16 novembre 2006

arteatro_contaminazioni La democrazia del corpo: dall’Oriente a qui

 
Invertire la rotta e stabilire nuovi connessioni tra discipline orientali e habitat occidentali. Per disegnare una nuova geografia che dalla via della seta porti al jpeg e ai pixel. Senza dimenticare le risorse dinamiche del corpo…

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Non esiste una modalità unica di approccio all’Oriente, attenta solo alle leggi del mercato e all’economia. Occorre semmai ristabilire l’antico legame con l’Est che in passato portava a noi i tessuti preziosi e le spezie e che oggi può offrire un contributo pregevole per ricostruire un’identità del corpo schiacciata tra virtuosismi estetici e sterili accademismi”. Con questa efficace metafora, Virgilio Sieni definisce i tratti della nuova edizione della rassegna di danza e arte La democrazia del corpo, dal sottotitolo eloquente, “dall’Oriente a qui”.
Da molti anni ormai Sieni, tra i maggiori esponenti italiani della coreografia contemporanea, spende le sue energie al potenziamento della struttura CANGO, Cantieri Goldonetta di Firenze (che in questi giorni ospita un’installazione di Flavio Favelli), da lui definita “né teatro, né centro d’arte contemporanea, ma terra intermedia, forum continuo di riflessione, partendo sempre dal corpo, toccando non solo la danza, ma anche altri ambiti”, come le installazioni/performance, i video, gli incontri con filosofi e studiosi, che si avvicendano durante la rassegna. “Bisogna disegnare una nuova geografia che partendo dal microcosmo del corpo, dai suoi organi interni, contribuisca a definire meglio la geografia dei luoghi e degli spazi”. E la danza ha il grande privilegio di descrivere le strade e le coordinate spazio-temporali, le vie e gli edifici di una nuova urbe. “A Tokio le vie non hanno un nome” puntualizza Sieni. Forse perché il contesto urbano in Giappone è sentito come intimamente intersecato con le storie personali della gente che lo abita.
La democrazia del corpo
Ma la direttrice Tokyo-Firenze è altresì utile per unire i punti mediani tra discipline orientali e habitat occidentale. Ad esempio “il concetto del nulla, che lungi dall’essere sentito come horror vacui, può rappresentare un luogo fecondo, dove creare e dove incontrarsi, da attraversare non con la volontarietà dell’intenzione, ma con la casualità della creatività. Del resto non è pur vero che, da tempo, noi andiamo a teatro per vedere il corpo mancante?
Per questo durante la rassegna si va dai corpi nudi nella natura della norvegese Mettte Edvardsen alla visualizzazione del bunraku, dalla combinazione cibo-musica di Caterina Sagna all’ascolto del corpo fisico di Mishima. Piccoli input, flash, scintille che rendano allo spettatore un “corpo dubbioso”, non una verità pre-definita. Come la disciplina della danza, che è pratica in-corporata, palestra continua, applicazione quotidiana. E proprio per fornire al frequentatore di CANGO un più efficace strumento di cognizione, quest’anno è stata dedicata un’intera sezione a lezioni aperte e gratuite di thai chi, yoga, aikido, shiatsu.
Per ritornare al corpo-pensiero/corpo-fisico, vero manifesto di Sieni, ultimamente dedito al video e alla sperimentazione di nuove tecnologie, idonee a moltiplicare le potenzialità della danza.
La democrazia del corpo
La sua nuova avventura si chiama Bottega Inside, luogo reale e metaforico, dove il passato delle botteghe artigiane si intreccia con il futuro del bit e del tele-obiettivo nella ricostruzione di un vocabolario infinito e immaginario di gesti del passato. Per ripercorrere l’antica via delle Indie che dalla Cina e dal Giappone passa dalla Norvegia e si spinge fino alle sponde dell’Arno.

costantino pirolo


La democrazia del corpo: dall’Oriente a qui
CANGO Cantieri Goldonetta, Firenze,
ottobre/dicembre 2006
www.cango.fi.it


[exibart]

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