17 marzo 2021

Il colore mutante di Regine Schumann, perfetto nell’ora blu

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Lastre di plexiglass cromaticamente versatili, superfici specchianti e una certa affinità elettiva con Goethe, alla Dep Art di Milano: parla Regine Schumann

Regine Schumann. Chromasophia, Installation view

Una ventina di opere (tra un omaggio a Milano e l’ispirazione lockdown) incantano alla Dep Art Gallery secondo la luce del giorno e i raggi Uv. Complici lastre di plexiglass cromaticamente versatili, superfici specchianti e una certa affinità elettiva tra l’artista e Goethe

Succede con alcune conchiglie e ali di insetto. Con le alghe rodofite e feofite (rosse e brune) e con le bolle di sapone. La luce forte le colpisce e loro emanano piccoli arcobaleni. Merito dell’iridescenza, proprietà ottica che regala alle superfici effetti cangianti. Praticamente un’addiction per Regine Schumann. Lei, classe 1961, originaria della Bassa Sassonia, l’ha eletta a corsia preferenziale di un’indagine artistica personalissima, in mostra in questi giorni, prorogata fino all’8 maggio, alla Dep Art Gallery, con una ventina di opere effetto prisma. Protagonista un colore puro, denso, non steso su tele, ma catturato in speciali teche geometriche tra strati di plexiglass, studiati e assemblati con precisione millimetrica per cogliere la rifrazione perfetta e cambiare continuamente, secondo le ore del giorno e i punti di osservazione.

Regine Schumann, Colormirror Scream, 2012, 50x8x21 cm cad.

Le opere sono il risultato di ricerche (e passioni) che partono e arrivano da lontano. Schumann ha studiato restauro il che, dice, le ha permesso di approfondire la comprensione degli spazi. Inoltre si è appassionata a lungo agli acquerelli: la tecnica ideale per entrare in contatto con la tensione e la sovrapposizione cromatica. E poi, sulla sua strada, c’è sempre stata una presenza d’elezione, un testo clou di Goethe: La Teoria dei colori, pubblicato nel 1810 e definito da Argan “il primo disegno di una psicologia della percezione”. Un faro per Regine. «Lavoro con i colori e i loro effetti da oltre 40 anni», spiega Schumann. «Già negli anni Novanta ho cercato di rendere tangibile l’effetto estetico descritto dal grande scrittore nel suo saggio e di indirizzare tutti i sensi e la mente dell’osservatore con il semplice colore. Secondo Goethe la sensualità e l’armonia potevano essere esperite attraverso il colore; con la luce e lo spazio espansi dal colore e dalla luce, i sentimenti dello spettatore e la percezione di sé a suo parere subivano cambiamenti. Ed è esattamente questa l’idea guida che ho mantenuto nel realizzare i miei lavori fino ad oggi».

Regine Schumann, Colormirror Moons no. 11, 2020, 170x100x11 cm

Il focus cromatico maturato nei decenni è dichiarato dal titolo della personale: Chromasophia, la seconda, dopo Colormirror nel 2019, dedicata a Regine Schumann dalla galleria milanese. Il termine è un neologismo pensato dal curatore Alberto Zanchetta, che fonde le parole colore (chroma) e sapienza (sophia): una saggezza del colore palpabile appena varcata la soglia dello spazio espositivo. Le superfici delle opere: mini e maxi pannelli aggettanti, quasi tutte con perimetro rettangolare, irradiano fisionomie cromatiche variabili che si intensificano assumendo l’allure di totem fluo o quasi si smaterializzano fino a una resa ghostly, fluttuante nello spazio. Complice il plexiglass acrilico, un materiale a cui l’artista è legatissima: «Non può essere sostituito da nessun altro. Mi permette di usare tutte le mie conoscenze sulla pittura, il colore e i suoi effetti per creare corpi cromatici completamente nuovi. Il vetro colorato ha un fascino altrettanto unico, ma semplicemente offre meno possibilità. Ho sempre avuto un’attrazione particolare per la forte luminosità della vernice fluorescente. Questi pigmenti luminosi sono diversi da tutti gli altri pigmenti colorati; sono colori che possono cambiare in misura speciale per l’intensità della luce. la tintura fosforescente può essere sovrapposta sui pannelli attraverso numerosi trattamenti delle superfici. Riesco a ottenere pannelli che variano da una trasparenza leggera a un’opacità satinata. Inoltre mi interessano gli effetti creati da stratificazione, inclinazione e rifrazione, processi tecnicamente impossibili da realizzare con il vetro minerale nel modo in cui desidero».

