16 ottobre 2023

Milano celebra Gabriele Basilico, con una doppia mostra tra Palazzo Reale e Triennale Milano

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Milano, dopo dieci anni dalla sua scomparsa, rende omaggio a Gabriele Basilico (1944-2013) con una grande mostra che si articola nelle sedi espositive di Triennale Milano e di Palazzo Reale.

Gabriele Basilico, Autoritratto/Self portrait, 2011 ©Gabriele Basilico/Archivio Gabriele Basilico

La mostra Gabriele Basilico. Le mie città è promossa da Comune di Milano-Cultura, Palazzo Reale e Triennale Milano, insieme a Electa e realizzata con la collaborazione scientifica dell’Archivio Gabriele Basilico. Si tratta di un corpus di circa 500 opere che restituisce al pubblico uno spaccato concretissimo sulla ricerca artistica di Basilico, fotografo italiano di fama internazionale e autore fondamentale nella Storia della Fotografia mondiale.

Architetto laureato nel 1973, presto si dedica alla fotografia sviluppando il suo campo di interesse verso la ricerca di una forma e di un’identità nel paesaggio urbano. Partendo da Milano, Basilico indaga le città nella loro più complessa stratificazione: le foto presentate in mostra restituiscono, oltre che al valore artistico dato dalla cifra stilistica e autoriale, un corpus documentario fondamentale che è entrato a far parte della memoria collettiva condivisa, una grande fotografia sul mondo.

Gabriele Basilico in Triennale Milano

Gabriele Basilico, Milano 1996
©Gabriele Basilico/Archivio Gabriele Basilico
Gabriele Basilico, Milano 1975-80
©Gabriele Basilico/Archivio Gabriele Basilico

«Negli anni Milano è diventata per me come un porto di mare, un luogo privato dal quale partire per altri mari, per altre città, per poi ritornare e quindi ripartire»: è così che racconta del rapporto con la sua città. È proprio la sede di Triennale, istituzione con la quale Basilico è sempre stato molto legato, che ospita nei suoi spazi espositivi 13 serie fotografiche e centinaia di opere tra le quali 180 fotografie a parete e un’ampia selezione di immagini d’archivio in teca. Curata da Giovanna Calvenzi e Matteo Balduzzi in collaborazione con il Museo di Fotografia Contemporanea, la mostra offre per la prima volta un racconto completo e progettuale lungo quasi 40 anni di una Milano caratterizzata da scorci metropolitani, architetture, tessuto sociale complesso, persone e immensi spazi. Le 13 serie esposte, che occupano lo spazio della Galleria di Triennale in un allestimento ideato e realizzato da Francesco Librizzi Studio, raccontano la florida carriera di Basilico dagli esordi caratterizzati da uno spiccato interesse nel reportage sociale fino ai lavori più tardi. Si può parlare di valore artistico, storico e documentario: Basilico è in grado di indagare Milano da diversi punti di vista, riconsegnandoci una fotografia articolata e complessa di una città che ha vissuto enormi cambiamenti sociali e urbanistici. Periferie milanesi degli anni Settanta, ritratti di fabbriche, indagine sulle architetture del modernismo milanese dell’85, la costruzione dei nuovi quartieri come Porta Nuova e i restauri del Duomo sono alcune delle tematiche presenti in mostra; una Milano studiata e catturata tramite un racconto visivo lungo decenni, in un certo senso come un’unica opera progettuale e installativa analizzabile sia nel suo complesso che in ogni suo frammento.

Gabriele Basilico a Palazzo Reale

Per Basilico Milano è la casa-base dalla quale poi muoversi verso altre città del mondo. Come una lente di ingrandimento che indietreggia, l’esposizione ospitata a Palazzo Reale curata da Giovanna Calvenzi e Filippo Maggia sottolinea proprio questo movimento centrifugo: sono circa 200 le opere selezionate dall’Archivio Basilico tra i più importanti lavori realizzati dall’artista nel corso della sua lunga carriera, molti frutto di grandi committenze internazionali. Lo spazio del Lucernario ospita le Sezioni del paesaggio italiano, un’indagine realizzata per la VI Biennale di Architettura di Venezia del 1966 in collaborazione con Stefano Boeri, opere che fanno da anticamera alle fotografie presenti nella Sala delle Cariatidi. Qui sono esposte 100 fotografie di oltre 40 città del mondo come Shanghai, Rio de Janeiro, San Francisco, Mosca, Londra, Parigi, Istanbul, Tel Aviv, Boston, Liverpool, Roma, Berlino, Lisbona, Valencia, Gerusalemme, Beirut, Amman, Montecarlo, Hong Kong e altre ancora. Lo spettatore può osservare le foto esposte in un allestimento labirintico pensato come fosse un tracciato urbano, progettato da Umberto Zanetti, ZDA Zanetti Design Architettura: le pareti espositive diventano muri di una città e lo spettatore si trasforma in cittadino camminando tra vie, viali e piazze.

Gabriele Basilico, Istanbul, 2005
©Gabriele Basilico/Archivio Gabriele Basilico
Gabriele Basilico, San Francisco, 2007
©Gabriele Basilico/Archivio Gabriele Basilico

Gabriele Basilico. Le mie città non è solo una mostra ma un vero e proprio evento in cui fotografia, storia documentaria, autorialità, progettualità e architettura sono elementi fondanti. La scelta di esporre la produzione fotografica in due sedi è essa stessa un atto di immersione sensoriale e corporea, portando lo spettatore ad osservare la città dentro la città, attraversandola con il proprio corpo e vivendola forse più consapevolmente. Le opere di Basilico si inseriscono filosoficamente in un frammento di una linea temporale che viaggia in avanti solo grazie alle radici che ha piantato nel passato. Le città raccontano di questa complessa stratificazione antropologica dove uomo e spazio coesistono più o meno in armonia, creando continui scambi e dialoghi. Grandi fotografie di città in costruzione dove le architetture svettano totemiche tra costruzioni più antiche, dove anche la costruzione più mediocre viene percepita al pari di quella autoriale, dove il cemento racconta proprio come un quadro le storie sociali, dove l’uomo ha creato e continua a creare habitat destinati a cambiamenti costanti. Da Milano alle città internazionali, Basilico ci ha regalato una visione sul mondo tanto malinconica quanto speranzosa: ogni città ha un tessuto unico e speciale che Basilico ha saputo fotografare nel suo equilibrio metropolitano fatto di immensi vuoti che trasudano vita.

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