25 febbraio 2022

A rischio il Padiglione Ucraina alla Biennale, i musei italiani contro la guerra

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Mentre i curatori del Padiglione Ucraina temono di non poter realizzare il loro progetto per l’imminente Biennale di Venezia, i musei italiani aderiscono alla campagna social contro la guerra

Il Colosseo illuminato con i colori della bandiera dell'Ucraina

«Siamo determinati a rappresentare il nostro Paese ma non tutto dipende da noi»: a parlare sono Lizaveta German, Maira Lanko e Borys Filonenko, curatori del Padiglione Ucraina alla 59ma Esposizione d’arte della Biennale di Venezia, che dovrebbe presentare un progetto dell’artista ucraino Pavlo Makov e il condizionale è d’obbligo. Perché la cronaca di queste ultime ore, che delinea scenari diversi di ora in ora e travolge le vite di migliaia di individui, si riflette anche nel mondo dell’arte.

Già abbiamo riportato le varie reazioni del mondo della cultura alla crisi Ucraina, dal comunicato dell’ICOM, l’ente internazionale che riunisce i musei e i professionisti del settore, al video di Marina Abramovic. E adesso, dopo le dichiarazioni dello stesso Makov, a prendere la parola sono i tre curatori del Padiglione che, in un post su Instagram, hanno espresso tutti i loro timori per l’immediato futuro e per la realizzazione del loro progetto in Laguna, considerando anche l’imminenza dell’apertura, fissata al 20 aprile 2022.

Il precedente della Biennale del 2015

Peraltro, sempre la Biennale fu il territorio nel quale trovò una eco anche quello che viene considerato come il primo episodio di questa nuova guerra. Il 6 aprile 2014 iniziarono infatti apertamente le ostilità nel Donbass, quando alcuni manifestanti armati della fazione separatista si impadronirono di palazzi governativi dell’Ucraina orientale. Il mese precedente, le autorità della Repubblica di Crimea si erano autoproclamate indipendenti dall’Ucraina e avevano formalizzato l’adesione alla Federazione Russa, estromettendo il presidente Viktor Yanukovich.

Alla Biennale di Venezia del 2015, curata dal compianto Okwui Enwezor, il gruppo di attivisti On Vacation criticò la presenza militare russa in Ucraina distribuendo giacche militari ai visitatori, incoraggiandoli ad occupare vari padiglioni nazionali ai Giardini, con particolare attenzione alla Russia. Nell’ambito della performance, era prevista anche l’estrazione di un soggiorno di quattro giorni nella cittadina balneare di Balaklava, in Crimea, per prendere in giro le dichiarazioni del leader separatista Alexander Zakharchenko, secondo il quale i soldati russi in realtà si trovavano lì per turismo.

The Fountain of Exhaustion: il progetto per il Padiglione Ucraina, a rischio causa guerra

«Non siamo in pericolo immediato ma la situazione è critica e cambia ogni minuto. Al momento, non siamo in grado di continuare a lavorare al progetto del padiglione a causa del pericolo per le nostre vite», hanno scritto Makov, German, Lanko e Filonenko. «Non possiamo ancora confermare che il nostro progetto sarà completato, ma possiamo promettere che faremo tutto il possibile per salvare un’opera d’arte unica prodotta da Pavlo Makov e dal nostro grande team appositamente per la prossima biennale negli ultimi cinque mesi, per rappresentare l’Ucraina nel panorama dell’arte contemporanea internazionale nel modo in cui merita di essere rappresentata».

Il progetto prevedeva una rielaborazione di un’installazione scultorea presentata da Makov per la prima volta nel 1995, The Fountain of Exhaustion. Il lavoro, un’installazione a parete di tre metri quadrati con l’acqua che cade da 78 imbuti scolpiti in bronzo, riguardava originariamente l’assenza di vitalità nella società dopo l’Unione Sovietica. «Ora, tanti anni dopo, la situazione è cambiata e si tratta di un esaurimento globale. Stiamo affrontando molti problemi esistenziali, non solo con la natura, ma anche tramite fake news e politica», ha spiegato Makov che, attualmente, si trova a Kharkiv, mentre i curatori vivono a Kiev. Altri membri del team del Padiglione Ucraino vivono a Leopoli, nell’Ucraina occidentale.

«Chiediamo alla comunità artistica internazionale di utilizzare tutto il nostro impatto per fermare l’invasione russa dell’Ucraina», si legge nel testo del post. «Le armi possono ferire i nostri corpi, ma la cultura cambia le nostre menti. Questa guerra è uno scontro di civiltà: un mondo libero e civile è attaccato da quello barbaro e aggressivo. Se continuiamo a essere osservatori passivi della situazione, perderemo tutto ciò per cui lavoriamo e tutta l’eredità dei nostri predecessori: arte, amore, libertà di espressione e capacità di creare».

La cultura unisce il mondo, al via la campagna dei luoghi della cultura italiani

A prendere posizione anche musei, biblioteche, archivi e istituti culturali statali, con la campagna digitale “la cultura unisce il mondo”. Con gli hashtag #cultureunitestheworld e #museumsagainstwar il sistema museale nazionale e la rete degli archivi e delle biblioteche stanno condividendo immagini significative riguardanti il dolore e la sofferenza della guerra ma ache l’armonia e la prosperità del tempo di pace.

Tante le realtà museali che hanno già aderito: dal Museo etrusco di Villa Giulia, con la decorazione del frontone di un tempio che sorgeva nell’antico santuario portuale di Pyrgi raffigurante la lotta bestiale degli alleati Tideo e Capaneo sotto le mura di Tebe, al Museo Archeologico Nazionale di Orvieto, con una testa equina lapidea che ricorda la stravolta espressione del cavallo del Guernica, dal Museo Egizio di Torino, con l’amuleto ankh di lunga vita e protezione, al Museo di Capodimonte, con l’Allegoria della Giustizia di Giorgio Vasari, dalle statue di Villa Adriana a Tivoli, fino alle opere della Galleria Borghese, del Museo Nazionale Romano, del Museo Omero di Ancona, del Museo delle Navi Romane di Nemi, di Palazzo Grimani a Venezia e di Palazzo Reale di Genova.

Importanti anche le adesioni del mondo archivistico e bibliotecario, a partire dalla colomba che reca un ramoscello di ulivo in una ristampa da acquaforte del 1661 di un’iscrizione con stemma di Papa Innocenzo X conservata nella Collezione stampe dell’Archivio di Stato di Roma, fino alle opere degli archivi di Stato di Venezia, di Imperia e di Firenze a quelle del progetto Fumetti nei musei.

La campagna, che sta montando ora dopo ora, è iniziata ieri sera con l’illuminazione con i colori della bandiera dell’Ucraina del Colosseo, che tornerà ad accendersi stasera insieme a molti altri monumenti e siti del patrimonio culturale italiano.

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