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Olfactus Loci. L’immateriale potenza degli odori
Arte contemporanea
Nel 1986 usciva per Einaudi Sotto il sole giaguaro, romanzo postumo di Italo Calvino che avrebbe dovuto ospitare cinque racconti, ognuno su uno dei cinque sensi, ma in cui erano raccontati solo tre: il gusto, il tatto e l’olfatto. Calvino non era riuscito a completare i due racconti sulla vista e sull’udito, paradossalmente, i due sensi più utilizzati in epoca moderna.

Attualmente, anche l’esperienza artistica è ancora potentemente legata al senso della vista, il più complesso e apparentemente completo per fruire un’opera d’arte. La mostra di Francesca Casale SENSU, Olfactus Loci, curata da Chiara Canali e allestita nella Galleria a cielo aperto del Parco delle Sculture del Chianti, luogo di accoglienza per opere d’arte contemporanea site-specific, si muove su altri binari, quelli che coinvolgono l’olfatto, un senso considerato quasi secondario per la fruizione artistica. SENSU, artista olfattiva multidisciplinare, ha diviso il percorso in due momenti distinti con cui ha voluto richiamare, già a partire dal titolo, il concetto di Genius Loci: le Scatole sociali e l’installazione Roots Pipeline_wine, attraverso le quali ha descritto le caratteristiche socioculturali del luogo.
Olfactus Loci: il senso della reminiscenza
SENSU adotta un approccio scientifico al fare artistico, grazie alla sua formazione nel campo essenziero, spiegando meticolosamente il modo in cui si costruiscono gli odori. All’interno delle Scatole sociali, ad esempio, sono disposte a ventaglio delle striscioline che miscelano le molecole odorose, creando «uno spostamento al di fuori dell’installazione che va a far scaturire un ricordo, che è alla base dell’arte olfattiva». L’obiettivo dell’artista, dunque, è quello di “completare”, chiudendo il cerchio della sperimentazione sensoriale, la capacità di esperire un’opera: il visitatore, attraverso l’olfatto è oggetto di un momento di intimità, grazie all’azione delle molecole odorose sull’inconscio. Le Scatole sociali sono costruite per tutelare gli odori di alcune specie botaniche autoctone della Toscana. Riutilizzando vecchie arnie, l’opera di SENSU diventa un rifugio per varie specie impollinatrici, con un taglio e un uso diverso, collegato a chi devono attrarre.

Proseguendo, si incontrano le tre botti-albero di Roots Pipeline_wine le cui radici, tubi di diversi colori, emergono dal terreno, e le cui fronde, i vapori odorosi, si innalzano verso il cielo. Queste opere raccontano «la reminiscenza olfattiva dell’habitat» spiega l’artista: cipresso, fragola, muschio e ginepro sono alcune delle note olfattive che si possono odorare. L’opera è composta da tre stazioni che sono dedicate, ognuna, a un momento specifico della maturazione del vino. Il progetto esplorativo è realizzato in collaborazione con grandi realtà, tra cui l’azienda agricola Tolaini, i cui vigneti si trovano a pochi chilometri dal Parco, e la casa essenziera MANE, produttrice di fragranze e aromi che consentono l’attivazione di memorie ed emozioni. Ed è proprio in questa collaborazione tra SENSU e Tolaini che si ricrea una reminiscenza inaspettata: le radici di Roots Pipeline_wine, infatti, osserva l’artista, sono disposte a forma di y, richiamando così il simbolo dell’azienda agricola, una t etrusca. I tubi dell’installazione, inoltre, prendono tonalità più calde o più fredde a seconda della carica olfattiva del vino e della vicinanza alla botte.

L’immateriale esperienza sensibile dell’olfatto
Le opere di SENSU non devono essere apprezzate solo per il loro aspetto visivo, ma, soprattutto, nel contesto di un fattore immateriale quale è l’odore. Spiega l’artista a questo proposito che è necessario dematerializzare e ritematizzare ciò che esperiamo, come il vino, elemento che siamo abituati a percepire con la vista ancora prima che sentire con qualsiasi altro senso: «dematerializzare vuol dire agire a livello emotivo, sensibile, sentire qualcosa che gli altri non sentono o non hanno visto». In questa prospettiva, SENSU afferma di avere come modelli artistici i dadaisti e, in particolare, la poetica di Marcel Duchamp, tramite cui cerca di dare un senso nuovo a ciò che ci circonda: il ricordo di ciò che è passato si può contestualizzare unendo l’odore al colore, creando associazioni e risemantizzando.

Questo approccio alla pratica artistica ha anche i suoi elementi di critica, soprattutto, nel campo essenziero: l’odore, per l’artista, dovrebbe creare una storia passata, attraverso quelle associazioni mentali che fanno emergere istintivamente delle emozioni; tuttavia, la nostra capacità di attenzione si fonda ancora in gran parte sul senso della vista e, anche nel campo dei profumi, si riscontrano non poche semplificazioni. Lo stesso odore intrappolato all’interno di una bottiglietta preconfezionata non aiuta a percepirne, forse, tutta l’importanza che ha per la nostra identità: ogni odore, infatti, caratterizza e forma il nostro io quando lo indossiamo, contribuendo a plasmare all’esterno una visione del sé che non passa solo attraverso lo sguardo, ma è un insieme di caratteristiche socioculturali, storiche e naturali che ci completano e ci connettono l’uno con l’altro.