27 ottobre 2022

Il sogno del Futurismo a Padova

di

Padova spalanca le porte al Futurismo con una mostra senza precedenti dedicata al movimento di avanguardia più energico d’Europa

*Carlo Carrà, Cavallo e cavaliere, 1915, collage e tempera su cartone, 31 x 48 cm, M. Carpi courtesy Futur-ism a.c., Roma, © CARLO CARRA', by SIAE 2022

Forse non si tratta di una vera e propria Ricostruzione Futurista dell’Universo, come quella dichiarata nel 1915 da Giacomo Balla e Fortunato Depero, tuttavia, la mostra che ha appena aperto i battenti a Padova, negli spazi di Palazzo Zabarella, propone una vera e propria esaltazione del movimento artistico e culturale di inizio Novecento che ha saputo (e voluto) sconvolgere e ispirare gli artisti e intellettuali di gran parte d’Europa, e non solo.
“Noi futuristi, Balla e Depero, vogliamo realizzare questa fusione totale per ricostruire l’universo rallegrandolo, cioè ricreandolo integralmente”, scrivevano i due artisti, bandiere del futurismo: “Daremo scheletro e carne all’invisibile, all’impalpabile, all’imponderabile, all’impercettibile. Troveremo degli equivalenti astratti di tutte le forme e di tutti gli elementi dell’universo, poi li combineremo insieme, secondo i capricci della nostra ispirazione, per formare dei complessi plastici che metteremo in moto”.

Leonardo Dudreville, Vetrina di fioraio, 1915, pastello su carta, 70 x 90 cm, Museo del Novecento, Milano

Un proclama con cui si dichiaravano “astrattisti futuristi”, andando e costituire la prima teorizzazione e testimonianza della tendenza non figurativa dell’arte d’avanguardia in Italia prefigurando un’arte “polimaterica”; un’arte nuova che diventa arte-azione, cioè volontà, ottimismo, aggressione, possesso, penetrazione, gioia, splendore geometrico delle forze, proiezione in avanti. Ed è proprio il manifesto della Ricostruzione Futurista dell’Universo, a siglare il punto d’arrivo di una stagione artistica, quella del Futurismo, che è l’anima e l’essenza della mostra Padova “Futurismo. La nascita dell’avanguardia 1910-1915”, sotto la curatela di Fabio Benzi, Francesco Leone, Fernando Mazzocca, che indaga in modo assolutamente inedito le origini del movimento. Proponendo uno “sguardo altro” e una visione nuova e originale verso il movimento, invitando alla scoperta di una realtà artistica fino a ora poco, o per niente, svelata. Nonostante le svariate rassegne dedicate negli anni al Futurismo, nessuna prima d’ora si era forse mai focalizzata in termini critici ed esaustivi sui presupposti culturali e figurativi, sulle radici, sulle diverse anime e sui molti temi che hanno concorso prima alla nascita e poi alla deflagrazione e alla piena configurazione di questo movimento che ha caratterizzato in modo così dirompente le ricerche dell’arte occidentale della prima metà del Novecento.

Gino Severini, La ballerina (Danseuse), 1914 circa, tecnica mista e collage su carta, 102,6 x 72,7 cm, Collezione privata, © GINO SEVERINI, by SIAE 2022

“Futurismo”, innanzitutto, significa “arte del futuro”: non a caso, tra le avanguardie del ‘900, è quella maggiormente animata da un sentimento rivoluzionario di rinnovamento, di ribellione nei confronti della tradizione e di fiducia nelle possibilità offerte dal futuro e dalle sue innovazioni tecniche. Gli artisti della prima generazione di futuristi – Umberto Boccioni, in primis, e poi Carlo Carrà, Luigi Russolo, Antonio Sant’Elia, Giacomo Balla e Gino Severini – si pongono come obiettivo di risvegliare l’arte figurativa poiché non è più immaginabile che continui a dar voce a tematiche lontane dalla realtà, spesso vincolate a soggetti religiosi e mitologici. E per farlo, guardano al Divisionismo, tanto che nel “Manifesto” della fondazione artistica del Futurismo (1910) si dichiara l’ammirazione per i pittori di questa corrente che hanno messo a punto una elaborata tecnica mutuata dal Post-Impressionismo e dal Puntinismo. I futuristi si approprieranno quindi della loro pennellata, pur non nascondendo la loro attrazione per le forme sintetiche, la scomposizione dei piani e la distruzione della prospettiva del Cubismo (di cui però rinnegano la staticità), e senza dimenticare che dal Neoimpressionismo prendono in prestito la luminosità cromatica e dai Nabis il simbolismo dei temi.

