23 gennaio 2023

In Puglia, l’arte fiorisce nelle ex basi militari: intervista ad Alessia Lastella

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Abbiamo intervistato l’artista Alessia Lastella, che ha realizzato quattro suggestive installazioni site specific nelle ex basi missilistiche Jupiter, nell'agro di Bitonto, in Puglia

Lo scorso dicembre ha inaugurato, presso la Fondazione Museo Pino Pascali, a Polignano a Mare (Ba), il secondo atto del progetto sperimentale e in progress dal titolo “In guerra qualcuno raccoglie fiori”, dell’artista Alessia Lastella. Da un’idea di Alexander Larrarte e a sua cura, insieme a Carmelo Cipriani, il progetto è promosso da CoArt Gallery, con la cordiale concessione della famiglia Delle Foglie e gode dei patrocini del Comune di Bitonto, del Comune di Corato e del Parco Nazionale dell’Alta Murgia. La mostra restituisce l’intervento di Art in Nature realizzato dall’artista lo scorso 22 maggio. Un intervento immaginato direttamente sul territorio, che invita a riflettere sull’attuale periodo storico di guerra e di crisi internazionale, partendo dalla conoscenza e dal rispetto per forme, strutture e materie della natura, di cui tutti facciamo parte.

In quel che resta delle ex basi missilistiche Jupiter, in agro di Bitonto, l’artista Alessia Lastella ha avviato un dialogo con la fredda architettura e gli elementi della natura e del paesaggio, attraverso quattro installazioni site specific. Un’operazione articolata e complessa, dove la natura sembra pian piano riappropriarsi del luogo attraverso piante e arbusti, ma anche grazie alla forza dei venti e delle piogge che, col tempo, corrodono e consumano i mattoni che ne compongono le strutture artificiali presenti, rendendole fragili.

Il secondo atto consentirà di osservare e vivere un’esperienza che coinvolge tutti, frammenti di una realtà che non vorremmo mai vivere ma con un messaggio di speranza e pace, attraverso le installazioni site specfic, con la documentazione fotografica di Girolamo Aliberti e il video documentario girato da Mirko Petrone, con le musiche di Michele Lastella.

Abbiamo intervistato l’artista Alessia Lastella per conoscere tutti i dettagli di questo suggestivo progetto.

Alessia Lastella, In guerra qualcuno raccoglie fiori, Fondazione Pino Pascali, Polignano

Come si articola il progetto “In guerra qualcuno raccoglie fiori”?

«Tutto nasce da un desiderio comune, mio e dei curatori Alexander Larrarte e Carmelo Cipriani, di intervenire artisticamente su una delle ex basi missilisticheJupiter sulla Murgia, un sito carico di storia e vissuto, drammaticamente riportato all’attualità dal recente conflitto in Ucraina. In quel luogo è possibile avvertire il lento processo di riappropriazione degli spazi da parte della natura.

Guidati dal fotografo Girolamo Aliberti, abbiamo visitato la Base Jupiter di Cerano in agro di Bitonto, tra le meglio conservate. Mi sono subito connessa con il territorio, avvertendo la tenacia della natura nel risanare le ferite procuratele. Lasciandomi guidare da quella forza silenziosa ho pensato che sarebbe stato giusto condividere la storia di quel luogo in un dialogo tra presente e passato.

Il progetto “In guerra qualcuno raccoglie fiori” è nato con l’intento di aiutare la natura nella sua battaglia, dimostrando che anche un singolo fiore può generare un cambiamento significativo. L’intervento è composto da quattro interventi site specific che si articolano nei vari spazi delle ex basi missilistiche.

Nella caserma, mentre esili creature realizzate con fili d’erba tornano ad animare gli spazi, invadendo pareti e occupando fori e fessure, il ponte vegetale che attraversa da una parte all’altra la stanza consente il passaggio di silenziosi custodi, creando metaforicamente un collegamento fra il passato di distruzione ed il presente di rigenerazione.

