01 maggio 2021

Rose, case e autoritratti: Roma celebra Giacomo Balla

di

In occasione dei 150 anni dalla nascita di Giacomo Balla, Roma celebra il grande artista con un programma di mostre, coinvolgendo musei e gallerie e indagando la sua produzione dagli albori agli ultimi dipinti

Giacomo Balla, Vortice di Giardino, 1926-1930, olio e tempera su cartone telato, 130 x 130 cm

Il 2021 per Roma è l’anno di Giacomo Balla. In occasione del 150esimo anniversario della nascita dell’artista, che culmina con la mostra “Casa Balla. Dalla casa all’universo e ritorno”, curata da Bartolomeo Pietromarchi e Domitilla Dardi, che aprirà il 17 giugno al Maxxi in concomitanza con l’apertura con visite guidate all’abitazione di Balla in via Oslavia a partire dal 26 maggio, la città eterna ha già cominciato a celebrare il maestro del futurismo, che si trasferisce nel 1895 a Roma da Torino, dove era nato nel 1871. Il 15 aprile si è inaugurata alla galleria Russo la mostra “Giacomo Balla. Dal primo autoritratto alle ultime rose”, curata da Fabio Benzi, che ripercorre l’intera carriera dell’artista attraverso 80 opere, tra le quali un nutrito gruppo di studio e bozzetti, tra i quali alcuni inediti”. Sulle pareti della galleria è dispiegato un romanzo per immagini che spiega nello spazio di poche sale un percorso di cinquant’anni” scrive Benzi nel bel catalogo pubblicato da Manfredi. La fase figurativa divisionista è rappresentata dall’inquietante Autoritratto (1894), seguito dal delicato pastello La signora Crisafi al balcone (1902) e da alcuni disegni a matita, che precedono il gruppo di sei bozzetti preparatori per La pazza (1905) conservato alla Galleria Nazionale.

Giacomo Balla, La pazza, 1905 Matita su carta, Studio preparatorio per un grande dipinto disperso di cui si conserva soltanto una documentazione fotografica. La foto è stata scattata nel 1908 nello studio di Via Paisiello, il dipinto è visibile in alto a sinistra sullo sfondo (In prima fila Elisa e la piccola Luce Balla e alle sue spalle Giacomo Balla con l’amico Giovanni Prini)

Si passa poi al periodo futurista, con una accurata selezione di bozzetti come Velocità astratta (1913) insieme a Canto patriottico in piazza di Siena (1915) proveniente dalla collezione della fondazione Roma. Molto interessante ed accurata la selezione delle opere dei decenni successivi, impreziosita dalla presenza di opere di indubbia qualità come Linee forza di mare (1919), S’è rotto l’incanto (1920-21), Luce nello specchio (1925), Color luce: dissonanze e armonie (1933) fino alle Ultime rose (1952), il dipinto che chiude il percorso espositivo. “Tutta l’opera di Balla fu in definitiva il frutto di un costante impegno per l’avanguardia: dal divisionismo al futurismo, fino ad una realtà improntata ai mezzi di comunicazione di massa” conclude Benzi, che propone un’interessante lettura per le opere dell’ultimo periodo di Balla, contraddistinte, secondo il curatore, da un interesse per la fotografia come interprete oggettiva di un gusto “moderno”, caratterizzato da un universo visivo legato alla moda e al cinema, secondo un’estetica promossa da fotografi come Ghitta Carrel, Arturo Ghergo o Elio Luxardo. Ideale pendant della mostra da Russo è il caso di ricordare la qualità di un’altra sofisticata esposizione, che si è tenuta per la sola giornata del Natale di Roma, il 21 aprile 2021, all’interno della boutique Bulgari in via Condotti 10. L’occasione viene dal 1895, quando l’artista arriva a Roma: nello stesso anno Sotirio Bulgari apre la sua prima boutique in via Condotti 28.

Giacomo Balla, S’è rotto l’incanto, 1920-1921, olio su tela, 106,5×76,5 cm

Una coincidenza che ha convinto la maison a rivolgersi alla galleria Futurism & co per creare un itinerario espositivo che riunisce 9 opere selezionate da Elena Gigli, che prende avvio dal Dittico di Villa Borghese: i tronchi, viale dei Sarcofagi (1905), composto da due pastelli ispirati dal Parco dei Daini, a pochi passi dallo studio dell’artista in via Paisiello. Nella Promenade, il corridoio coperto dalla volta a botte realizzata in vetrocemento da Florestano Di Fausto nel 1934 sono esposti Paesaggio più velo di vedova (1916), Insidie di guerra (1915) e Espansione di Primavera (1918), mentre Colpo di fucile domenicale (1918) è un’opera legata alla drammatica scomparsa dello zio Marco, cacciatore del re, ucciso durante una battuta di caccia a Castelporziano dall’esplosione del fucile di Re Umberto. Infine, nel Salottino Taylor, la sala della boutique dove l’attrice Elisabeth Taylor si rifugiava durante le riprese del film Cleopatra, si potevano ammirare alcune opere futuriste, tra le quali spicca Velocità astratta n.2 (1914). Una mostra preziosa che costituisce una lodevole maniera di omaggiare un grande maestro dell’arte italiana, purtroppo per una sola giornata.

LASCIA UN COMMENTO

Per favore inserisci il tuo commento!
Per favore inserisci il tuo nome qui