16 agosto 2022

Prospettive 2022, arte diffusa in Emilia Romagna #2: intervista a Daniele Catalli

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Proseguiamo il nostro racconto della terza edizione di Prospettive, la rete di residenze d’artista diffuse tra i Comuni dell’Emilia Romagna: Daniele Catalli ci parla della sua esperienza a Spilamberto

La tappa nel Comune di Spilamberto del Dream Circus Project. Ph Giorgia Tronconi

Daniele Catalli è un artista multidisciplinare la cui prativa abbraccia un’ampia gamma di media, tra cui disegno, installazione, editoria e performance. Nel 2014 a Istanbul durante la residenza Pasaj, ha portato avanti il DREAM CIRCUS PROJECT, una performance di arte partecipativa itinerante che lavora sui sogni e sulla loro rappresentazione. Il progetto ha vinto il premio Best Project di “Wetraders Berlin” al Kunstraum Bethanien di Berlino. Nel 2021 ha fondato il Museo del Sogno. Per Prospettive 2022 – qui i nostri approfondimenti – Daniele Catalli ha avuto modo di confrontarsi con la lunga tradizione manifatturiera di giostrai e burattinai tra cui fondamentali sono state le aziende Emiliana Luna Park e Lunati Scenografie. Domenica, 28 agosto, presso il Comune di Spilamberto inaugura I NOTTURNI, l’opera esito della residenza.

 

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La tua residenza è iniziata con tre giornate dedicate al Dream Circus Project. Come nasce questo progetto?

«Dream Circus Project è nato come Dream Circus per il festival di arte pubblica “Seminaria” a Maranola, un piccolo comune vicino Gaeta. La richiesta era quella di coinvolgere la cittadinanza e di esporre nello spazio pubblico. Avevo in mente un lavoro sui sogni da diverso tempo così ho deciso di intervistare gli abitanti, chiedendo loro di raccontarmi i sogni notturni. Ho tradotto ogni sogno in una singola immagine stampata poi su teli installati insieme ai panni stesi degli abitanti.

Durante una residenza ad Amsterdam, qualche mese dopo, ho capito che non mi interessava più fermarmi alla sola restituzione illustrata, ma rendere il progetto itinerante e cogliere quali sono gli aspetti comuni fra i sogni delle persone, qual è il sogno collettivo. È stato in quel caso che ho iniziato a lavorare sulla traduzione in appunti visivi scambiati con un racconto scritto dei propri sogni. Nel 2012 il progetto si è evoluto nell’attuale progetto itinerante, che porta con sé una dote di disegni dell’evento precedente che vengono scambiati con il racconto scritto di sogni notturni. Ogni volta che arrivo in un luogo allestisco i disegni in quella che chiamo la nuvola di sogni, i cui pezzi fanno parte di una mia archiviazione e catalogazione. Le tappe cercano di alternare spazi istituzionali a spazi al di fuori dell’arte contemporanea, questo perché il progetto presenta differenti livelli di lettura che emergono in modo variabile rispetto al luogo in cui espongo».

Sopralluogo di Daniele Catalli presso la Collezione “Roberto Preti”

Nella declinazione di ARTE, TERRITORIO, IMPRESA il tuo riferimento non è rivolto ad una specifica azienda, bensì agli antichi mestieri di burattinai e giostrai che caratterizzano il Comune di Spilamberto. Come ti stai approcciando a queste realtà?

«Ho avuto l’opportunità di avvicinarmi alla tradizione dei burattinai entrando nel Fondo Roberto Preti: un ricco archivio del famoso burattinaio che include scenografie, burattini, cartonati e oggetti di scena. Il mondo delle marionette mi serve da ispirazione per rintracciare codici riconoscibili di personaggi stereotipati, riferimento al quale sto lavorando per concepire l’opera finale.

L’azienda di giostre Emiliana Luna Park, invece, dispone di un archivio di fotografie delle giostre da loro prodotte a partire dagli anni Sessanta e i progetti di ingegneria delle stesse, tutti basati su precisi calcoli e resistenze da considerare. Penso che la relazione fra impresa e artista possa diventare interessante nel momento in cui l’azienda si apre a sperimentare e leggere le proprie competenze in ottica artistica. Spesso mi capita di rivolgermi ad artigiani proponendo la realizzazione di un mio progetto, loro ritengono però non si possa creare perché sbagliato. Ecco, anche questo aspetto è particolarmente stimolante: valutare l’errore, uscire dagli schemi prestabiliti della professionalità perseguita e vedere che cosa può succedere».

Archivio fotografico dell’azienda Emiliana Luna Park

Quali sono le riflessioni che ti interessa portare alla luce con l’opera finale di restituzione?

«Il Dream Circus Project mi ha permesso di raccogliere il materiale iniziale per effettuare un passo fuori dal progetto e svilupparlo in un altro pensato per la residenza. L’idea è quella di restituire i sogni che mi sono stati affidati, estrapolando personaggi che diventano altri abitanti di Spilamberto: i personaggi dei sogni che vivono la città di notte. Il Dream Circus presenta anche questo livello: io racconto la storia del disegno che è stato preso, ma si tratta di un’interpretazione di quello che leggo. A loro volta, le persone che scelgono un disegno creano un’altra interpretazione ed è così che si instaura un collegamento inconsapevole tra chi fruisce il disegno e la persona estranea che ha sognato quel soggetto. I personaggi sono selezionati singolarmente, ma nella restituzione finale vorrei ragionare sugli stereotipi per rappresentare quelli che sono i codici condivisi».

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