10 settembre 2023

I maestri del disegno e dell’incisione attraverso 500 anni di storia. La mostra in Svizzera

di

"Da Albrecht Dürer a Andy Warhol. Capolavori dalla Graphische Sammlung ETH Zürich". Il MASI di Lugano raccoglie oltre 300 opere per approfondire il lavoro di stampa dei grandi maestri nella storia

Albrecht Dürer, Rhinocerus ( Il rinoceronte), 1515 Xilografia e stampa tipografica. Graphische Sammlung ETH Zürich

Con la mostra Da Albrecht Dürer a Andy Warhol. Capolavori dalla Graphische Sammlung ETH Zürich, il MASI di Lugano offre un’ampia panoramica su 300 capolavori tra stampe e disegni provenienti da una delle collezioni svizzere più prestigiose. Dal 10 settembre 2023 al 7 gennaio 2024, è possibile visitare le opere di grandi maestri del passato e contemporanei, spaziando tra secoli di tecniche, innovazioni e sperimentazioni su carta. La mostra è a cura di Linda Schädler, Direttrice della collezione.

Albrecht Dürer, Adam und Eva (Adamo ed Eva), 1504. Incisione a bulino. Graphische Sammlung ETH Zürich
Niccolò Boldrini, Caricatura della copia del Laocoonte, ca. 1540–1545. Xilografia. Graphische Sammlung ETH Zürich
Egon Schiele, Sitzende Frau, Rückenansicht, (Donna seduta, vista da tergo), 1917, Grafite e gouache Graphische Sammlung ETH Zürich

La Graphische Sammlung ETH è una collezione universitaria fondata nel 1867 con lo scopo di studio e insegnamento: ad oggi, è un vero e proprio riferimento istituzionale nel mondo dell’arte, conservando una ricca raccolta di nomi, tra i quali Albrecht Dürer, Rembrandt, Francisco Goya, Pablo Picasso, Edvard Munch ma anche i contemporanei James Turrell, Le Corbusier fino al maestro della pop art Andy Warhol. Secoli di storia dell’arte legati sapientemente, tramite il fil-rouge della sperimentazione e studio su carta: spesso catalogate come opere minori, i lavori su carta restituiscono lo specchio coerente di quello che era (ed è) la fucina di idee, sperimentazioni e storie da tramandare nel tempo. Oltre a restituire allo spettatore uno sguardo tecnico-analitico su quelle che sono le tecniche grafiche utilizzate attraverso i secoli come la xilografia, incisione a bulino, acquaforte, serigrafia, disegni e fotografie, la mostra accompagna il pubblico in un percorso cronologico che racconta apertamente di come maestri ed artisti abbiano trasmesso metodi di documentazione e di studio rivolti ai vari aspetti della realtà. Tra le luminose stanze del MASI, il dialogo tra antico e contemporaneo si fa sempre più intenso, eliminando completamente i limiti temporali ai fini di un unico racconto che rotea attorno al come gli artisti hanno saputo utilizzare la carta per raccontare storie.

Partendo dal XVI secolo troviamo la cosiddetta incisione di traduzione che riproduceva opere d’arte e dipinti, metodo utile per diffondere e far conoscere i capolavori ad un’ampia fetta di pubblico che, dal vivo, non avrebbe avuto possibilità di vederli. Particolare ed unica è la riproduzione del Laocoonte di Nicolò Boldrini, dove il famoso gruppo scultoreo viene rappresentato tramite scimmie che ripropongono la famosa posa plastica. Incisioni e stampe vengono utilizzate anche a scopo divulgativo nel mondo naturalistico e scientifico, come nel caso della xilografia Rhinocerus di Albrecht Dürer: nonostante l’artista non avesse mai visto dal vivo l’animale esotico, la sua raffigurazione su carta fu per lungo tempo considerata come realistica ed affidabile. Animali, piante, paesaggi naturali, scorci architettonici, episodi storici ma anche visioni estremamente personali. Esaustiva in questo senso è la raccolta di opere di Goya, composta dalle drammatiche visioni della Corrida (aperta ispirazione per Pablo Picasso) ma anche da opere più personali ed interpretative come Il sonno della ragione genera mostri, importante opera proveniente dalla serie I Capricci, raccolta di lavori che mettono in luce aspetti drammaticamente lucidi, fantastici, erotici dell’essere umano in preda ai suoi vizi. Nella collezione è presente anche Angoscia, litografia a colori del 1896 firmata Edvard Munch e versione-su-carta dell’omonimo dipinto conservato ad Oslo e facente del trittico de L’Urlo.

Shirana Shabazi, Senza titolo. Da Camping The Two 2014. Risografia Graphische Sammlung ETH Zürich

Dagli aspetti più drammatici della condizione umana fino alla rappresentazione colorata e vivace della mondanità francese del periodo tardo Ottocentesco: è il caso della litografia a colori firmata Henri de Toulouse-Lautrec, proveniente dalla rivista Pan rappresentante una donna vestita di tutto punto in pieno gusto Art Nouveau. Sempre di questo periodo è la serie di xilografie di Felix Vallatton intitolate Intimités. Qui si parla apertamente del rapporto uomo-donna, addentrandosi nell’intimità della coppia tra ombre nette, campiture nere e gusto espressionista e tagliente. L’opera di Vallatton è un esempio interessante dell’evoluzione della diffusione delle stampe d’arte che vede, a fine dell’Ottocento, l’introduzione dell’edizione limitata che gode di ottimo successo commerciale. Nel caso della serie Intimités, dopo aver terminato il processo di stampa, tutte le matrici di legno utilizzate dall’artista furono tagliate in piccole parti e stampate su un foglio aggiuntivo per dare all’acquirente la certezza che non venissero realizzate ulteriori edizioni. Con l’inizio del Novecento troviamo numerose sperimentazioni tramite la manipolazione fotografica: è il caso di Electric Chairs di Andy Warhol, serie basata su una fotografia della camera della morte della prigione di Sing Sing a New York, riprodotta in serie e colorata con pigmenti accesissimi, in profondo contrasto con lo stesso scatto. La mostra si chiude con l’iconica Campbell’s Soup di Warhol, serigrafia raffigurante la zuppa in lattina più famosa del mondo.

Pablo Picasso, Femme au corsage à fleurs (Donna con corpetto a fiori), 1958, Litografia, Graphische Sammlung ETH Zürich © Succession Picasso / 2023, ProLitteris, Zurich
Christiane Baumgartner, Ultramarine, 2017, Xilografia a colori, Graphische Sammlung ETH Zürich © 2023, ProLitteris, Zurich

La mostra Da Albrecht Dürer a Andy Warhol. Capolavori dalla Graphische Sammlung ETH Zürich racconta di come i processi dell’arte siano orizzontali e costantemente a stretto contatto, stimolando il visitatore ad avere una visione interconnessa della storia dell’arte. Grandi maestri che, attraverso la carta, testimoniano aspetti umani apparentemente lontani nella forma ma vicini nel senso di osservazione della più disparata realtà.

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