18 marzo 2024

Il MLAC della Sapienza apre le porte alle ultime ricerche della pittura

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Un nuovo sguardo sulla scena emergente della pittura italiana: al MLAC - Museo Laboratorio di Arte Contemporanea dell’Università La Sapienza di Roma, una collettiva di 12 artisti under 35

Lula Broglio Sfarfallamento 2023 olio, sienite, pietra pomice, pigmenti su cotone 140x120 cm Photo credit di Laura Trenga

Il MLAC – Museo Laboratorio di Arte Contemporanea dell’Università La Sapienza di Roma inaugura, il 23 febbraio 2024, la collettiva Drive me acid, a cura di Niccolò Giacomazzi. Il progetto, creduto dalla Direttrice Ilaria Schiaffini, sostenuto da Contemporary Cluster e realizzato in collaborazione con la Collezione Fabio Frasca, svelerà, fino al 21 marzo, una ricerca capace d’indagare la poetica di alcuni dei giovani autori del panorama artistico contemporaneo. Di età inferiore ai 35 anni, emergono, qui, i nomi di Oliviero Biagetti, Verdiana Bove, Lula Broglio, Giovanni Ceruti, Hugo Ciappi, Matteo Cordoni, Letizia Lucchetti, Margherita Mezzetti, Pietro Moretti, Flavio Orlando, Chiara Ressetta e Vittorio Zeppillo.

Flavio Orlando The fall 2024 acrilico e olio su tela 170x120 cm Courtesy di Contemporary Cluster e il photo credit di Samuele Donnini
Flavio Orlando The fall 2024 acrilico e olio su tela 170×120 cm Courtesy di Contemporary Cluster e il photo credit di Samuele Donnini

Drive me acid è una mostra che, da un lato, delinea uno spaccato generazionale di artisti provenienti da varie località, tra Roma, Milano, Venezia, Ancona, Firenze e Torino, dall’altro, indaga la pittura figurativa, testimoniando come quest’ultima si stia sempre più affermando negli ultimi anni, riportando l’individuo al suo centro.

«Dodici pittori, dodici opere. Gli artisti sono stati selezionati da diversi ambienti della penisola con l’obiettivo di offrire uno sguardo sulla scena emergente della pittura italiana. La scelta di esporre un’opera singola di medio-grandi dimensioni è volta a delineare lo statement e la ricerca attuale di ciascun interprete», spiega il curatore, che lega la sua indagine estetico-concettuale a quella didattica-sperimentale del Museo che la ospita.

Oliviero Biagetti Rush time 2023 olio su tela 140×110 cm Courtesy di Contemporary Cluster e il photo credit di Samuele Donnini

«La mostra si struttura come un joint album, come se ogni singolo lavoro fosse un brano che compone l’intera playlist, o se vogliamo frame di scene diverse della stessa pellicola. Non a caso il titolo Drive me acid, licenza poetica dell’espressione inglese “drive me” – intesa nella dualità di “mi fa inacidire/mi porta verso una condizione di acidità” – ricorda l’estetica grunge che ebbe origine alla fine degli anni Ottanta», prosegue il curatore, delucidando le assonanze ideologiche poste alla base sia del titolo sia del percorso espositivo della collettiva.

La chiave di questo progetto consiste in una riflessione maturata da Giacomazzi e rivolta a quella contemporaneità che ognuno di questi autori, intimamente, affronta. Si tratta del tentativo comune d’attraversare la condizione di “acidità”, di inquietudine e smarrimento, che domina la nostra attualità, reagendo al disincanto sociale col desiderio di una rinnovata evasione e identità, lontana da “territori erosi”.

Verdiana Bove Il settimo sogno 2024 olio su tela 160×130 cm Courtesy di Contemporary Cluster e il photo credit di Samuele Donnini

Emerge da tale percorso pittorico l’influenza sugli artisti del loro stesso vissuto, dei loro spazi-studio, del confronto con l’arte classica, del continuo scontro tra reale e tecnologia, fino al tentativo di rappresentazione di un contatto solo umano. Si tratta della condivisa ricerca di una libertà espressiva, che vuole il superamento dei dilemmi del presente, dai fenomeni di globalizzazione a quelli della disparità di classe e genere.

Vittorio Zeppillo Fit check 2024 olio su tela 200x150cm

Essa si manifesta, con tono acre, come contrasto nei confronti della società con gli artisti Ciappi e Cordoni; come sfiducia generale con Orlando e Zeppillo, in cui la “caduta icariana” dell’uomo somiglia più ad una forma di abbandono; diviene sacrale svestizione di ruoli con Ressetta; si fa approdo urbano e metamorfico con Biagetti e Broglio.  Le pressioni della collettività si materializzano, invece, nella “malinconia immobile” dell’opera di Bove, coi suoi toni poetici e terrosi; poi vi è lo stato di alienazione, che appare sospeso nella sovrapposizione figurativa di Mezzetti; l’innocente “sguardo fanciullo” di Lucchetti e Cerruti, fino ad approdare al miraggio di nuove caratteristiche sociali, suggerite dagli scorci immaginifici di Moretti.

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