27 agosto 2018

TEATRO

 
Un artista, un attore e un danzatore: dieci giorni per un tableau vivant e due performance
di Francesca Ceccherini

di

È trascorso un po’ di tempo dalla fine di TAD Residency. Un progetto di residenza multidisciplinare che si è svolto nel Monastero del Carmine a Bergamo con Luigi Presicce (1976, IT), artista invitato da Contemporary Locus, Antonello Cassinotti (1961, IT), attore chiamato da TTB Teatro tascabile di Bergamo e Dominique Lesdema (1964, IT), danzatore coinvolto da 23 C / Art Festival Danza Estate. 
L’esperienza di residenza dei tre artisti – dopo 10 giorni di convivenza, scambio e, infine, anche complicità – ha avuto esito in una spontanea restituzione conclusiva il 29 giugno 2018: un tableau vivant e due performance hanno avuto come tema comune quello della morte e della rinascita, sviluppato attraverso le specifiche ricerche e discipline (arti visive, teatro, danza). 
A Luigi, Antonello e Dominique, che ho seguito per tutto il periodo di residenza in qualità di tutor, ho deciso di lasciare la parola per avere oggi il loro sguardo su questa esperienza… 
null
TAD Residency 2018
Luigi, Antonello, Dominique cosa ha significato per voi TAD e misurarsi con artisti che si muovono e operano attraverso differenti discipline?
Luigi Presicce: «Nel mio fare quotidiano applico spesso regole e procedimenti che non mi riguardano direttamente. Pratico la performance con occhio pittorico, costruisco oggetti scultorei e costumi degni di una sartoria teatrale. La multi-disciplinarietà mi affascina quanto le regole ferree della pittura, tutto quello che puoi costruire e mettere in scena, muovendolo nello spazio, lo puoi sempre prima (o dopo) disegnare. Ascoltare e vedere fanno parte della brama di conoscere che ognuno di noi, in ogni campo, persegue. Sarebbe sciocco non dire che condividere uno spazio con un danzatore e un attore non siano momenti d’oro».
Antonello Cassinotti: «Una conferma. Sebbene di estrazione teatrale, svolgo da sempre il mio lavoro in ambito performativo, interdisciplinare, trasversale. Ogni disciplina artistica può condividere, con le altre, termini che assumono differenti valenze. La differenza è nel ritmo che ogni disciplina innesca e sviluppa nei propri processi creativi. TAD mi ha permesso di aspettare il momento in cui maturare un “perché comune”. L’osservazione dell’altro, la scintilla scatenata dall’osservare Dominique e Luigi, ha permesso di accendere la mia. Due sono stati per me le sollecitazioni: la richiesta di Dominique di trasformazione, la necessità di una catarsi, di morire per rinascere; due disegni di Presicce, la morte “viva” e un vescovo con la gola infilzata da una freccia. Li, proprio dove opero attraverso la mia ricerca. Da tempo mi piace chiamare danza vocale il processo fisiologico che permette il gesto della voce. L’invito rivolto a tutti è stato quello di provare a morire…ma morire bene per rinascere più leggeri e vitali».
Dominique Lesdema: «L’esperienza che ho vissuto in TAD mi ha concesso il piacere di fare ricerca e lavorare in un luogo magnifico, il monastero del Carmine, all’interno di uno scambio davvero speciale e significativo con due autori che hanno la capacità di sperimentare, Lello e Luigi».
null
TAD Residency 2018
Cosa ha sollecitato per ognuno di voi lavorare in un luogo antico come il Monastero del Carmine? 
LP: «Il Monastero di per sè svolge la sua funzione clericale e monacalizza ogni azione o pensiero che si possa fare all’interno delle sue spesse mura. Ciò nonostante la libertà dataci di esplorare, usare e conformare alle nostre esigenze un luogo come questo, magnifico, ci ha permesso di indossarlo a nostro piacimento come se fosse una nuova giacca che pian piano, portandola, prende le pieghe del nostro corpo».
AC: «Credo che abitare il Carmine abbia sollecitato un approccio a trattare il proprio fare arte come veicolo di contenuti spirituali, per sé prima di tutto, nella speranza che possa toccare il vissuto dei fruitori. Il monastero è anche sede del Teatro tascabile di Bergamo, spazio di lavoro di una delle realtà più “religiose / rigorose” del teatro italiano. Luogo che ha visto transitarvi numerosi gruppi di lavoro e di studio, maestri di differenti discipline in ambito performativo. Ecco, nell’aria si respirava tutto questo, così come si respirava la polvere dei muri scrostati e dei pavimenti senza più piastrelle. La sonorità delle sale e degli spazi, così differenti, mi hanno permesso di investigare la mia voce in molteplici dimensioni e volumi con risposte ricchissime sia nel lavoro in acustico – penso ai riverberi naturali – che in amplificazione. Vivere il monastero mi ha aiutato ad affinare l’Ascolto, non solo della mia pratica ma anche quello più sottile, l’eco delle profondità spirituali».
DL: «Questa esperienza è stata come un regalo che mi ha concesso di intraprendere e sperimentare, con una buona dose di positività e buon umore. Un tempo di ricerca che mi ha inaspettatamente dato l’opportunità di svelare molte cose su me stesso».
Francesca Ceccherini

LASCIA UN COMMENTO

Per favore inserisci il tuo commento!
Per favore inserisci il tuo nome qui