06 marzo 2024

Dopo il rogo la Venere di Pistoletto ritorna a Piazza Municipio a Napoli, uguale ma diversa

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Napoli, presentata per la seconda volta la monumentale Venere degli Stracci di Michelangelo Pistoletto, che ritorna a piazza Municipio dopo l’incendio dello scorso luglio

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È la stessa opera oppure è diversa? Sembra uguale in tutto, nelle misure, nei materiali e nelle proporzioni monumentali eppure qualcosa di differente deve esserci: «È una Venere che non ha rimosso le ferite, che porta dentro di sé l’anima dell’evento drammatico, includendo al suo interno la struttura portante che ha resistito al rogo». Così Vincenzo Trione ha presentato la nuova Venere degli stracci di Michelangelo Pistoletto, che ritorna a piazza Municipio, a Napoli, dopo l’incendio dello scorso luglio che la ridusse in cenere. «Ma più forte è stata la volontà di resistere», ha continuato Trione, consigliere alla programmazione delle attività museali e all’arte contemporanea del Comune di Napoli e Professore ordinario di Arte e media presso l’Università IULM di Milano, intervenuto stamattina alla conferenza stampa, svoltasi a Palazzo San Giacomo, sede del Municipio, insieme al Sindaco Gaetano Manfredi, ad Antonio Roberto Lucidi, Vicepresidente Associazione Altra Napoli, e allo stesso Pistoletto.

Dopo l’incendio – il cui autore fu poi identificato in Simone Isaia, 32enne originario di Casalnuovo, incensurato, senza fissa dimora e in condizioni di fragilità mentale – l’artista aveva immediatamente manifestato la volontà di ricostruire l’opera, trovando l’appoggio del sindaco e dell’amministrazione. Immediatamente fu attivata anche una campagna di crowdfunding, promossa dall’associazione Altra Napoli. Ma poi, a seguito della decisione dell’artista di autofinanziare la nuova installazione, i fondi raccolti sono stati destinati a due associazioni con finalità sociali attive sul territorio: La Scintilla, che lavora per il coinvolgimento di persone affette da disabilità intellettiva, e la Cooperativa Sociale Lazzarelle, impegnata nel recupero delle donne afflitte da regime di detenzione.

Il Comune di Napoli – che per la prima installazione aveva deliberato, ad aprile 2023, una spesa di circa 168mila euro, poi spostata sul bilancio del 2024 e quindi non rifinanziata, come erroneamente riportato da alcune testate in questi giorni – si occuperà invece solo delle spese per la sorveglianza che, come specificato dal sindaco Manfredi, sarà attiva 24 ore su 24. E dunque, anche in questa “presenza” di uno sguardo costante – a tratti foucaultiana – ci sarà qualcosa di diverso, anche solo un’atmosfera, una sensazione o una consapevolezza, rispetto alla precedente versione.

Che poi la serialità ha sempre fatto parte della lunga ricerca dell’artista biellese, dalle famosissime opere specchianti, esposte nei musei di tutto il mondo oltre che nella fermata Garibaldi della metropolitana di Napoli, al Terzo Paradiso, progetto citato da Pistoletto durante la conferenza come spunto di rinascita e miglioramento ed esempio particolarmente significativo di azione rigenerativa, tanto più in occasione di questa presentazione seconda, anzi, reiterata, per usare un termine a tema. La stessa Venere degli stracci, la cui prima versione risale al 1967, riprendendo il modello della Venere con mela dello scultore neoclassico Bertel Thorvaldsen, è stata riproposta in varie forme nel corso degli anni e in varie sedi, dal Museo Madre al Castello di Rivoli, fino alla Tate Gallery di Liverpool. Quella di piazza Municipio è la prima di dimensioni monumentali e, quindi, con un fuori scala inedito tra la proporzioni olimpioniche della Venere e la misura umana degli stracci.

L’opera sarà esposta al pubblico per tre mesi, quindi, attraverso una donazione al Comune, sarà allestita in maniera permanente in un’altra sede. Che, con il tramite di padre Antonio Loffredo, potrebbe essere quella della Basilica di San Pietro ad Aram, situata ad accesso di Napoli, nei pressi della Stazione Centrale e dove, secondo la tradizione, sarebbe custodita l’Ara Petri, la pietra che il santo apostolo usò come altare per la preghiera, durante la sua venuta nella città partenopea.

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