22 marzo 2020

Andrea Mastrovito offre i suoi disegni per Bergamo. Ecco come donare

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Andrea Mastrovito offre i suoi disegni per aiutare il centro sanitario Don Orione di Bergamo ad acquistare dispositivi di prima necessità per fronteggiare l’emergenza coronavirus. Tra i disegni anche quelli del film animato in elaborazione “I am not legend”, vincitore dell’Italian Council 2019. L'intervista a Mastrovito

New York skyline
Andrea Mastrovito, disegno messo a disposizone per la raccolta fondi per il Centro Don Orione di Bergamo, courtesy l'artista

In questo momento di gravissima emergenza Andrea Mastrovito ha deciso di donare un’ingente quantità di disegni a favore della campagna per il sostegno della struttura sanitaria Centro Don Orione di Bergamo.
Qui i dettagli dell’inziativa e poi l’intervista a Mastrovito, direttamente da New York.

L’iniziativa

«Andrea Mastrovito mette a disposizione una grande quantità di disegni tratti dal suo film NYsferatu – Symphony of a Century (2017) e dal progetto vincitore dell’Italian Council 2019, I am not legend (2020). Altre opere appartengono al ciclo Sette Opere di Misericordia (2016). A integrare la donazione, una serie di disegni preparatori per Le Monde Est Una Invention Sans Futur, mostra collaterale ufficiale della Quindicesima Biennale di Lione presso la Fondation Bullukian (2019) e per il Premio Ermanno Casoli (2016)», si legge nel comunicato stampa.

«L’importo raccolto permette al Centro Don Orione di acquistare mascherine e altre importanti protezioni sanitarie per il personale della struttura, affinché possa prendersi cura dei suoi pazienti e fronteggiare l’emergenza COVID-19, che annovera la città di Bergamo tra le più colpite al mondo».

Come donare

«Il progetto prevede l’omaggio di uno dei disegni selezionati a chi farà un’offerta compresa tra i 200€ e i 1000€ (o maggiori) cliccando a questo LINK», che andranno direttamente al Centro Don Orione che dal 19 marzo ha aperto una campagna di raccolta fondi sulla piattaforma GoFundMe per incrementare i mezzi di sostegno all’urgenza in corso.

«Per ricevere il disegno, è sufficiente inviare la prova dell’avvenuta donazione all’indirizzo info@pieracristiani.com, insieme alle generalità necessarie per l’invio e inserendo nell’oggetto la dicitura Donazione Don Orione. Andrea Mastrovito si impegna a spedire l’opera al termine dell’emergenza COVID-19 e la spedizione è preceduta da una mail di conferma con annessa immagine del lavoro assegnato», spiega il comunciato stampa.

Andrea Mastrovito, disegno messo a disposizone per la raccolta per il Centro Don Orione di Bergamo, courtesy l’artista

Andrea Mastrovito, da New York, ci ha raccontato questa iniziativa.

Com’è nata questa iniziativa a sostegno del Centro Don Orione di Bergamo? 

«Come tutti noi bergamaschi, bresciani, lombardi, ho passato settimane tremende, in ansia per i miei cari, e nel terrore che il virus si diffondesse ancor di più, anche nel resto del Paese. Io, mia moglie e mio figlio viviamo a Brooklyn ma passiamo moltissimo tempo a Bergamo ogni anno, e il nostro cuore è sempre rivolto ai nostri cari. In particolare, sono legatissimo da 24 anni al Centro Don Orione, con cui sono in contatto quotidianamente e, non appena mi hanno comunicato l’emergenza assoluta dovuta alla mancanza di materiali protettivi e la loro campagna di fundraising, ho cercato di rendermi utile nell’unico modo possibile: donando il mio lavoro. E’ un piccolo gesto dovuto e di grande riconoscenza per tutto quello che il Don Orione ha fatto in questi anni e sta facendo soprattutto in questi giorni».

Tra i disegni che hai messo a disposizione per le donazioni ci sono quelli relativi al progetto a cui stai lavorando “I am not legend”, vincitore dell’Italian Council 2019. Ci puoi parlare di questo progetto?

«Ironia della sorte…I am not legend è un film animato ispirato a La Notte dei Morti Viventi di George Romero e parla di un contagio che cancella l’identità e la memoria dell’intera umanità. In questi giorni lo sto portando avanti con grande affanno e forse quello che sta accadendo attorno a noi lo sta cambiando profondamente: alla fine di tutto, non escludo che possa diventare una sorta di diario di questi tempi».

Come la tua grande attenzione rivolta all’esterno del sistema dell’arte si ripercuote nel tuo lavoro?

«Non ho mai frequentato solo il sistema dell’arte, non ne sarei capace probabilmente. Il mio interesse maggiore è nei confronti dell’uomo e del suo posto all’interno dell’ordine naturale delle cose, del mondo. Le mie riflessioni sono più metaforiche rispetto alle discussioni sociali, politiche o ecologiche. Penso che un artista debba prima rivolgersi all’uomo e al suo mondo interiore, e solo in seguito ai suoi sistemi e alle sue sovrastrutture».

In questo momento ti trovi a New York City. Come l’hai vista cambiare in queste ultime settimane? Qual è il sentimento che prevale tra la gente?

«Io e la mia famiglia siamo chiusi in casa da otto giorni, ci siamo più o meno auto-applicati le norme delle zone rosse. Bisogna stare a casa e forse qui l’hanno capito prima che in Italia e nel resto d’Europa. Da oggi è stato chiuso tutto e fuori c’è poca gente. Certo, ancora non è chiaro alla maggior parte delle persone quello che sta succedendo, ma di sicuro c’è che la città si è chiusa su se stessa. Forse incredibilmente anche più chiusa delle nostre città già al centro dell’epidemia».

Pensi che questa drammatica situazione, una volta superata, potrà portare anche una qualche forma di cambiamento positivo?

«Più che pensarlo, onestamente, lo spero. I cambiamenti e le rivoluzioni hanno sempre un prezzo carissimo da pagare, e il conto che ci presenta ora sembra essere mostruoso».

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