Jules Schmalzigaug, Sviluppo di un ritmo: Luce elettrica + 2 danzatrici, 1914, olio su tela, 81 x 65 cm, FIBAC Antwerp

È partendo da questi presupposti tecnici che il Futurismo, si pone come chiave di rottura verso gli schemi del passato, assurgendo anche a precursore di idee ed esperienze del Dadaismo, delle avanguardie russe e delle neo avanguardie del secondo Novecento. Diventa così l’interprete di una vera “rivoluzione” artistica che vede quale ideale un’opera d’arte “totale” che supera i confini troppo angusti del quadro e della scultura per coinvolgere tutti i sensi, facendo di massimo contrasto cromatico, simultaneità (per determinare l’effetto dinamico) e compenetrazione (per liberare l’oggetto dai suoi confini), i suoi tratti salienti.
Tutto questo è racchiuso, proposto e raccontato nella mostra di Palazzo Zabarella, in un peprcorso sviluppato in crescendo, attraverso 121 opere appartenenti a un arco cronologico piuttosto ristretto: dal 1910, anno di fondazione del movimento in ambito pittorico, al 1915, quando la pubblicazione del Manifesto della Ricostruzione Futurista dell’Universo e l’ingresso in guerra dell’Italia tracciarono un netto spartiacque nelle ricerche artistiche del movimento. Opere d’eccezione, alcune delle quali esposte raramente, provenienti da gallerie, musei e collezioni internazionali, per un totale di oltre 45 prestatori differenti, un corpus davvero unico che già definisce il prestigio della mostra.

Umberto Boccioni, Meriggio. Officine a Porta Romana, 1910, olio su tela, 75 x 145 cm, Collezione Intesa Sanpaolo, Gallerie d’Italia – Piazza Scala, Milano

A siglare l’avvio della mostra, le radici simboliste del Futurismo e i legami con l’arte divisionista grazie al confronto tra i lavori di Giovanni Segantini, Gaetano Previati, Giuseppe Pellizza da Volpedo tra gli altri, e quelli dei padri fondatori del movimento da Umberto Boccioni a Giacomo Balla, da Gino Severini a Carlo Carrà, da Luigi Russolo a Mario Sironi. Un “dialogo” che attesta come questi primi futuristi siano accomunati da una formazione artistica di natura secessionista, legata alla tecnica divisionista e alla temperie simbolista di tardo Ottocento e di inizi Novecento. Poi si scoprirà lo “Spiritualismo” con la meraviglia di Stati d’animo di Boccioni del 1911 e altri capolavori di Balla e Russolo tra gli altri. Di sala in sala si giunge nel cuore della mostra, che vede protagonista il “Dinamismo”, in cui si fronteggiano le opere di Boccioni, Balla, Severini, Sironi, Carrà, Russolo e quelle di Gino Rossi, Gino Galli, Ardengo Soffici e Ottone Rosai.

Giacomo Balla, Il ponte della velocità, 1913-1915, tempera e collage su carta su tela, 91 x 133,5 cm, Roma, Galleria Nazionale d’Arte Moderna e Contemporanea, © GIACOMO BALLA, by SIAE 2022

Ci si tufferà poi nella “Simultaneità”, con opere di Carrà, Boccioni, Fortunato Depero, Russolo ed Enrico Prampolini. Lo spirito rivoluzionario e di completa rottura con i canoni del passato, è il fulcro della “Vita Moderna”, con opere di Sironi, Carrà, Boccioni, Antonio Sant’Elia, Fortunato Depero, ma anche di Aroldo Bonzagni e Achille Funi, emblemi del desiderio di una nuova vita, lontana da immobilismo e tradizione. Si indagheranno poi i temi della “Tridimensionalità” della scultura e del “Polimaterismo” dove, a testimonianza dell’utilizzo in arte di materiali diversi, troveremo Forme uniche della continuità nello spazio e Sviluppo di una bottiglia nello spazio di Boccioni, Complesso plastico colorato di linee-forza di Balla (appositamente ricreato per questa rassegna poiché andato perduto) e le Marionette dei Balli plastici di Depero. Dopo una sezione sulle “Parolibere” il percorso si snoda fino a toccare il tema della “Guerra”, vista dai Futuristi come mezzo che permette di sbarazzarsi del vecchio e noioso passato e di far prevalere la gioventù. Troveremo in mostra capolavori firmati Carrà, Balla, Sironi e Severini. A chiudere il percorso è proprio la Ricostruzione Futurista dell’Universo, con il concetto di “arte totale” che si impossessa del mondo degli uomini e delle cose e che ha trovato proprio con i futuristi la prima, piena configurazione in seno ai movimenti d’avanguardia.

LASCIA UN COMMENTO

Per favore inserisci il tuo commento!
Per favore inserisci il tuo nome qui