07 maggio 2024

Cultura, 13 milioni di Euro assegnati senza bando: in Sicilia è protesta

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Leggi ad hoc per finanziare i progetti speciali dei pochi, soliti noti: 103 realtà siciliane della cultura, rappresentate da Gli Stati Generali dello Spettacolo, non ci stanno e hanno chiesto spiegazioni

Il Teatro di Andromeda a Santo Stefano Quisquina, Agrigento

Trasparenza. Questo è quanto chiedono 103 realtà siciliane rappresentate da Gli Stati Generali dello Spettacolo in Sicilia in un comunicato indirizzato alle più alte cariche regionali in materia di cultura e turismo, a seguito dell’emanazione della legge n. 3 del 31 gennaio 2024 intitolata “disposizioni varie e finanziarie”, con cui l’Assemblea Regionale ha approvato una serie di contributi straordinari. Tra questi, l’attribuzione di contributi a favore di soggetti privati.

Il dipartimento regionale del turismo, sport e spettacolo ha infatti erogato a 16 associazioni private importanti contributi, che vanno dai 97mila ai 145mila euro cadauno, arrivando in un caso a 194mila euro e in un altro caso 242.500 euro. Somme che si vanno ad aggiungere ad altri 5.630.000 di euro stanziati con un decreto, lo scorso 12 dicembre 2023 per eventi natalizi a vario titolo, «Sempre a vantaggio di un ristretto numero di soggetti pubblici e privati», come ricorda il comunicato, che prosegue: «I contributi per cui si solleva formale contestazione sono stati assegnati ad associazioni di diritto privato, senza una previa emissione e pubblicazione di avviso pubblico».

Tutto questo nonostante in Sicilia, con la Legge n. 9 del 7/5/2015 voluta dalla Regione, ci sia il FURS – Fondo Unico Regionale dello Spettacolo, finalizzato specificamente a unificare tutte le fonti di finanziamento regionale a sostegno delle attività degli organismi pubblici e privati dello spettacolo dal vivo (musica, teatro e danza) secondo i precisi criteri previsti nelle normative di settore. Che nel 2023 ammontava a 6,8 milioni di euro.

Gli Stati Generali dello Spettacolo si domandano quindi come mai l’Assemblea Regionale abbia «Destinato un totale di oltre 13 milioni di euro in favore di non meglio definiti “interventi e programmi di promozione turistica” per un ristretto numero di beneficiari». Un’erogazione che secondo i firmatari lederebbe i principi di uguaglianza tra i cittadini. Infatti: «Se, in particolare, il sistema FURS garantisce l’erogazione dei contributi allo spettacolo dal vivo basandosi sulla valutazione comparativa dei progetti e pertanto tutela l’interesse pubblico, non pare che tale interesse pubblico rimanga salvaguardato dal fatto di differenziare e privilegiare alcune singole associazioni rispetto a tutte le altre che, pure, possono aspirare a un sostegno pubblico per realizzare la propria offerta culturale o che si trovano in difficoltà finanziarie nella gestione di rassegne, eventi e festival che operano nella stessa area geografica e si rivolgono al medesimo bacino di utenza dei suddetti soggetti finanziati direttamente».

Come emerso nel corso di una pronuncia del Consiglio di Stato, le sovvenzioni attribuite a specifiche imprese al di fuori di quelle che sono le regole generali di assegnazione di fondi statali a enti teatrali privati configurano una discriminazione delle altre imprese che, a parità di condizioni, si trovano a dover sostenere maggiori oneri economici per continuare la propria attività.

E, come se non bastasse, il comunicato prosegue evidenziando come «Da un’immediata analisi emerge che: Alcune delle associazioni beneficiate sono state costituite nel 2023 e hanno iniziato la loro prima attività nella medesima data del 21 giugno 2023; Mentre la gran parte non risponde ai criteri di storicità che di norma sono d’obbligo per essere ammessi al sistema di finanziamento FURS; Per molte delle associazioni beneficate non sono reperibili notizie circa le loro pregresse attività curriculari, né sul web né sui social più diffusi o sulla stampa, mentre alcuni soggetti non hanno alcun profilo social; In alcuni casi non sono reperibili notizie sulle stesse manifestazioni oggetto di questi finanziamenti; I programmi di diverse delle rassegne finanziate, pur se organizzate da soggetti diversi, prevedono medesimi eventi, con l’inserimento di spettacoli prodotti da una medesima casa di produzione e/o distribuzione, ricorrente in più cartelloni».

Per questo motivo, queste 103 associazione ritengono queste azioni illegittime e chiedono spiegazioni immediate e trasparenza dalle istituzioni di competenza. Ma per ora si attendono risposte.

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