05 febbraio 2020

Novecento Privato. Da de Chirico a Vedova

di

Fino al 29 febbraio a Milano, da Galleria Bottegantica, in mostra i maestri italiani del XX secolo

bottegantica

Alcuni dei giganti del Novecento italiano tornano a Milano nelle sale che, nel secondo dopoguerra, li avevano accolti quali giovani protagonisti dell’arte del loro tempo. Stiamo infatti parlando di quegli stessi ambienti di via Manzoni 45 che erano occupati dalla Galleria del Naviglio, oggi sede di Bottegantica. Ne intervistiamo il titolare, Enzo Savoia, per saperne di più di questo progetto di galleria.

Come, quando e con quale mission è nato il progetto di galleria di Bottegantica?

«Nasce a Bologna nel 1986 su mia iniziativa. Bottegantica è una galleria specializzata nei dipinti italiani del XIX e XX secolo. Dopo una lunga esperienza e una notorietà consolidatasi nel tempo, nel febbraio del 2010 la galleria apre una nuova sede nel cuore di Milano, in via Manzoni 45, a cui si è aggiunto nella primavera del 2015 un altro spazio espositivo allo stesso civico. Alla normale attività commerciale, Bottegantica affianca un ricco programma di mostre dedicate ai principali artisti e movimenti dell’Ottocento e Novecento italiano, con l’intento di contribuire allo sviluppo della conoscenza dell’arte italiana degli ultimi due secoli»

bottegantica
EMILIO VEDOVA
(Venezia 1919 – Venezia 2006) 
Immagine del Tempo, 1959 
Olio su faesite, 50 x 40 cm
Firmato e datato in basso a destra: Vedova 1959

 

Cosa rappresenta per lei avere la sua attività nei locali della Galleria del Naviglio?

«È un onore e, allo stesso tempo, un onere e fonte di ispirazione. Infatti la prima mostra in questi locali è dedicata a importanti maestri del Novecento, come de Chirico, Mario Sironi, Massimo Campigli, Filippo de Pisis, già grandi protagonisti della galleria fondata da Carlo Cardazzo».

Cosa ha apprezzato maggiormente del lavoro svolto da Carlo Cardazzo?

«La capacità di aver interpretato il fermento culturale dei movimenti artistici del secondo Dopoguerra nella cornice di Milano, la città simbolo del boom economico italiano».

La vostra attività quante mostre l’anno comprende in galleria e la partecipazione a quali fiere?

«Bottegantica organizza ogni anno almeno due mostre di approfondimento sui movimenti artistici tra il XIX e XX secolo. Nel contempo, per avvicinare le nuove generazioni di collezionisti e amatori, ha ideato un laboratorio lab/contemporary per promuove giovani artisti di accademia. Bottegantica è regolarmente presente in fiere di prestigio, come TEFAF Maastricht, Tefaf New York, BIAF (Biennale Internazionale d’Antiquariato di Firenze), Masterpiece London e la Biennale des Antiquaires di Parigi».

 Veniamo alla mostra attuale. Come è nata l’idea di questa mostra?

«La mostra nasce dalla rara possibilità di mettere insieme i nuclei di due importanti collezioni private, che raccolgono le opere dei protagonisti principali di quasi un secolo dell’arte italiana del Novecento. Da qui l’idea del titolo “Novecento privato. Da de Chirico a Vedova”». 

bottegantica
ALBERTO MARTINI
(Oderzo 1876 – Milano 1954)
 L’uomo oceanico, 1929 
Olio su tela, 54 x 46 cm
Firmato in basso a destra: Martini
Al retro, iscrizione autografa: Alberto Martini / L’uomo oceanico / Paris 1929

Come si articola il percorso espositivo?

«Il percorso espositivo si articola nei due spazi della galleria nel cortile del civico 45. Tale percorso non risponde a un preciso criterio tematico o cronologico, ma vuole rappresentare un pubblico e libero dialogo, tra due raccolte di opere appena uscite dal chiuso delle stanze private e presentate in una nuova cornice. Un dialogo che attraversa il nostro territorio culturale dal post-impressionismo alle avanguardie d’inizio secolo (il Futurismo di Marinetti, Boccioni, Balla, Severini), gli anni del primo conflitto mondiale, il dopoguerra e gli anni Venti (Savinio, de Chirico, de Pisis, Sironi, Casorati, Alberto Martini, Marini), l’affermazione del regime fascista e la seconda guerra mondiale (Carrà, Campigli, Arturo Martini, Prampolini, Pirandello, Guttuso, Manzù), il post-war tra le capitali europee e New York con l’affermazione dell’arte astratta (Fontana, Burri, Capogrossi, Vedova, Pomodoro)». 

Ci vuole descrivere 3/4 opere particolarmente significative di questa esposizione?

«Sono numerose le opere significative, tra queste si può senz’altro citare il marmo di Wildt, “Fides”, un’opera giovanile del maestro milanese che già esprime le grandi capacità evocative delle sue sculture più celebrate. Un altro esempio da citare è l’Autoritratto di de Chirico del 1931, opera simbolo della mostra, dove l’autore ferrarese ambiziosamente si ritrae in una posa di tre quarti, riscoprendo così gli schemi compositivi del ritratto del Rinascimento italiano. Passando poi al secondo dopoguerra, è significativa l’opera di Massimo Campigli “Homage a Seurat”, nella quale l’artista italiano si cimenta in un dialogo diretto con “La Grande Jatte” di Georges Seurat, opera simbolo del post-impressionismo francese, realizzando così una rappresentazione singolare in cui le tipiche ieratiche figure di Campigli si inseriscono in un placido e luminosissimo paesaggio parigino di fine Ottocento».

La sua è una mostra sul Novecento italiano. Qual è lo stato di salute sul mercato degli artisti italiani del XX secolo? 

«Lo stato di salute del Novecento italiano è sicuramente buono. Dopo le difficoltà dell’ultimi due lustri, l’apprezzamento del mercato verso i grandi maestri italiani del XX secolo è in costante ascesa.In questo contesto esistono sicuramente degli autori i quali, pur avendo ampiamente dimostrato il loro valore artistico, non sono stati ancora del tutto valorizzati dal mercato. Questo stato delle cose è dato da una moltitudine di fattori, tra cui sicuramente un cambiamento del gusto di una parte del collezionismo italiano, che ha portato a importanti variazioni nelle dinamiche del mercato».

LASCIA UN COMMENTO

Per favore inserisci il tuo commento!
Per favore inserisci il tuo nome qui