15 aprile 2025

Ecco perché gli storici dell’arte stanno protestando contro il Ministero della Cultura

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Facciamo chiarezza sulla lettera aperta di centinaia di Storici dell’arte, idonei ma non assunti, che stanno chiedendo al Ministero della Cultura di concludere l’assorbimento della graduatoria del concorso del 2023

Il Collegio Romano, sede centrale del Ministero della Cultura.

Ci si spende, quando si parla di patrimonio culturale italiano, in frasi roboanti e talvolta assemblate con pessimo gusto, come quella pronunciata dall’ex Ministro della Cultura Gennaro Sangiuliano pochi mesi prima che venisse bandito il concorso di cui ora vi raccontiamo, nella quale l’Italia è definita con enfasi «La prima superpotenza culturale del Pianeta», facendo uso di un lessico vagamente militaresco e dando l’idea che al posto di proiettili e granate dalle nostre parti si sparino le tavole di Cimabue e le prime edizioni di Vasari.

Ma mettiamo da parte ogni retorica futurista – anche perché questa vicenda ha ben poco di superpotente – e anche chi ha abbandonato le sale auliche del Collegio Romano, e occupiamoci di chi oggi sottolinea una condizione di attesa e incertezza.

Il CISDA nasce per dare voce ad un’intera categoria

Nella seconda parte del 2022 il Ministero della Cultura bandisce un concorso «Per il reclutamento di un contingente complessivo di 518 unità di personale non dirigenziale, a tempo pieno e indeterminato, da inquadrare nell’area III». In altre parole, la massima istituzione culturale dello Stato cerca centinaia di professionisti da destinare al ruolo di Funzionario nelle diverse istituzioni culturali italiane, suddividendoli in diverse categorie: Archivisti, Archeologi, Paleontologici, Storici dell’arte, Bibliotecari, Restauratori, Architetti, e Demoetnoantropologi.

Concluso al termine del 2023 l’intero procedimento concorsuale, i posti messi a bando vengono presto assegnati. Ciononostante, numerosi altri professionisti, nella fattispecie 274 Storici dell’arte e 3 Demoetnoantropologi, tutti titolari oltretutto del massimo grado di formazione accademica ottenuta al termine di un dottorato o dopo aver frequentato la Scuola di Specializzazione in Beni Storico Artistici, risultano «Idonei ma non assunti». Al fine di chiedere al Ministro della Cultura Alessandro Giuli, e all’Istituzione che egli rappresenta, di facilitare lo scorrimento della graduatoria e garantire un suo completo assorbimento, incardinando quindi nella struttura ministeriale le persone risultate idonee all’esercizio della professione di Storico dell’arte, nasce il CISDA, acronimo di Comitato Idonei Storici dell’Arte.

Nella lettera aperta i membri del Comitato sottolineano che una simile situazione di incertezza «Evidenzia una questione, culturale e politica, che da tempo risulta sempre più cogente, ossia il graduale depotenziamento della figura e del ruolo dello Storico dell’arte nella pubblica amministrazione». Un tale indebolimento appare però in antitesi rispetto alla ricca «Descrizione di questa figura professionale elaborata dalla DG Educazione e Ricerca» che parla nel dettaglio degli importanti compiti e responsabilità demandate allo Storico dell’arte. Tra questi ricordiamo «Individuare, analizzare e documentare i beni storico artistici – organizzare e eseguire perizie, expertise, valutazioni, autenticazioni di beni artistici; progettare, dirigere, organizzare e svolgere attività di inventariazione, catalogazione, documentazione e gestione di banche dati inerenti i beni artistici. Tutelare e conservare i beni storico artistici – progettare, dirigere, organizzare, collaudare e valutare interventi di conservazione, manutenzione, restauro, trasferimento e movimentazione di beni storico artistici in accordo con il restauratore dei beni culturali».

Non solo, ma anche «Dirigere musei o luoghi della cultura, curare collezioni o mostre con riferimento alle discipline di competenza; curare la costituzione, l’incremento, l’esposizione e la conservazione di collezioni museali. Svolgere attività di studio, ricerca, formazione ed educazione nel campo della storia dell’arte e delle discipline affini e collegate». Fino ad arrivare ai servizi educativi, alla divulgazione e all’accoglienza del pubblico.

Una professione in cerca di tutele e riconoscimento formale

«Se ne evince dunque – continua la lettera del CISDA – il profilo di una categoria grandemente poliedrica ed essenziale nelle aree di missione del Codice dei Beni Culturali – Tutela, Valorizzazione e Fruizione – che tuttavia risulta ancora sprovvista sia di Albo professionale, sia del codice ATECO, con le relative garanzie, e che troppo spesso è ancora accusata di essere al servizio della sola disciplina teorica. Gli Storici dell’arte a oggi impiegati all’interno delle strutture ministeriali sono in un numero irrisorio. Tale grave carenza si ripercuote su estese porzioni del territorio italiano, lasciando scoperta da competenze solide e dal controllo scientifico una gran quantità del suo patrimonio storico artistico». E in effetti è ben noto agli addetti ai lavori quanto sia difficile e anche raro esercitare la sola professione di Storico dell’arte inteso alla “vecchia maniera”, dedicandosi esclusivamente ad attività teoriche e alla ricerca. Al contrario, ai professionisti del patrimonio viene chiesto oggigiorno, e a nostro avviso a buona ragione, di sapersi confrontare con le innumerevoli e diversificate esigenze che la società manifesta, a iniziare dalla restituzione della conoscenza verso il grande pubblico, per arrivare al dialogo con il mondo delle aziende e dei privati.

Manca tuttavia una visione strategica nazionale che garantisca la collocazione dei migliori professionisti nei luoghi strategici della cultura, portando nuovi e giovani talenti in posizioni funzionariali, in cui poter fare buon uso di quello che «Più volte è stato definito il petrolio italiano». «Tale situazione è denunciata – si legge nella lettera – anche dal Piano Integrato di Attività e Organizzazione 2025-2027, che evidenzia la forte differenza tra dotazione organica di diritto e personale in servizio al 31 dicembre 2024: il totale complessivo della dotazione organica di diritto, infatti è di 19.184 unità, mentre il personale in servizio è pari a 12.463, con una scopertura complessiva di 6.721 unità; nello specifico si registra un gap di 2019 unità per il personale dell’Area Funzionari dell’area III, più precisamente 5587 funzionari previsti dalla pianta organica, 3550 il personale in servizio, 18 comandati in altre amministrazioni».

L’appello al Ministro della Cultura e alle istituzioni

«In un contesto sociale in cui la precarietà lavorativa risulta in costante aumento, appare essenziale offrire opportunità di incarico dignitose a professionisti che hanno dedicato anni alla loro formazione». Così si conclude la lettera degli Storici dell’arte: «Siamo professionisti altamente qualificati. Una tale posizione lavorativa ci consentirebbe di assolvere a funzioni di grande responsabilità al servizio della Nazione […]. Noi Storici dell’arte possiamo e vogliamo giocare un ruolo importante in tal senso, per questo motivo siamo pronti a mettere a disposizione le nostre esperienze, competenze e idee innovative. Siamo convinti che sia questa l’occasione per dare nuovo slancio ed energia al processo di crescita culturale dell’Italia, aprendo le porte a una nuova generazione di specialisti. Pertanto chiediamo a gran voce alle forze politiche che in questo momento governano il Paese, e nello specifico al Ministro Alessandro Giuli, di agevolare lo scorrimento della nostra graduatoria e il suo completo assorbimento».

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