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Tra le pieghe della materia: le sculture di Tony Cragg alle Terme di Diocleziano
Arte contemporanea
Fino al 4 maggio 2025, le Terme di Diocleziano di Roma ospiteranno Tony Cragg. Infinite forme e bellissime, mostra dedicata a uno dei maggiori esponenti della scultura contemporanea. Organizzata da BAM – Eventi d’Arte in collaborazione con Roma Capitale e a cura di Sergio Risaliti e Stéphane Verger, la personale consta di 18 sculture, le cui forme organiche e inaspettate si inseriscono nelle Grandi Aule, generando una mirabile tensione tra contemporaneo e antichità. La mostra non si ferma però qui e, fino al 31 gennaio 2025, saranno esposte tre ulteriori sculture dell’artista in piazza San Silvestro e in piazza San Lorenzo in Lucina.


Come si evince dal titolo della retrospettiva, l’aspetto formale è l’elemento chiave della ricerca artistica di Tony Cragg (Liverpool, 1949): forma nella sua interezza, nelle modalità in cui viene generata, nei materiali che la costituiscono ma, soprattutto, nei limiti che può superare, evolvendosi in tante direzioni quante se ne possono immaginare. Non a caso, è stata scelta la citazione di Darwin, «Infinite forme e bellissime», per riassumere il sentire dell’artista di fronte alla molteplicità dei processi evolutivi che la natura ci offre, rendendosi motore e ispirazione per l’atto creativo dell’artista stesso.


Cragg parte dalla materia, ne studia l’essenza, le caratteristiche fisiche e chimiche, la specificità e da qui inizia a modellarla. Testa le potenzialità dei materiali approfondendone la relazione con la forma, per rivelarne il significato intrinseco attraverso il processo creativo che dà vita all’opera.
Entrando, si viene immediatamente colpiti dall’atmosfera generata dall’incontro tra gli antichi spazi termali e le misteriose sculture dell’artista. Ciò che ne scaturisce è un dialogo affascinante, tra la storicità dell’ambiente, le ampie volte delle Aule, i reperti romani e le opere in mostra, sorprendenti e multiformi, realizzate con materiali diversi, dal bronzo alla fibra di vetro, alcune leggere, altre pesanti, alcune enormi, altre più contenute. Sembra di essere stati catapultati in un’altra dimensione, dove passato e presente coesistono e il tempo resta sospeso.


Camminando tra le sculture, disseminate tra tombe e sarcofagi, si intuiscono i molteplici universi d’ispirazione dell’artista. Companions (2023), opera tra le più voluminose in esposizione, campeggia davanti all’ingresso in un perfetto tripudio formale, con le molte braccia a ricordare paesaggi sottomarini. Non lontano, sulla destra, si staglia Points of view (2015), gruppo di tre totem blu di legno, dall’altezza impressionante, le cui superfici sembrano essere state levigate dall’azione erosiva del vento.


Numerose sono anche le ispirazioni antropomorfe. Tra le opere apparentemente più immediate, ricordiamo Wave (2022), grande onda in bronzo, i cui elementi più piccoli sono numerosissime miniature di esseri umani e Manipulations (2017), una scultura-albero, il cui tronco, rami e foglie sono costituiti da mani che si ramificano progressivamente. Si tratta di sculture fortemente perturbanti, per cui la scelta di utilizzare forme così familiari aumenta sensibilmente il potere magnetico delle opere stesse.


Il rimando a elementi naturali è continuo e le forme che rileviamo, sinuose e pervasive, cambiano a mano a mano che giriamo intorno alle opere, facendoci scorgere brevi impressioni che, girato l’angolo, si tramutano in tutt’altro. Così come avviene, ad esempio, osservando Senders (2018), morbide figure organiche si trasformano in profili umani che, a loro volta, mutano nuovamente, per lasciare spazio ad altre interpretazioni.


La coralità è uno degli elementi caratterizzanti di questa retrospettiva, dove si intrecciano mondi ed epoche diverse e la scultura diventa mezzo di conoscenza del dialogo sotteso tra forma e materia, intimamente interconnesse e capaci di indurre meravigliose suggestioni in chi si ferma a guardare.