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Manifesta 16 si terrà nella Ruhr tedesca: la biennale nomade riparte dalle chiese e dalla prossimità
Arte contemporanea
Manifesta approda nel cuore della Germania industriale: la regione della Ruhr. La sedicesima edizione della biennale europea itinerante, in programma dal 21 giugno al 4 ottobre 2026, sceglie un territorio simbolico, caratterizzato da un importante passato industriale e dal quale osservare le sfide della riconversione urbana. Come da tradizione per la manifestazione, a guidare la visione curatoriale di Manifesta 16 Ruhr sarà un processo partecipativo, che parte dalle comunità locali per interrogarsi su nuove forme condivise di abitare, progettare e coesistere.
Le tappe di Manifesta
Fondata nel 1996 da Hedwig Fijen, Manifesta si è distinta fin dalle sue prime edizioni per la capacità di leggere le fratture politiche, sociali e culturali dell’Europa post-Guerra Fredda, attraverso la lente dell’arte e della creatività. Ogni edizione ha scelto un contesto specifico per riflettere sui temi urgenti del presente: dalla convivenza etnica nei Balcani (Lubiana, 2000) alle ferite post-coloniali per Marsiglia (2020), passando per la crisi migratoria a Palermo (2018), dove l’intero tessuto cittadino divenne spazio per avviare una riflessione corale sul Mediterraneo. In Germania Manifesta ha già fatto tappa nel 2002, a Francoforte.
L’edizione kosovara del 2022, a Pristina, ha mostrato una nuova generazione di artisti e curatori capaci di usare l’arte sia come strumento di affermazione identitaria che di apertura internazionale. Nel 2024, Manifesta 15 si è svolta a Barcellona e dintorni, per un’estensione complessiva di 3mila chilometri quadrati, su 12 Comuni.
Con la Ruhr, Manifesta prosegue il suo percorso nei territori in trasformazione, scegliendo una delle aree metropolitane più dense e culturalmente ibride d’Europa. Una regione segnata dalla deindustrializzazione e oggi impegnata in una sfida cruciale: ripensare se stessa attraverso l’inclusione, la sostenibilità e la partecipazione.
Dalle chiese alle città dei 15 minuti: la grammatica urbana di Manifesta 16
Uno dei fulcri concettuali dell’edizione tedesca sarà il progetto This is not a church, che pone al centro la rifunzionalizzazione delle chiese del dopoguerra — oggi in larga parte dismesse — come spazi civico-culturali. In Germania si stima che quasi la metà delle 40mila chiese esistenti sarà chiusa, venduta o demolita nei prossimi dieci anni. La Ruhr diventa così un laboratorio per riflettere sul futuro di queste architetture religiose, come catalizzatori di socialità, arte e rigenerazione urbana. Il concetto della Pantoffelkirche, letteralmente “chiesa delle pantofole”, nato nel dopoguerra per definire edifici di culto vicini e accessibili, sarà dunque reinterpretato in chiave contemporanea.

A supportare questa visione sarà Josep Bohigas, architetto catalano noto per il suo lavoro sui superblocchi di Barcellona, che ha firmato la Urban Vision di Manifesta 16. Al centro, la rivoluzione della prossimità: un modello urbano ispirato alla città dei 15 minuti, dove i bisogni quotidiani possono essere soddisfatti a pochi passi da casa. Un’idea che diventa strumento di giustizia sociale, sostenibilità ambientale e riconquista dello spazio pubblico. In questo senso, Manifesta si allinea alle pratiche di rete come quelle del C40 — il network internazionale di città impegnate nella transizione ecologica — e alle esperienze di Bogotá o Parigi, dove la pianificazione urbana si traduce in nuove forme di democrazia quotidiana.
Una biennale radicata nel territorio
Fedele alla sua natura nomade e site-specific, Manifesta 16 si costruisce dal basso, a partire dalle comunità ospitanti. Il 2025 sarà dedicato alla fase pre-biennale, con un ciclo di Citizen Consultations che coinvolgerà attivamente i residenti della Ruhr nella definizione del programma. A queste si affiancheranno due Open Call: una per sostenere progetti di iniziativa sociale locale, l’altra, prevista per l’estate 2025, rivolta ad attori culturali e istituzionali della regione. Obiettivo: costruire una piattaforma plurale e inclusiva, che trasformi i quartieri attraverso processi artistici e partecipativi.

In estate verranno annunciati anche i curatori – o Creative Mediator/s, nella terminologia propria di Manifesta – il concept artistico e le città della Ruhr che accoglieranno gli interventi. Si conferma quindi il format fluido e multiforme che ha reso Manifesta un punto di riferimento nell’ecosistema delle biennali contemporanee: un evento che si fa infrastruttura culturale e ibrida il proprio formato con il tessuto locale, attivando percorsi inediti di co-creazione.