15 giugno 2022

Viaggio ad Atene, tra presente e passato

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Dalle installazioni multimediali disseminate in un parco pubblico a un progetto diffuso in una tenuta e in un vecchio studio d’artista in periferia, la città di Atene mette in scena il presente tecno-digitale e il fascino decadente del passato

SpY, Divided © Pinelopi Gerasimou

La parola Plásmata in greco vuol dire creature ma ha anche un doppio significato, ovvero fabbricare, plasmare. Ed è il titolo di una mostra, promossa dalla Onassis Stegi, disseminata nel parco Pedion tou Areos di Atene, uno dei più grandi della città, un tempo campo di addestramento dell’esercito. Una parola emblematica perché ci spinge a riflettere sul corpo, individuale o collettivo, sui luoghi dell’abitare, alla luce del digitale, dei dati, degli algoritmi, dell’intelligenza artificiale, del machine learning, della robotica, della biotecnologia, degli avatar che popoleranno il metaverso. Siamo gli artefici di realtà parallele — della rete, aumentata, virtuale — e allo stesso tempo vittime dei suoi meccanismi subdoli di assuefazione, mistificazione, controllo, e testimoni della graduale frantumazione delle relazioni umane.

Tony Oursler, Eclipse © Stelios Tzetzias

La mostra è ciclopica, per la scala mastodontica delle installazioni — 250 metri quadrati di schermi a Led — per il consumo energetico e per lo sforzo installativo di opere, per lo più video e multimediali, collocate in mezzo al verde; dalle gigantesche proiezioni sugli alberi di Tony Oursler ai video posizionati lungo i vialetti, a bordo di un laghetto artificiale o letteralmente dentro all’acqua di un piccolo ruscello. Ad attirare l’attenzione dei passanti, in uno dei principali accessi al parco, dove troneggia la statua del re Costantino I, è la monumentale installazione Quantum Memories. Probability di Refik Anadol — designer di origine turca, naturalizzato losangelino, star della visualizzazione dati contesa in tutto il mondo — in cui le composizioni astratte in CGI, realizzate per lo più grazie ad algoritmi generativi e al calcolo quantistico, hanno un enorme potere spettacolare e ipnotizzante.

Refik Anadol, Quantum Memories – Probability © Stelios Tzetzias

Sono certo che nel prossimo futuro i suoi display ce li ritroveremo negli aeroporti o come salvaschermo del computer. L’opera che in assoluto si è perfettamente integrata con la vegetazione del parco è la videoinstallazione We Live in an Ocean of Air di Marshmallow Laser Feast, studio “esperienziale” basato a Londra e specializzato nella creazione di ambienti multisensoriali immersivi e virtuali. Una magistrale animazione digitale in cui gli elementi naturali e tutte le forme di vita fluttuano nell’aria, si generano e si trasformano intorno all’immagine di una sequoia secolare. Sebbene venga a mancare l’esperienza virtuale immersiva, i rami e le foglie degli alberi del parco sembrano entrare nello schermo e le immagini fuoriuscirne.

Marshmallow Laser Feast, We Live in an Ocean of Air © Stelios Tzetzias

Dopo aver dialogato con l’oracolo FRANK, opera interattiva di Cecilie Waagner Falkenstrøm, per cui grazie a un microfono sospeso si possono fare domande sul futuro, sui sogni, sulle speranze, sulle preoccupazioni a un’intelligenza artificiale che risponde con una voce umanizzata, a chiusura del percorso espositivo ci pensa l’artista spagnolo SpY con l’installazione Divided a farci tornare coi piedi per terra. Si tratta di una sfera luminosa gigantesca divisa in due metà identiche e sostenuta da un ponteggio alto 25 metri. Che si tratti di un pianeta dal colore rosso o da un sole infuocato al tramonto, la sua artificiosità e il suo effetto plasticoso da luna park ci fa pensare alla straordinaria autenticità della natura, ai suoi elementi e alla sua potenza trasformatrice e, a volte, distruttrice.

