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Narrare l’antico per il contemporaneo: Numero Cromatico a Roma
Arte contemporanea
L’eterna lotta del desiderio materializzata nella propria essenza attraverso poesie struggenti, in cui è narrata l’entità di un amore tanto intenso quanto sofferto, che sopravvive nella negazione, sospeso, restituendo così una sensazione di sfuggente e impalpabile tattilità. Curato da Spazio Taverna e ospitato dal Museo Nazionale di Roma, “Eternal struggle of my desire” è un progetto ideato dal collettivo Numero Cromatico. Costruito ad hoc per abitare gli spazi della Crypta Balbi, vede la presenza di diverse opere inedite della serie Arazzi (2021 – ongoing), diffuse nei sotterranei del sito archeologico.
Aperta al pubblico fino all’11 dicembre, la mostra si configura come l’ennesimo successo di un collettivo che, pur concentrando la propria ricerca su temi estremamente contemporanei, mostra chiaramente la trasversalità del proprio lavoro, nel quale esistono forti corrispondenze con la storia del luogo in cui si inserisce.
La lana, ovvero il tessuto utilizzato negli Arazzi, funge da connessione diretta a una delle attività produttive emerse dagli scavi nel sito della Crypta: la fullonica in cui, in età romana, veniva lavata e tinta la lana. Al contempo, i testi d’amore tessuti sulle opere e generati da I.L.Y (Intelligenza Artificiale istruita dal collettivo) si ricollegano al concetto di amore negato, condizione propria delle ragazze rinchiuse nella Confraternita delle vergini miserabili di Santa Caterina dei Funari. Fondata nel 1543, occupava parte dell’attuale area del sito, con l’obiettivo di trasformare le figlie delle prostitute romane in “donne oneste e timorate di Dio” tramite l’insegnamento di alcune attività manuali, tra le quali il ricamo e il cucito.
In un’ottica di continui rimandi, volti a riattivare le suggestioni e la storia degli antichi spazi, il collettivo e il sito archeologico romano, accomunati dal forte legame con la dimensione artigianale, aprono una riflessione sul perdurare di una manualità di carattere arcaico, che assume nuovi significati nel Ventunesimo Secolo grazie all’ausilio delle nuove tecnologie.
Apripista della stagione di rinnovamento che investirà la sede di Crypta Balbi, l’intervento di Numero Cromatico si inserisce nel sito archeologico e lo trasforma in un ambiente multisensoriale, capace di trasportare l’osservatore in una nuova e inusuale esplorazione di sé e del luogo. In occasione della mostra, che si inserisce all’interno del progetto di Spazio Taverna sulla riattivazione del Genius Loci attraverso la contaminazione tra arte contemporanea e archeologia, abbiamo avuto il piacere di fare una chiacchierata con Numero Cromatico.
La ricerca di Numero Cromatico è pionieristica ed estremamente contemporanea. Cosa ha significato per voi confrontarvi per la prima volta con un luogo che narra una storia antichissima, risalente al 13 a.C, ma anche estremamente emblematico per la città di Roma in quanto esemplare della crisi della città tardoantica nonché depositario di diverse fasi di trasformazione urbana?
«Quando siamo stati invitati a realizzare una mostra in questi spazi così peculiari il pensiero è andato subito ad alcune questioni estetiche per noi determinanti negli ultimi anni: l’attivazione multisensoriale dello spettatore, lo spazio espositivo arricchito e l’attivazione della commozione nell’esperienza dell’opera d’arte. Si tratta di tre concetti chiave della nostra ricerca che attraversano le nostre opere e i contesti in cui le presentiamo.
La Crypta Balbi è uno spazio di per sé molto caratterizzato: i sotterranei, le mura romane, il rumore bianco dei condotti di aerazione, le infiorescenze che si sono appropriate di parte dello spazio, gli odori appena percettibili e la luce tenue. Si tratta di elementi visivi, olfattivi e sonori sinestetici che, a nostro avviso, potevano arricchire la fruizione estetica, aiutare lo spettatore ad avvicinarsi alla nostra opera. Abbiamo cercato di stabilire un equilibrio, una presenza discreta, in cui le 15 opere (arazzi di lana di varie dimensioni) potessero creare uno spazio di relazione con il contesto e il pubblico, una forma di “trasporto” estetico in territori ambigui ed emozionali».
Perché, secondo voi, ad oggi, è importante dar vita e sollecitare la presenza di un profondo dialogo tra antico e contemporaneo, come quello che voi siete stati in grado di creare?
«La storia degli esseri umani è una storia di stratificazioni: culturali, relazionali, architettoniche. Roma e la Crypta Balbi ne sono una straordinaria testimonianza. Per noi è importante rispettare il passato, studiarlo e dargli la giusta collocazione così da inserire nel flusso della storia dispositivi artistici, opere d’arte, che l’umanità possa sentire proprie. Un tentativo che abbiamo cercato di fare anche in questo caso».
“Eternal Struggle of my desire” apre quella che sarà una vera e propria stagione di rinnovamento e rigenerazione urbana che interesserà la sede di Crypta Balbi. Potete darci qualche anticipazione sui futuri progetti di Numero Cromatico?
«Siamo grati a Spazio Taverna e al Museo Nazionale Romano per averci chiesto di aprire questa stagione di rinnovamento della Crypta Balbi e speriamo sia solo l’inizio di una proficua collaborazione futura. Il 2023 sarà un anno molto intenso, in cui presenteremo progetti in spazi pubblici e privati, in Italia e all’estero. La stagione si aprirà con un’importante mostra il 13 gennaio presso la Galleria T293 di Roma e per l’occasione presenteremo un nuovo ciclo di opere di grandi dimensioni. Per il resto noi abitiamo quotidianamente l’imprevedibilità del futuro ed è nostra abitudine essere pronti ad affrontarne le sfide».