04 febbraio 2025

Il caso Elimar a una svolta: smentita ufficialmente l’attribuzione a Van Gogh

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Secondo il Van Gogh Museum di Amsterdam, l’opera acquistata in un mercatino del Minnesota non è del maestro olandese: smentito lo studio della società LMI Group

Van Gogh (?), Elimar, 1889, courtesy LMI Group International

Un nome, Elimar, scarabocchiato nell’angolo inferiore destro di un dipinto che ritrae un pescatore assorto nel riparare le sue reti. Questa è la scena al centro di una controversia che sta animando il mondo dell’arte: è davvero un’opera di Vincent Van Gogh? La risposta, secondo il Van Gogh Museum di Amsterdam, è un secco no. La conferma è arrivata il 31 gennaio 2025, ribadendo quanto già espresso nel 2019: Elimar non è un’opera del maestro olandese.

Ma la società newyorkese LMI Group International, che aveva investito oltre 30mila dollari e riunito un team di 20 esperti per autenticare il dipinto, non si arrende. Il loro rapporto di 458 pagine sostiene il contrario, riportando il dipinto al periodo in cui Van Gogh si trovava nel sanatorio di Saint-Paul-de-Mausole a Saint-Rémy-de-Provence, tra il 1889 e il 1890.

Il pescatore ritrovato in Minnesota

Il dipinto, acquistato da LMI Group nel 2019 da un collezionista anonimo che l’aveva trovato in un mercatino dell’usato in Minnesota, raffigura un pescatore con un cappello rotondo e una pipa in bocca. La scena, intrisa di una quieta malinconia, sembrava coerente con il periodo di isolamento volontario di Van Gogh. Tuttavia, per il museo olandese, i dettagli tecnici non mentono: la tecnica pittorica, la scelta dei colori, le linee e le pennellate divergono in maniera significativa dallo stile riconosciuto dell’artista.

Il Van Gogh Museum, noto per il suo rigido processo di autenticazione, ha respinto la richiesta senza esaminare il dipinto dal vivo, basandosi esclusivamente su immagini digitali. «Siamo rimasti perplessi dal fatto che il museo abbia impiegato meno di 24 ore per respingere il nostro rapporto senza offrire troppe spiegazioni», ha dichiarato Lawrence M. Shindell, CEO di LMI Group.

Henning Elimar è il vero autore?

A complicare ulteriormente l’illustre attribuzione è l’ipotesi avanzata da diversi esperti, tra cui Wouter van der Veen, ex collaboratore del Van Gogh Museum e fondatore della Van Gogh Academy in Francia. Secondo van der Veen, il dipinto sarebbe stato realizzato da Henning Elimar, un artista danese del XX secolo, morto nel 1989. Dunque, il nome “Elimar”, interpretato da LMI Group come il titolo del ritratto, potrebbe invece essere – più canonicamente – la firma dell’autore.

Nonostante l’autorità del museo di Amsterdam, LMI Group ha respinto l’ipotesi della paternità di Elimar, sostenendo che lo stile e la tecnica dell’artista danese non corrispondano a quelli del dipinto in questione. Inoltre, le analisi scientifiche condotte non hanno rilevato materiali del XX secolo, rafforzando la convinzione della società sulla datazione ottocentesca dell’opera.

LMI sostiene che Van Gogh avesse un “vorace appetito per la lettura” e che lo scrittore danese Hans Christian Andersen fosse uno dei suoi autori preferiti. Secondo la società, un personaggio chiamato “Elimar” appare nel romanzo Le due baronesse del 1848 e avrebbe ispirato il dipinto in questione. Questa connessione letteraria è uno degli elementi su cui LMI basa la propria tesi di autenticazione, suggerendo che il nome inscritto sulla tela non sia una firma, ma un riferimento al personaggio letterario.

Il gioco delle attribuzioni, tra scienza e mercato

La vicenda di Elimar mette in luce le tensioni tra la scienza dell’autenticazione, che si basa su evidenze il più possibile certe, e le dinamiche gassose del mercato dell’arte, oltre che quelle dei media. LMI Group, specializzata nell’identificazione di «Opere d’arte orfane» attraverso tecnologie avanzate, ha dichiarato che il valore potenziale del dipinto potrebbe superare i 15 milioni di dollari, cifra che giustificherebbe il notevole investimento nelle analisi forensi. Tuttavia, l’assenza di un consenso unanime solleva più di un dubbio sull’oggettività di tali valutazioni.

In ogni caso, nel rapporto di LMI è specificato che «Nessuno studioso, scienziato o istituzione coinvolto in questo rapporto ha alcun interesse finanziario presente, futuro, contingente, diretto o indiretto nel dipinto Elimar».

Da parte sua, il Van Gogh Museum riceve circa 500 richieste di autenticazione all’anno e ne accetta in media solo una quarantina per esami più approfonditi, respingendo il 99% delle ipotetiche attribuzioni, come ha spiegato un portavoce del museo al Wall Street Journal questa settimana. Per l’istituzione, la questione Elimar è chiusa.

1 commento

  1. cosa dovrebbe spiegare la Commissione del Museo Vang Googh?
    i galleristi e gli esperti d’Arte, sanno che se un dipinto è dichiarato falso da questa autorevole commissione
    il quadro non ha futuro

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