Dimitris Tsoumplekas, Amazonios

Se “Plásmata: bodies, dreams, and data” indaga il presente e i potenziali scenari a venire, con tutte le sue contraddizioni e preoccupazioni, con “Amazonios – We are sailing with a corpse in the cargo”, l’artista Dimitris Tsoumplekas, classe 1967 e membro del collettivo greco Depression Era Project, ha dato vita nella tenuta semi abbandonata nella periferia nord della città accanto al torrente Halandri degli zii artisti Nikos Kessanlis e Chryssa Romanos — entrambi deceduti a distanza di due anni nella metà degli anni Duemila — a un progetto site-specific ambientale magico. Lavorando sul registro opposto della mostra nel parco, si è confrontato col passato, col suo vissuto personale ed esistenziale, coi ricordi d’infanzia, con la sua storia familiare, con un’eredità tanto importante quanto ingombrante. Si tratta di un progetto Extra Muros dell’ΕΜΣΤ, Museo Nazionale di Arte Contemporanea di Atene per cui l’artista ha lavorato sette anni. Un tempo lungo, diluito. Il tempo dell’elaborazione del lutto, del rapportarsi con un trascorso affascinante ma emozionalmente ed emotivamente impegnativo. È il tempo della catarsi e della probabile accettazione del riaffiorare di eventi e ricordi rimossi. “Negli ultimi sette anni — racconta l’artista — ho lavorato in questo atelier e nei dintorni, ovvero la tenuta — un luogo familiare fin dalla mia infanzia — e il torrente adiacente… Amazonios si basa sulla mappatura di un luogo, che è familiare a tutti noi ma ha cessato di esistere: l’infanzia. È anche una serie di incontri: con un luogo, con la memoria, con l’assalto incessante dello sviluppo urbano, la connessione organica tra degrado e vita, con coloro che sono morti e il dialogo senza fine con loro e con l’ambiente naturale persistente e gli animali che si nascondono accanto a noi ai margini del moderno vivere urbano. Il titolo riecheggia l’esotismo e la fantasia dell’avventura. Kessanlis aveva chiamato questo particolare angolo della tenuta Amazonios, poiché aveva piantato diverse piante esotiche accanto ai fichi d’India”.

Dimitris Tsoumplekas, Amazonios

Dimitris Tsoumplekas ha lavorato con oggetti trovati e assemblaggi di elementi presi a prestito dallo studio e dalla natura intorno, come materiali organici, rami, foglie, animali morti, sassi del torrente e del giardino oltre a materiali pittorici, casse, cavalletti e una miriade di memorabilia, vecchie foto, soprammobili kitsch… Di questi ne ha fatto delle installazioni, sculture, li ha fotografati, li ha ripresi in un video intenso con punte lievemente macabre, decadenti, e atmosfere poco rassicuranti. Chiude il percorso espositivo, che si diffonde in tutti gli spazi della proprietà — ad eccezione della vecchia casa degli zii — un’insegna luminosa in mezzo agli alberi con su scritto Amazonios. E in un attimo siamo dentro a una natura rigogliosa, alla sua potenza energetica, rigeneratrice. Una natura che, negli anni, si è impossessata selvaggiamente della proprietà, dei suoi muri, dei suoi vialetti, e che segue, indisturbata, il suo corso incondizionato e non addomesticato. Una natura sublime ancora oggi impossibile da replicare digitalmente, perché viva, stratificata, odorosa e pulsante.

Plásmata: bodies, dreams, and data, fino al 10 luglio 2022, parco Pedion tou Areos, Atene, tutti i giorni dalle 18:30 alle 22:30. Entrata libera.

Dimitris Tsoumplekas. Amazonios – We are sailing with a corpse in the cargo, fino al 3 luglio 2022, giovedì-sabato, dalle 19 alle 22, 10 Kessanli–Stamatakis 10, Neo Maroussi, Atene. Entrata libera.

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