27 luglio 2020

Il cielo in una stanza secondo Ragnar Kjartansson, per Fondazione Trussardi

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Ragnar Kjartansson torna a Milano dopo 7 anni con un'installazione sonora, ambientale e simbolica, ispirata a una delle più celebri canzoni italiane

Ragnar Kjartansson, The Sky in a Room, 2018 / Performer, organ and the song Il Cielo in una Stanza by Gino Paoli (1960) / Commissioned by Artes Mundi and Amgueddfa Cymru – National Museum Wales and acquired with the support of the Derek Williams Trust and Art Fund / Courtesy of the artist, Luhring Augustine, New York and i8 Gallery, Reykjavik / Ph: Hugo Glendinning
Ragnar Kjartansson, The Sky in a Room, 2018 / Performer, organ and the song Il Cielo in una Stanza by Gino Paoli (1960) / Commissioned by Artes Mundi and Amgueddfa Cymru – National Museum Wales and acquired with the support of the Derek Williams Trust and Art Fund / Courtesy of the artist, Luhring Augustine, New York and i8 Gallery, Reykjavik / Ph: Hugo Glendinning

Era una notizia che, a Milano, si aspettava come acqua nel deserto. In questi mesi difficili e in questo presente sospeso, tra vacanze e silenzi, la città che sembra addormentata avrà il grande artista islandese Ragnar Kjartansson (1976) protagonista dell’autunno grazie alla Fondazione Trussardi.
Alla chiesa di San Carlo al Lazzaretto, nel pieno cuore di Porta Venezia, Kjartansson porterà la sua “The sky in a room”, ovvero Il cielo in una stanza, la celeberrima canzone di Gino Paoli cantata anche da Mina.
Un progetto “concepito in seguito al difficile periodo di quarantena che ha segnato la vita pubblica e privata di milioni di italiani, in particolare dei cittadini della Lombardia: ancora una volta un intervento dalla forte valenza simbolica, voluto dalla Presidente Beatrice Trussardi e dal Direttore Artistico Massimiliano Gioni nel diciottesimo anno di attività nomade della Fondazione Nicola Trussardi, per entrare in dialogo con la storia passata e recente della città di Milano”, si legge nel comunicato.

Il progetto The Sky in a Room

Dal prossimo 22 settembre, per oltre un mese, Kjartansson metterà ogni giorno cantanti professionisti si alterneranno, uno alla volta, all’organo della Chiesa di San Carlino per eseguire un etereo arrangiamento della canzone di Paoli, che si ripeterà sei ore al giorno, come una ninna nanna infinita.
“Il cielo in una stanza è l’unica canzone che conosco che rivela una delle caratteristiche fondamentali dell’arte: la sua capacità di trasformare lo spazio. In un certo senso, è un’opera concettuale. Ma è anche una celebrazione del potere dell’immaginazione – infiammata dall’amore – di trasformare il mondo attorno a noi. È una poesia che racconta di come l’amore e la musica possano espandere anche lo spazio più piccolo, fino ad abbracciare il cielo e gli alberi”, spiega l’artista nella nota stampa diffusa poco fa. … L’amore sa leggere ciò che è scritto sulla stella più lontana, diceva Oscar Wilde.”
E come da tradizione Fondazione Trussardi sceglie un luogo fortemente simbolico della città, intimamente legata alle precedenti epidemie: la Chiesa di San Carlo era infatti “il Lazzaretto” della peste del 1576 e quella del 1630, luogo raccontato anche ne I promessi sposi di Alessandro Manzoni

Il ritorno di Ragnar Kjartansson a Milano

Ragnar Kjartansson torna a Milano dopo 7 anni: nel 2013 era stato infatti protagonista di una memorabile personale “musicale” all’Hangar Bicocca, intitolata “The Visitors“.
Nel 2019 è stato uno degli artisti più giovani ad avere una mostra personale al Metropolitan Museum di New York, ma ha anche rappresentato l’Islanda alla Biennale di Venezia nel 2009, e nel 2015 è stato anche protagonista di una retrospettiva al Palais de Tokyo di Parigi.

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