27 maggio 2023

Venezia, il nuovo Project Space della Fondazione Czok, tra pittura e video

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Il project space della Fondazione Marta Czok apre a Venezia, in concomitanza con la Biennale Architettura 2023, presentando una mostra tra pittura e video su tematiche sociali: ne parliamo con gli organizzatori

Jacek Ludwig Scarso (Senior Curator), Anna Marazuela Kim (Associate Curator) e Luisa Bravo
Jacek Ludwig Scarso, Anna Marazuela Kim, Luisa Bravo

In occasione dell’apertura del nuovo Project Space della Fondazione Marta Czok a Venezia, parliamo con il team che ha lavorato sulla mostra “The Rise and Fall of the Ideal City”, che include opere pittoriche della Collezione Marta Czok, accostate a cortometraggi e lavori video internazionali che trattano le problematiche sociali e politiche del contesto urbano. Presentata in concomitanza con la Biennale Architettura 2023, la mostra ha inizio con una collaborazione speciale con Urban Visions Film Festival e A-Place, progetto co-finanziato dal programma Europa Creativa dell’Unione Europea. Ce ne parlano Jacek Ludwig Scarso (Senior Curator), Anna Marazuela Kim (Associate Curator) e Luisa Bravo, che dirige A-Place e Urban Visions e ne ha curato la selezione di cortometraggi.

Come nasce la Fondazione Marta Czok?

JLS «La Fondazione è nata dalla collezione permanente Marta Czok, che si specializza in una visione antologica dell’opera pittorica di Marta Czok  e in particolare nelle opere istituzionali degli ultimi quarant’anni. La nostra programmazione si rifà alle tematiche di queste opere, che si basano sul commentario sociale, la satira politica e l’esperienza di migrazione: Marta Czok è nata in Libano nel 1947 e cresciuta a Londra dove i suoi genitori polacchi trovarono asilo politico nell’esito della Seconda Guerra Mondiale e dove ha studiato alla St Martin’s School of Art, prima di trasferirsi in Italia dal 1974. Questa identità culturale così transitoria e le complessità sociopolitiche che questa ha comportato si riflettono nei suoi lavori, diventando il fulcro per la visione curatoriale dei progetti della Fondazione».

Quindi, il nuovo spazio a Venezia che funzione avrà?

JLS «Il Project Space che abbiamo creato qui a Venezia sarà fondamentale per questa visione. Mentre la Collezione Permanente, che ha sede nel centro storico di Castel Gandolfo (Roma) si specializza esclusivamente nell’opera di Marta Czok, qui il concetto di scambio è fondamentale.  È un “project space” perché prevede una progettualità sempre diversa, in dialogo con istituzioni italiane e internazionali. I progetti includeranno mostre interdisciplinari, ma anche simposi, performance, residenze artistiche, laboratori e molto altro. Vogliamo dare spazio agli artisti emergenti, sia italiani che internazionali, e vogliamo anche creare un rapporto significativo con chi vive e lavora a Venezia».

Luisa, ci descrive la collaborazione tra Urban Visions e Fondazione Marta Czok?

LB «Urban Visions, beyond the Ideal City, è un progetto cinematografico sulla città, volto ad indagare la complessità della dimensione urbana contemporanea; è un progetto di ricerca multidisciplinare che rispecchia l’esigenza contemporanea di studiare la città attraverso prospettive, saperi e linguaggi diversi; è un Festival internazionale che sviluppa un racconto della città aperto a multiple interpretazioni, diventando visione, scenario dell’immaginario collettivo, capace di descrivere e divulgare le mutevoli identità urbane, attraverso lo spazio e il tempo. Nella collaborazione con la Fondazione Marta Czok a Venezia, Urban Visions diventa anche un progetto artistico configurandosi come viaggio attraverso le geografie umane delle nostre città, in una narrazione che intreccia storie di felicità e povertà, successo e solitudine, attivismo e rassegnazione, al di là delle forme seducenti e rassicuranti della città ideale, per scoprire quello che i nostri occhi, deliberatamente o inconsciamente, non conoscono o non riescono a vedere».

Anna, ci parla del suo ruolo in questo progetto?

AMK «Data la guerra al confine della sua Polonia, il lavoro di Marta Czok sembra più attuale che mai: non solo come promemoria dei pericoli dell’aggressione storica, ma di un’amnesia storica che rischia di ripetere il passato.  Come Curatore Associato del nuovo Project Space a Venezia, portando il lavoro di Czok in dialogo con una più ampia comunità artistica su questo e altri temi chiave, il mio primo obiettivo è quello di presentare il lavoro di artisti ucraini impegnati su questi temi, che condividono anche l’esperienza di asilo politico vissuta dalla stessa artista. Nel costruire partnership con organizzazioni internazionali per sostenere questo lavoro, è un privilegio offrire una piattaforma agli Ucraini in questo momento critico, e non vedo l’ora che arrivi la nostra prima stagione di video e cortometraggi che riflettono sulle città ucraine in questo periodo storico».

Jacek, cosa ci possiamo aspettare da Fondazione Marta Czok nei prossimi progetti?

JLS «È un momento davvero interessante, perché stiamo parlando con istituzioni che vanno da tutta l’Europa fino all’Australia, dove sono stato ultimamente per diversi progetti. Il nostro team è internazionale (io stesso lavoro da Londra come accademico alla London Metropolitan University dove co-dirigo il centro di ricerca artistica CREATURE). Questo favorisce un’impostazione aperta al mondo, ma anche interessata a tematiche locali. Siamo molto fieri di collaborare anche con Exibart nei nostri progetti futuri. La fortuna di avere questo meraviglioso spazio nel cuore di Venezia è che ci porta a dialogare con un flusso continuo di nuove idee artistiche da tutto il mondo e di accostarci alla bellezza unica di questa città».

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