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I dottorati di ricerca entrano nelle accademie: cosa cambia ora?
Attualità
Le Accademie di Belle Arti, i conservatori, gli istituti superiori per le industrie artistiche (ISIA) sono i luoghi dove in Italia si iscrivono studenti che desiderano addentrarsi e crescere nei territori della creatività e dell’arte. Sovente sono collocati in edifici storici meravigliosi, che a loro volta possiedono raccolte d’arte, testimonianza e memoria degli itinerari spirituali, tecnici, intellettuali, delle generazioni di donne e uomini che lì hanno trascorso tempo ed erogato energie. Dalle accademie, dai conservatori, dagli ISIA proviene un’alta percentuale degli artisti, dei restauratori, dei creativi italiani afferenti a discipline diverse, e un buon numero di quelli provenienti dalla Cina e da altre geografie. È uno dei misteri del nostro bizzarro Paese il motivo per cui i docenti che lavorano in queste istituzioni ricevano stipendi miserevoli, tra i più bassi d’Europa come del resto tutti gli stipendi degli italiani, nonostante tali istituzioni siano in un certo senso affratellate all’Università. Non che l’Università se la passi bene, tutt’altro (stanziato dall’attuale Governo, per l’Università, un miliardo in meno rispetto all’anno scorso), ma questo essere Università e insieme non esserlo è argomento dibattuto da anni e ancora insoluto, nonostante di passi avanti ne siano stati effettuati. Tuttavia, a parte le problematiche stipendiali, nevralgiche per il buon funzionamento di qualsiasi istituzione, è di questi giorni e di notevole interesse ciò che accade nell’ambito della ricerca, perché, finalmente, a questi istituti di formazione sono stati concessi i dottorati di ricerca ed entro la metà di ottobre le commissioni annunceranno i vincitori che hanno partecipato ai bandi. Così, per la prima volta, la ricerca entrerà a far parte di accademie, conservatori e ISIA in modo strutturale, quasi incredibile, dopo che addirittura fino al 2022 non potevano neanche accedere ai PRIN (Progetti di rilevante interesse nazionale). Ma è solo un primo passo. Perché quest’anno i dottorati sono finanziati dal PNRR e da imprenditori privati, il prossimo anno occorrerà individuare altre risorse economiche. Così, per questa “galassia in crescita” di 158 istituti si profila una sicura conquista e insieme un insicuro futuro. Ma è dall’intervista rilasciata a exibart da Giovanna Cassese, presidente del CNAM (Consiglio Nazionale per l’Alta Formazione Artistica e Musicale), che si evincono alcuni versanti significativi di uno stato di fatto complesso, e considerazioni nevralgiche per la vita di queste importanti postazioni dell’immaginazione.
«Il 2024 rappresenta davvero l’anno della svolta epocale per l’AFAM (Alta Formazione Artistica Musicale e Coreutica) e per il suo reale riconoscimento e l’equiparazione al sistema universitario come prevedeva già dal 1999 la Riforma 508/99» ci dice Cassese. E aggiunge: «Sono stati finalmente approvati già 2 dei 4 regolamenti previsti dalla 508 tra cui quello fondamentale sul Reclutamento che istituisce la figura del Ricercatore e l’abilitazione artistica nazionale per accedere alla docenza. Il DM 470 sancisce definitivamente la nascita del terzo livello nelle istituzioni AFAM e l’accensione dei dottorati. Ciò permetterà anche la formazione di una nuova classe docente che negli anni sostituirà l’attuale nelle istituzioni AFAM con una consapevolezza nuova e skills certe sulla centralità della ricerca nel campo delle arti. La vera sfida, a mio avviso da sempre, è il pieno riconoscimento della ricerca per l’AFAM, la ricerca, correlata alla produzione così come prevista anche dalla 508/99 ma finora mai citata nemmeno nel Contratto di lavoro. Il CNAM ha messo al centro della sua politica culturale il riconoscimento pieno della ricerca per l’AFAM. Ricerca che finora si è sempre fatta, ma come “ricerca clandestina”, poiché non riconosciuta da nessun punto di vista! Sicuramente l’attuale accensione dei dottorati e l’accelerazione verso il definitivo riconoscimento della ricerca artistica non potrà che produrre risultati eccellenti anche nel più vasto campo della ricerca italiana. Ma se molto è stato fatto, molto resta ancora da fare. Vanno assicurati fondi e risorse umane alle istituzioni, bisogna vincere una battaglia culturale per la piena equiparazione. Andranno approvati i Regolamenti previsti dalla 508 sulla Riforma della Governance e sulla Programmazione, Valutazione e sviluppo del sistema. Il CNAM ha già chiesto da tempo che il CCNL (Contratto Collettivo Nazionale di Lavoro) riconosca ai docenti il lavoro di ricerca che in ogni caso molti svolgono da sempre». Ecco, in realtà la ricerca nelle istituzioni AFAM è il vero grimaldello per la reale valorizzazione delle istituzioni AFAM e la piena equiparazione al sistema universitario.