09 giugno 2022

Lunigiana Land Art: l’urlo di Polisonum sul corso del fiume Magra

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Nell’ambito del festival Lunigiana Land Art, il collettivo Polisonum presenta un dialogo tra suono e paesaggio, al ritmo imprevedibile della corrente del fiume Magra

Urlo, Polisonum, ph. Vittorio Antonacci

Nella cornice della prima edizione di “Lunigiana Land Art” – il festival diffuso che dal 17 marzo al 3 luglio 2022 si svolge in dodici comuni del lunigianese – il collettivo artistico Polisonum propone, il 10 giugno 2022 alle ore 18, un ascolto collettivo dell’opera sonora Urlo sulle sponde del fiume Magra a Chiesaccia. Con un nutrito programma di appuntamenti tra eventi, workshop, tour, performance e residenze d’artista, il festival si propone tra paesi e contesti tra loro differenti, raccolti in una geografia che richiama alla mente la storia della Resistenza italiana che, qui, trovò la sua prima casa.

Disegnando un filo immaginario lungo il fiume Magra, l’opera Urlo di Polisonum viaggia sulle acque del territorio lunigiano segnandone il naturale percorso attraverso un suono. È il canto di una voce urlante che si muove libera nell’acqua grazie a cinque sfere in acciaio che la contengono e la diffondono, che la lasciano esistere per poi dissolversi. Come sculture acquatiche, le sfere reagiscono alla corrente portando il suono a confrontarsi con il paesaggio attraverso movimenti aleatori, che costruiscono traiettorie e ritmi imprevedibili tra le due rive e riflettono il circostante sulla propria superficie specchiata. Esito di una composizione di un urlo emesso a differenti altezze dalla cantante Alessandra Diodati, il suono richiama le leggende legate alla dominazione dei Malaspina, famiglia marchionale nota dall’XI secolo, e le storie di magia che connotano l’epoca medievale in quest’area.

Ma se l’interesse per la storia sollecita Polisonum a indirizzare la propria ricerca verso il tempo passato per interrogare il presente, Urlo restituisce anche qualcosa di inaspettatamente più antico, lasciandosi ascoltare come una sinfonia arcaica che omaggia il suono che emettiamo quando veniamo al mondo, la corsa al primo respiro, l’emissione del suono, attraverso la voce, all’iniziar della vita. Ed è questa identità primordiale che accende una connessione spontanea con la terra, con il ventre tellurico e la sua arteria fluviale che dal monte Borgognone in Toscana raggiuge la Liguria sfociando nel Mar Tirreno dopo 62km di percorso.

L’opera si rivolge infatti non soltanto agli individui che abitano questo territorio ma inevitabilmente si integra all’intera biodiversità che lo anima, con la sua ricca presenza di specie che vivono tra acqua, bosco e cielo. Un gesto sonoro immaginato per unire, congiungere, (col)legare le persone – che sembra omaggiare l’opera Legarsi alla montagna (1981) di Maria Lai realizzata a Ulassai con i suoi abitanti –, ma anche un canto per ri-connettere la nostra relazione con il vivente. Il rilascio delle sfere nel fiume, e il loro viaggio verso il mare, diventa ancora un’azione che protende a un atto simbolico di liberazione, che ci richiama e ci trasporta verso uno spazio più ampio che si apre tra il nostro udito e la mente, tra la riva di questo fiume e la sua foce dove la nostra voce può, infine, liberarsi.

L’opera è realizzata nell’ambito di Lunigiana Land Art, progetto vincitore dell’avviso pubblico Borghi in Festival promosso dalla Direzione Generale Creatività Contemporanea del Ministero della Cultura. Produzione a cura di Spazi Fotografici e Matèria Gallery, ideatori e curatori del programma On-Site, in collaborazione con Comune di Tresana e Fondazione Defendente Maneschi / Castello Malaspina di Tresana.

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