27 gennaio 2022

Maria Lassnig e Cindy Sherman per Hauser & Wirth: intervista al curatore

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Nella galleria Hauser & Wirth di St. Moritz, per la prima volta insieme Maria Lassnig e Cindy Sherman, in un’esposizione a cura di Peter Pakesch. Ne parliamo in questa intervista

Cindy Sherman, Untitled, 2005. © Cindy Sherman

Una mostra su due icone del contemporaneo, “Maria Lassnig & Cindy Sherman” racconta il ruolo vitale che le due artiste hanno avuto tra XX e XXI secolo nella discussione su identità, genere e corpo. Esposti una serie di dipinti e un film d’animazione firmati Maria Lassnig e le opere fotografiche di Cindy Sherman, come la serie Untitled Film Stills o Clown portraits. Con il lavoro curatoriale di Peter Pakesch, presso la Hauser & Wirth di St. Moritz si articola un confronto ricco tra il linguaggio delle due artiste, per alcuni versi divergente però mosso da forze motrici gemelle. Appartenenti a generazioni differenti, la pittrice austriaca Maria Lassnig, scomparsa pochi anni fa, e l’artista americana Cindy Sherman, ancora attiva, hanno dedicato la loro produzione all’esplorazione del corpo femminile e del suo ruolo nella sua società.

Maria Lassnig, Hurra – ein Junge! (Evviva, è un ragazzo!), 2008. © Fondazione Maria Lassnig

Maria Lassnig e Cindy Sherman: due sguardi di donna

Così, decostruendo cliché e creando nuove figure, le due hanno affermato visioni altre della donna. Una visione satirica sul ruolo della madre, con Hurra – ein Junge! (2008 ca.) di Lassnig e con la serie di ritratti sulla rappresentazione storica della figura materna realizzata da Sherman (Untitled, 1989). Una visione intimista, sul corpo femminile sessualizzato e stereotipato, una visione dualistica del sé come clown. Una visione rivelativa sul sesso e sulla coppia per cui, secondo entrambe le artiste, si fa vivo il senso di frammentazione, come in Frau und Mann (2007) o in Broken Dolls. “Maria Lassnig & Cindy Sherman” accende un faro sull’opera di queste due artiste, diverse e così uniche ma, allo stesso tempo, potenti e vicine. Già presidente della Fondazione Maria Lassnig, il curatore Peter Pakesch ci ha parlato di questa grande operazione in un’intervista.

 

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“Maria Lassnig & Cindy Sherman” mette insieme due artiste iconiche, figure chiave per l’arte nel Ventesimo e nel Ventunesimo secolo. Com’è nata l’idea per questa grande esposizione presso la Hauser & Wirth di St. Moritz?

Si discuteva sulla possibilità di una mostra collettiva su Maria Lassnig, poi c’è stata la situazione per cui Cindy Sherman si è unita a Hauser & Wirth. Ero entusiasta di questa coincidenza, così ho iniziato a fare ricerca, sapendo che a Cindy piacque l’esposizione di Maria Lassnig al MoMA PS1 di New York nel 2014.

Corpo, identità, genere sono le tematiche centrali sia nei lavori di Lassnig che in quelli di Sherman. In un modo unico, le due artiste hanno esplorato questi concetti dando vita a lavori che sono ancora oggi fondamentali. Qual è stata la loro chiave per il successo nel Ventesimo secolo, in un mondo prevalentemente al maschile?

Sicuramente il genere e l’identità diventavano importanti questioni da affrontare per molte artiste donne con la fine del modernismo. Entrambe le artiste erano veramente consapevoli di ciò e sono diventate delle protagoniste sviluppando queste tematiche. In modi veramente differenti, devo dire. Una con la pittura e i film, l’altra attraverso la fotografia.

Cindy Sherman, Untitled Film Still, 1977. © Cindy Sherman
Maria Lassnig, Traum vom Idealbusen / Busenwunsch / Busenillusion (Sogno del seno ideale / Desiderio del seno / Illusione del seno), 1996.
© Fondazione Maria Lassnig

Maria Lassnig e Cindy Sherman hanno metabolizzato movimenti artistici passati e presenti, dando forma ai loro personali linguaggi, entrambe lavorando con un fondamentale strumento: loro stesse. Nel suo lavoro, Lassnig sembra denudare se stessa, mettendo allo scoperto le sue sensazioni psicologiche così come quelle fisiologiche. Molti dei corpi che lei ha dipinto sono privi di alcune parti, a volte sono corpi solamente schizzati, sembrano provenire da un immaginario fantastico. Dall’altro lato, Cindy Sherman costruisce nuovi personaggi – spesso disorientati, disturbati – travestendo se stessa, dando vita a figure surrealistiche. Ci può parlare della differenza nell’approccio ai loro corpi?

Perlopiù Lassnig guarda dall’interno del suo corpo e decostruisce la sua personalità, affrontando la grande questione del sé in un forme davvero esistenziali ma allo stesso tempo con grande umorismo. Sherman ha un approccio che è determinato dal medium, dal suo uso del medium, la nostra idea del medium, in cui lei diventa una manipolatrice molto consapevole. Un manipolatore di identità, una grande messinscena.

Quali lavori ha scelto di portare in questa esposizione e con quali criteri di scelta?

La scelta è stata determinata da alcuni temi e analogie comuni nel loro lavoro, col fine di guardare a queste idee più profondamente e anche renderle più visibili.

I lavori in mostra investigano l’esplorazione unica dell’identità femminile di Maria Lassnig e Cindy Sherman, evidenziando temi come la madre, il corpo, il clown e la coppia. Tutti temi chiave attuali che le due artiste affrontano con forza e acutezza ma ance con un altro strumento che condvidono: l’ironia. Cosa pensa su questo?

Forse l’ironia stessa è un potente strumento femminile, una strategia di decostruzione. Permette maggiore fluidità.

Cindy Sherman, Untitled,1989. © Cindy Sherman
Cindy Sherman, Untitled,
1999. © Cindy Sherman

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