06 marzo 2023

A Roma chiude anche la Pelanda: la crisi degli spazi per la ricerca artistica

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Dopo le chiusure di Teatro Valle, Eliseo e Globe, alla Pelanda si interrompono i progetti di formazione e residenza, per «Costi di gestione troppo alti»: a Roma, gli spazi artistici sono in stallo

la pelanda chiude

Altra chiusura nella Capitale per il mondo dello spettacolo dal vivo. Dopo il teatro Valle nel 2016 e la doppia chiusura nel 2022 del Teatro Eliseo – per il fallimento del progetto di Luca Barbareschi – e del Globe – per inagibilità – anche la Pelanda interrompe la progettualità di formazione e residenza. Lo spazio nell’ex Mattatoio di Testaccio a Roma, negli ultimi anni, si era imposto come modello di integrazione fra formazione, ricerca e produzione artistica e di ideazione di diversi formati di presentazione e coinvolgimento del pubblico, provando a sopperire alla mancanza di spazi e di progettualità culturale strutturale in cui la città versa da anni.

In continuità con le attività portate avanti dai festival Short Theatre, Romaeuropa e Nuova Consonanza, alla Pelanda ha preso forma, tra marzo 2019 e ottobre 2022, un centro interdisciplinare dedicato ai diversi linguaggi delle arti performative, installative e di video arte prodotto dall’Azienda Speciale Palaexpo. Un unicum nel panorama romano, che ha ospitato una intera comunità formata da artistз, spettatorз, studiosз, studentз e bambinз che ha contribuito a rendere questo luogo centro focale nazionale per il contemporaneo.

In soli tre anni e mezzo di attività, infatti, la progettazione portata avanti alla Pelanda, grazie all’attivazione di quarantacinque residenze, ha permesso di produrre opere che ora circuitano in tutta Italia e all’estero; ha portato in scena spettacoli e performance mai presentati a Roma prima; ha alimentato una formazione continua, diffusa e intergenerazionale, che ha permesso di ampliare, progressivamente e continuativamente, il bacino di utenza degli spazi e la ricaduta culturale e sociale positiva sulla città.

la pelanda

Questa progettualità, riconosciuta a livello nazionale e internazionale grazie alle collaborazioni intessute con enti come l’Accademia di Belle Arti, l’Università Roma Tre, il Museo Macro, la Quadriennale, il Teatro di Roma, il Goethe Institut Roma, l’Istituto Svizzero, l’Accademia Tedesca Villa Massimo, l’Accademia di Francia, l’Istituto Lituano di Cultura, la Triennale di Milano, il Museo MAMbo di Bologna, Centrale Fies di Dro, Santarcangelo Festival, Biennale Gherdëina, OGR di Torino, e ancora il Kunstenfestival des Arts di Bruxelles, è stata bruscamente interrotta.

L’interruzione della progettualità di formazione e residenza della Pelanda sottolinea l’incapacità della città di mettere a sistema iniziative di produzione e formazione culturale avanzata e interdisciplinare, luoghi di residenza dedicati alla ricerca artistica contemporanea, di rispondere alle esigenze delle comunità che la abitano, sempre più vicine e curiose nei confronti della cultura e dell’arte contemporanea. E la prima a rimetterci è proprio la cittadinanza, che si domanda dove finirà l’eredità di questo percorso.

A dimostrazione, un appello pubblicato il 27 febbraio 2023 su un blog e ripreso da alcuni organi di stampa, con 300 firme e che in soli tre giorni ha quasi triplicato le adesioni (la lista è in continuo aggiornamento). Una raccolta firme per chiedere al Comune di Roma e a Palaexpo un confronto chiaro ed esaustivo sulla mancanza di spazi culturali in città a partire dall’interruzione delle attività alla Pelanda dedicate al contemporaneo. A oggi, nessuna dichiarazione è stata rilasciata dal Campidoglio in merito all’interruzione delle attività dello spazio e solo il Presidente di Palaexpo, Marco Delogu, su La Repubblica Roma di martedì, 27 febbraio, ha sinteticamente dichiarato che l’esperienza degli ultimi tre anni e mezzo di attività è terminata, facendo riferimento a costi di gestione e incassi, senza però menzionare che l’attività alla quale ha accennato era gratuita.

Secondo quali logiche vengono interrotte operazioni di radicale rinnovamento culturale e di valorizzazione degli spazi, delle risorse umane e degli investimenti economici invece di creare continuità nella produzione artistica di qualità? Quali saranno gli spazi dedicati alla formazione, al lavoro e alla ricerca artistica e performativa? Si attendono risposte a queste e altre domande, e magari durante un confronto pubblico, per capire insieme quali possano le politiche culturali che la città di Roma vuole portare avanti: oltre ai tagli annunciati al settore cultura, quali soluzioni per uscire dalla situazione di stallo indegna per una capitale?

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