03 maggio 2023

MOMENTUM 12: le anticipazioni dei curatori sulla prossima Biennale della Norvegia

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"Together as to gather" è il titolo della Biennale di Moss in Norvegia, pronta ad aprire i battenti dal prossimo giugno. A curarla è il collettivo Tenthaus, che ci ha raccontato le pratiche di dialogo che stanno alla base della manifestazione

Il collettivo Tenthaus. Courtesy of Tenthaus

Organizzata da Galleri F15, aprirà i battenti il 10 giugno, e fino all’8 ottobre, MOMENTUM 12, la nuova edizione della Biennale d’arte contemporanea che si tiene nella cittadina norvegese di Moss. La curatela per il 2023 è stata affidata al collettivo Tenthaus, che ci spiega come ha concepito la linea artistica.

Uno scorcio della Galleri F 15. Photo Eivind Lauritzen

Come avete concepito questa nuova edizione della Biennale?

Lavorando sotto forma di collettivo, è raro che un’idea sia concepita da un solo membro del gruppo. Modifichiamo e ricombiniamo le tante idee che sempre escono dalle nostre teste e alla fine creiamo un collage. Together as to gather è stata concepita secondo il nostro metodo abituale: ci riuniamo ogni lunedì per parlare della settimana a venire e per condividere informazioni e idee attraverso le nostre “bolle” (quelli che chiamiamo chiama i gruppi di lavoro). È un modo molto naturale per strutturare il nostro lavoro, i nostri pensieri e le nostre attese. Poiché è la prima volta che la Biennale è curata da un collettivo artistico, di per sé è stato un interessante punto di partenza. L’idea di base era semplicemente quella applicare il nostro metodo al formato di una Biennale e vedere a cosa avrebbe portato. Il nostro lavoro implica raggiungere una via di mezzo o uno spazio comune per comprendere pratiche diverse, come coesistere in uno spazio espositivo e quali azioni sono necessarie da parte di educatori e mediatori per aiutare a rendere questi gesti intelligibili.

Come avete scelto gli artisti?

Un primo criterio è stato quello che l’artista fosse socialmente impegnato, se nella sua pratica ci fosse una riflessione politica, anche se non esplicitata dalle opere finali. Vogliamo infatti considerare il ruolo che l’arte ha nella società, non solo nel contesto creativo. In relazione a ciò, desideriamo che gli artisti partecipanti interagiscano con le comunità locali, quindi abbiamo anche selezionato artisti che avessero un interesse o una precedente esperienza con i workshop e fossero aperti all’incontro e al dialogo con persone di diversa estrazione. Un altro criterio di scelta si basava sul fatto che la Biennale dovesse essere una piattaforma per artisti sia norvegesi sia stranieri, perché vogliamo riflettere sia ciò che sta accadendo sulla nostra scena artistica e su quelle di altri Paesi. Ultimo intento è quello di affiancare artisti già noti ad altri meno noti o emergenti, e presentarli al pubblico nelle diverse fasi della loro pratica.

Uno scorcio della Galleri F 15. Photo Eivind Lauritzen

Quali argomenti affronterete in questa Biennale?

Stiamo lavorando su molti argomenti contemporaneamente, e non tutti fra loro collegati. Mano a mano che andiamo avanti, gli argomenti possono anche essere influenzati dalla struttura della Biennale e forse anche da come questa è plasmata dalle nostre metodologie di lavoro. Questi processi includono l’indagine dell’ecologia, che si collega alla riflessione sull’economia e sull’educazione scolastica, temi fondamentali per noi come collettivo. Ci stiamo chiedendo a cosa serve una Biennale, a chi serve, cosa fa. Un esempio sono i dati che stiamo raccogliendo sull’impatto ambientale della Biennale.

C’è dell’altro?

Un altro elemento importante è che ogni artista invitato deve sviluppare un workshop con i residenti locali ed essere fisicamente presente a Moss. Abbiamo scoperto che è una cosa sorprendentemente insolita per il formato della Biennale. Abbiamo completamente rimodellato l’economia della Biennale in modi che riteniamo importanti per gli artisti, o almeno un esperimento su come organizzarla in maniera alternativa. Impariamo continuamente cosa possono fare queste manifestazioni quando vengono riproposte in modi meno gerarchici e come riorganizzare le comunità che coinvolgono, dagli artisti ai residenti ai visitatori che arrivano da fuori.

Quali messaggi vorresti condividere con il pubblico?

Generalmente, come collettivo, preferiamo l’idea di esplorare un “processo” piuttosto che quella di inviare un “messaggio”. Ma se possiamo dire qualcosa su un messaggio che vorremmo trasmettere, è che Together to gather può offrire uno spunto per il dialogo. Dalle decisioni curatoriali alla gestione del progetto, c’è un processo che vorremmo condividere, e che nasce da anni di lavoro collettivo e dalla messa in pratica di differenti modi per conoscere e avvicinarsi al campo dell’arte.

Uno scorcio della Galleri F 15. Photo Eivind Lauritzen

In che modo?

Per citare un caso specifico, l’Embassy Project, che costituisce una parte importante della Biennale, mira a collegare e porre a confronto pratiche istituzionali differenti fra le biennali delle varie aree del mondo. Abbiamo cercato di avvicinarci alle biennali che si svolgono quest’anno per stabilire un dialogo sulle possibilità di collaborazione e anche per raccontarle qui a Moss. Con questa operazione e le sinergie che stanno nascendo, speriamo di alimentare un ecosistema di pratiche condivise, con l’auspicio che queste connessioni rimarranno patrimonio MOMENTUM e potranno essere utilizzate anche nelle edizioni future.

Avete già lavorato a Moss con un programma di residenza. Come vi sembra la scena artistica locale? E come avete lavorato?

Moss ospita MOMENTUM da oltre due decenni. È una città aperta e ricettiva ai progetti e all’arte, con una comunità artistica molto attiva che è cresciuta grazie alla vicinanza con Oslo. Moss è abituata ai grandi progetti, abbiamo trovato molto facile lavorare con la comunità locale, e attendiamo con impazienza l’inizio dei vari eventi che avvicineranno gli artisti e la comunità nel corso della Biennale. Abbiamo trascorso molti mesi alla ricerca delle specificità di questa zona. Ad esempio House of Foundation ha una libreria di arte e teoria migliore di qualsiasi altra che si possa trovare a Oslo. Vogliamo dare visibilità anche alle numerose sfide che la comunità locale deve affrontare, che ha in comune con così tante città costiere più piccole, non solo in Norvegia, ma in tutto il mondo. Sfide che derivano dalle trasformazioni in corso del capitalismo globalizzato. Sono questioni che le biennali ovviamente non possono risolvere, ma possono offrire uno spunto di riflessione collettiva sulla nostra particolare situazione storica.

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