Il colore diventa forma, in continuo mutamento secondo la luce (naturale o raggi Uv): «È la componente fondamentale nel mio lavoro. Se quella naturale del giorno sottolinea la delicatezza e la trasparenza delle opere, la radiosa fluorescenza si dispiega sotto l’influenza della luce nera e le tavole brillano nella stanza». Il clic a un intrigante gioco esperenziale scatta al primo sguardo. Visti di fianco, tra le trasparenze e i profili cromatici cangianti, di sotto in su, molto da vicino o da lontano, i pannelli evocano i giochi percettivi citati da Goethe, suscitando emozioni e pensieri diversi, a cui Schumann attribuisce anche il valore di metafora. «Il cambio continuo attraverso la luce esprime la propensione a modificare la propria prospettiva. Io stessa cerco costantemente di affinare la mia visione cambiando punto di vista, di mettere in discussione la mia opinione nella vita di tutti i giorni, di sperimentare la pluralità, di essere aperta alla posizione di altre persone».

Regine Schumann, Chromasophia, Installation view

E poi c’è un sottile filo ludico che collega il percorso espositivo ed è attivato dalle superfici specchianti inserite negli artwork: «Permettono un’interazione automatica con l’osservatore, quasi magica. Rispetto alle precedenti, che riproducevano un’immagine sfocata dell’ambiente circostante e dello spettatore, le nuove superfici iridescenti dei pannelli permettono di ottenere un’immagine speculare più chiara. Voglio stimolare un viaggio personale di scoperta, desidero che i visitatori della mostra “giochino” con il mio lavoro, attraverso visioni e punti di vista diversi».

Tra le presenze alle pareti anche la serie Moons, nata a inizio 2020, durante il lockdown, che tematizza la distanza, la vicinanza, il desiderio inappagabile di movimento nel flusso nuovo e lento di questo tempo speciale. E un omaggio a Milano: Colormirror Rainbow Satin Orange Milan, un cubo – eccezione alla predominanza di perimetri rettangolari – limited edition. «Ho sviluppato questa edizione come un oggetto che può essere posizionato a parete o come scultura, su un qualsiasi piano di appoggio. La cromia delle sei tavole a colori utilizzate nella struttura cambia secondo l’angolo di osservazione: visto di fronte, il pannello anteriore iridescente trasforma quello giallo fluo posteriore in un arancione molto chiaro e brillante. L’associazione del colore arancione con il pensiero dell’Italia è certamente facile da capire. Mi ricorda le meravigliose ore pomeridiane e di prima serata che ho vissuto tante volte nel vostro Paese e a Milano in particolare; poco prima dell’ora blu tutto è immerso in una luce pomeridiana calda, molto leggera, quasi arancione. I contorni netti dei pannelli trasparenti blu e verdi creano invece accenti spaziali-architettonici freddi, che nella vista laterale incorniciano la chiara luminosità del giallo e la trasparenza dell’opera».

Regine Schumann, Colormirror Rainbow Satin Orange Milan, 2021, 24x24x20 cm

Ma a proposito di ora blu, è proprio questo il momento consigliato dall’artista per visitare Chromasophia: «Quando la luce cala e il buio scende gradualmente. Durante il crepuscolo si riesce a capire chiaramente come le opere fluorescenti cambino gradualmente colore, influenzate dal buio crescente». E l’atmosfera che si crea nelle stanze è completamente immersa in un nuovo scenario.

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