colori, dalla conoscenza delle proprietà dei materiali. È il caso di Beyond the Skin, lavoro del 2025 che consiste in una variopinta scultura di grandi dimensioni, composta da 23 elementi in ferro, tessuto poliestere e gommapiuma, sui quali Sara Enrico ha operato una stampa a sublimazione che ha dato origine ad una nuova pelle, caratterizzata da cromie artificiali, psichedeliche, in costante tensione con la flora del parco, della quale viene evocata la proliferazione. O ancor di più nel caso di Carriers, terza serie del percorso, intervento site-specific realizzato con i frammenti del tronco di un bagolaro monumentale abbattuto da una tempesta due anni fa. L’artista recupera i pezzi e li rovescia, come fossero stati appena scossi da una forza esterna. La loro postura viene imposta attraverso l’utilizzo di supporti colorati in ferro che rievocano la verticalità dei pezzi e ne riesaltano la forza vitale. Su alcune delle cortecce è posizionata una colata di gomma siliconica che, a fine mostra, verrà rimossa e fusa – assieme alle altre- in vetro e metallo, in un processo di completamento di opere in fieri in cui la parte di artificio dialoga con le muffe, i muschi e i funghi che proliferano sotto questa nuova “pelle”.

Furla Series – Sara Enrico. Under the Sun, Beyond the Skin, 2025. Installation view della mostra promossa da Fondazione Furla e GAM – Galleria d’Arte Moderna di Milano. Ph. Andrea Rossetti. Courtesy Fondazione Furla

La quarta e ultima serie in mostra è infine Bodiless Observer, composta da due sculture in vetro e cemento dalla forma concava che Sara Enrico propone in una forma circolare e concava, due gusci da cui possiamo osservare interno ed esterno dell’opera e immaginare la smaterializzazione del corpo – che l’artista non rappresenta mai direttamente – in un gioco di pieni e vuoti che riflette anche l’immagine del contesto circostante, accogliendolo. Le due piccole sculture, posizionate sul terreno, sembrano oggetti estranei atterrati sulla terra per puro caso, eppure sono così integrati con il paesaggio del parco che ci permettono di dedicare un’ulteriore riflessione alla complessità esistente nel rapporto tra oggetto materiale e spazio naturale, corpo e ambiente, sguardo fisico, oggettuale e sensazione tattile.

LASCIA UN COMMENTO

Per favore inserisci il tuo commento!
Per favore inserisci il tuo nome qui