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Parcours: le opere pubbliche diffuse per Basilea, tra attualità e denuncia politica
Arte contemporanea
Quest’anno sono stati ventiquattro gli artisti invitati dal curatore Samuel Leuenberger a segnare il Parcours dello spazio cittadino di Basilea. Raccolti nella città vecchia, gli interventi sono di Lamia Joreige, Julian Irlinger, Melika Kara, Luis Lazaro Matos, Julian Charrière, Thomas Houseago, Wyatt Kahn, Berlinde De Bruyckere, Hank Willis Thomas, Pawel, Athamer, Georgia Sagri, Noa Eskol, Kaspar Muller, Petra Cortright, Kaspar Muller, Shilpa Gupta, Cally Spooner, Alexander Carver, Jocolby Satterwhite, Eric Baudelaire, Tanya Merrill, Tony Cokes, Chloe Wise, Martin Creed e Laure Prouvost.
Lavori capaci di esprimere la realtà socio-politica senza cadere mai nella trappola del manifesto ideologico. Così Laure Prouvost associa due opere: la scritta DREAMING OF NO FRONT TEARS, posta sopra l’ingresso di un tunnel scavato perpendicolarmente al Reno, introduce all’installazione No More Front Tears: un evidente gioco di parole tra “front tears” e “frontiers”. Sullo schermo installato all’interno del tunnel si alternano parole, frasi e gestualità che evidenziano il racconto figurato con paesaggi, cartografie velate da colate di blu e macchie diluite dai contorni rossi, come in un acquarello. Il titolo esprime un sentimento forte attorno alle migrazioni connaturate alla specie umana ma attorno ad animali e piante. La musica è malinconica e accentua il sentimento di empatia che coinvolge lo spettatore.
Berlinde De Bruyckere ha disposto su un piedistallo una scultura in bronzo patinato, Arcangelo III. Il colore leggermente argentato unisce tutta l’installazione fatta con lo stesso materiale, parte di una serie iniziata durante il covid in omaggio al personale sanitario. La testa e la maggior parte del corpo sono nascosti da qualcosa che ha le sembianze di una coperta, il cui calco è stato confezionato in una clinica veterinaria a partire dalla pelle di un cavallo. Collocata in un giardino suggestivo allude alle migliaia di persone prive di identità, da mettere su un piedistallo per il loro sacrificio. Allude forse ad una rivisitazione drastica della statua equestre?
L’impatto assicurato di Where are you going? di Eric Baudelaire si riferisce al passato recente espresso con sottile e caustica ironia. L’artista ha scelto di affiggere sui muri di una stanza del Museo di Storia Naturale un carteggio che raccoglie le risposte di parlamentari inglesi alla domanda espressa nel titolo, tanto semplice quanto complessa, dopo la Brexit. Si tratta di 31 dei 52 manifesti che rappresentano le missive ricevute dagli interlocutori, le quali appartengono al Mudam di Lussemburgo.
Shilpa Gupta innalza una struttura che allude ad una portata musicale sulla quale si alternano tre lingue, illuminandosi a turno ma mai contemporaneamente: l’urdu, l’hindi e l’inglese. È chiaro il riferimento all’incomunicabilità che esiste fra le popolazioni che vivono in India. Un modo sintetico ma efficace di esprimere la realtà sociale, politica e storica del Paese.
Con Controlled Burn, Julian Charrière esprime in un video il contrasto, che esiste nella storia dell’arte, fra la bellezza di un’immagine e la realtà che rappresenta. Le luci scintillanti che, a raffica, invadono il cielo notturno come comete, provengono invece dai droni e dai bombardamenti, suscitando nello spettatore, meraviglia, ansia, terrore, ma anche un senso di colpa e di forte disagio per trovare certamente belle le forme che rimandano al drammatico.
Due sono gli artisti che si riferiscono agli anni Venti e Trenta: su una parete in salita della città vecchia, Tony Cokes ha appeso tre monocromi di colore verde, azzurro e arancio che rimandano ad altrettanti colori scelti per i Giochi Olimpici di Monaco di Baviera in contrasto col nero e il rosso dei famigerati Giochi del ‘36. Non ci sono equivoci sul titolo Some Munich Moments 1937-1972, due date diversamente funeste. Julian Irlinger in Fragments of Crisis proietta un video con vignette da francobollo disegnate dagli artisti negli anni venti, al momento della grande inflazione che colpì la Germania. Nell’oscurità dello spazio antistante la proiezione, sono allineate decine di case giocattoli ready-made dalla presenza inquietante.
Ogni altra opera installata in Parcours ha il suo stile e la sua originalità. Il racconto figurato della storia quotidiana del popolo curdo di Melike Kara con quadri e ritagli di carta stampata ; gli astronauti ben equipaggiati ma caduti e mutilati del polacco Pawel Athamer; le tracce di rosso che sgocciolano su un muro esterno di Georgia Sagri; le sagome scultoree deposte su un prato associate ad oggetti quotidiani – un pettine, il disegno di un cellulare – di Wyatt Kahn; le tappezzerie come collages dell’artista israeliana (1924-2007) di Noa Eskol; le proiezioni psichedeliche di Jocolby Satterwhite; l’ironia caustica attorno alla pubblicità televisiva di Chloe Wise; la ricca iconografia figurativa e astratta di Alexander Carver; gli uomini di paglia di Kaspar Muller. La Storia attuale fa riemergere quel passato tragico che si pensava ormai cristallizzato in esperienze mai più ripetibili. E conduce tutti a scrutare episodi cruciali, noti o dimenticati, per scongiurare che si ripetano nel futuro.