27 marzo 2020

Un amuleto potentissimo, firmato Atelier dell’Errore

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Stavolta non vi proponiamo una galleria di immagini, ma una sola icona. Fortissima. Da stampare, e da portare addosso contro la paura

Sarà l’emozione di questi giorni, sarà la concitazione.

Sarà che di isterismi e allarmi, così pure come dei tremendi silenzi che avvolgono le nostre città non ne possiamo più. Sarà anche per questo che, nei giorni scorsi, quando abbiamo ricevuto il dono dell’Atelier dell’Errore siamo saltati sulla sedia e abbiamo esclamato proprio WOW!

Non una mostra online, non didattica a distanza, nessun programma via social network ma un’immagine. Un’immagine astratta e potente, che abbiamo immediatamente stampato senza nemmeno leggere le istruzioni, e un messaggio:

“L’Atelier ha brevettato un antidoto, un amuleto apotropaico per affrontare il virus: l’ha chiamato AVCV 01. Ha deciso di farne dono a quante più persone vorranno tenerlo con sé, diffondendo l’antivirus rizomaticamente, partendo dalle persone più vicine all’Atelier e da quelle ad altri, e ad altri ancora, per contrastare simbolicamente paura, indifferenza, senso di irrilevanza e tutto ciò che di negativo ci troviamo a vivere, insieme ma isolati, per la prima volta, con questa intensità”.

Cos’è l’Atelier dell’Errore

Dell’Atelier dell’Errore, il laboratorio di arti visive e performative progettato nel 2002 dall’artista Luca Santiago Mora per la Neuropsichiatria infantile dell’Ausl di Reggio Emilia, che dal 2014 opera anche all’Ospedale di Bergamo e che nel 2015 è diventato anche un collettivo – per i ragazzi più grandi e per una loro professionalizzazione – la cui sede operativa è alla Collezione Maramotti di Reggio Emilia vi abbiamo parlato diverse volte, non in ultimo in occasione di una mostra che mostrava una serie di disegni “evasi dalla prigione dell’immaginazione” 

Un progetto che va ben oltre il didattico o la terapia, sviluppatosi come una vera e propria espressione di Arte Relazionale, i cui risultati sono stati riconosciuti con una serie di premi ed esposizioni sia in Italia sia all’estero.

Perché un lavoro sul Coronavirus?

Vogliamo a nostra volta ricondividere, con quante più persone possibili, l’amuleto offerto dall’Atelier, sicuri che questo fortissimo disegno, un po’ virus un po’ pianeta, un po’ ovulo un po’ cellula, un po’ sanguinario un po’ tramonto, un po’ fuoco un po’ sfera appuntita, possa fare bene ai nostri occhi distrutti dagli schermi e dalle cronache. Qualche amico ci ha subito scritto: “Scusate… sicuri che non sia scappato a voi il Coronavirus?”.

Ebbene no, cari amici, anche noi dell’AdE abbiamo paura. Eccome. Come tanti, forse tutti o forse no.

Ma una risposta concreta era dovuta, e questo è il primo motivo. Intanto il covid, l’indesiderato, invisibilmente continua a farsi largo, lasciando visibilissimo il vuoto. Vuoto che non rimane vuoto, s’infittisce d’immagini che precipitano da ogni dove. Anche i torrenti di parole, di questi giorni lenti, scivolano via, lasciando sempre e solo Immagini.

Noi, in Atelier, da anni non facciamo altro che mettere al mondo immagini, immagini zoologiche, di una zoologia che nessuno ha visto mai. Immagini che lievitano sempre da una paura, indotta o subita: la paura della diversità. Paura che nel tempo abbiamo imparato a trasformare in un vantaggio, il vantaggio di vedere altro e oltre. Quindi Immagine per Immagini, questo è il secondo motivo, specialistico diciamo. A questo punto il covid lo abbiamo fatto nostro, lo abbiamo trascinato per i capelli (si può mai dire così di un virus?… Ce ne rendiamo conto) nel nostro habitat oltre-zoologico.

Abbiamo molto lavorato per escludere, controllare, e infine isolare. Ne è rimasta una sola immagine, un antidoto, un medicamento alla paura perché profuma di speranza. Non ci sono ancora farmacie d’immagini e a questo bisognerà porre rimedio, intanto però noi la regaleremo inviandola con quel che c’è. Vorremmo che ognuno se la stampasse da sé, in formato santino magari o la usasse come sfondo del suo smartphone, perché un’immagine non la si ingoia, la si porta addosso tutt’al più, nei più gravi casi, come questo.

È un medicinale, seguire attentamente le istruzioni.

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