All’esterno, su una delle torri di guardia, è il terzo intervento: nove intrecci di quattro metri scendono dalla torre circoscrivendo un nuovo spazio al di sotto di essa, dando vita ad un nuovo rifugio, un riparo, un luogo ideale ma anche fisico che ognuno di noi può percepire a modo proprio. Il quarto ed ultimo intervento infine ha luogo sulla base di lancio. Ciascuna Base era dotata di tre piattaforme missilistiche che a loro volta avrebbero ospitato i tre missili Jupiter alti circa 30 metri. I 30 missili successivamente sono stati smantellati, ma gli enormi gradoni di cemento che li ospitavano per il lancio sono rimasti ed hanno reso il terreno incoltivabile. Per questo ho realizzato 30 missili di semi realizzati in scala 1 a 100. All’interno di ogni missile è stato poi posizionato un seme di fiordaliso come auspicio di pace tra gli uomini, ma anche tra questi e la natura.

L’intero progetto è stato documentato dal fotografo Girolamo Aliberti e dal videomaker Mirko Petrone che hanno saputo catturare l’essenza di tutti gli interventi rendendone possibile la visione ad un pubblico più ampio. Oggi il progetto è passato dagli spazi naturali per i quali è nato alla Project Room della Fondazione Pino Pascali di Polignano a Mare, restituendo al pubblico quanto attuato durante la performance. Gli odori e i colori della natura animano lo spazio espositivo, ricostruendo e documentando gli interventi realizzati e soprattutto il loro plurimo messaggio.

Punto nodale dell’allestimento è il video realizzato da Mirko Petrone e Roberto D’Introno che con le musiche di Michele Lastella, trasporta lo spettatore all’interno del territorio sul quale tutto ha avuto inizio».

ex basi missilistiche
Alessia Lastella, In guerra qualcuno raccoglie fiori, Fondazione Pino Pascali, Polignano

In che maniera passato, presente e futuro della Murgia e dell’Europa si incontrano nel progetto?

«La storia del nostro territorio reca con sé molte ferite, alcune delle quali non si sono ancora rimarginate come nel caso delle ex basi missilistiche Jupiter. Questi luoghi sono intrisi della sofferenza di una terra che è stata violata e che di questa violenza reca ancora le tracce. Le guerre, passate, presenti e future, non sono che il frutto dell’ostinazione umana che lotta nel tentativo di conquistare il potere e la terra senza comprendere che il conflitto in realtà corrisponde alla loro perdita.

Il progetto verte attorno agli ideali di collaborazione fra esseri umani e tra questi e tutti gli esseri viventi. Il passato nel progetto è rappresentato dalle strutture architettoniche, testimonianze superstiti della Guerra Fredda, di un momento della storia umana di industrializzazione indiscriminata, senza rispetto per l’ambiente; il presente è costituito dal recente conflitto in Ucraina e dalla crisi climatica, problematiche su cui il progetto riflette e alle quali contestualmente si rivolge; il futuro infine è quello di rigenerazione del suolo, nell’ottica della sostenibilità ambientale, ma anche di valorizzazione del sito, affinché non si dimentichi e si cessi di commettere gli stessi errori».

Alessia Lastella, In guerra qualcuno raccoglie fiori, Fondazione Pino Pascali, Polignano

Quali sono i precedenti diretti della tua poetica artistica?

«Nei miei lavori cerco sempre di valorizzare le forme, i processi e i valori della natura. Il rispetto per essa pertanto è alla base di ogni mio intervento. Tutto si basa su uno scambio, un gioco continuo nel quale metto in evidenza anche gli elementi più piccoli, quelli che solitamente sfuggono allo sguardo. Se ogni tanto ci fermassimo ad osservare potremmo meravigliarci continuamente di fronte all’inarrestabile spettacolo della natura.

I miei progetti nascono per ridare luce agli sguardi affinché tutti possano riscoprire la natura. L’utilizzo di materiali naturali nasce dalla necessità di lasciare meno tracce possibili perché il mondo è già saturo e penso non necessiti di ulteriori manifestazioni fisiche. Alla tangibilità degli oggetti preferisco la poesia dell’effimero, la forza del segno, la durata del ricordo.

Il mio lavoro ha precedenti importanti in Joseph Beuys, Jannis Kounellis, Pino Pascali e soprattutto Chiristiane Löhr ma la mia prima fonte d’ispirazione è la natura. Da essa mi lascio coinvolgere e ispirare. Il resto lo fa il tempo. Nelle mie opere esso è coautore: io sottraggo alla terra mentre il tempo le restituisce ciò che io momentaneamente le ho tolto, in un discorso pienamente sostenibile. L’Arte al servizio della Natura e non viceversa».

ex basi missilistiche
Alessia Lastella, In guerra qualcuno raccoglie fiori, Fondazione Pino Pascali, Polignano

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