20 ottobre 2021

I musei di Vienna aprono un account a tema nudo su OnlyFans

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Se l’algoritmo dei social network ti censura le opere d’arte, allora cambia spiaggia: perché i musei di Vienna hanno deciso di aprire un account a tema nudo su OnlyFans

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Non possiamo sapere con precisione quali reazioni emotive potesse suscitare la visione della Venere di Willendorf negli uomini paleolitici, circa 22mila anni fa. Però sappiamo benissimo a cosa possiamo andare incontro oggi, se pubblichiamo una fotografia della statuetta votiva di 11 centimetri su Facebook: cancellazione del post e probabile penalizzazione di “visibilità” al profilo. E allora, ci spostiamo verso più miti lidi virtuali, avrà pensato il Naturhistorisches Museum di Vienna, uno dei più autorevoli musei al mondo nel settore delle scienze naturali che, insieme agli altri musei della città austriaca, a seguito di ripetuti e difficilmente spiegabili ban, ha deciso di iscriversi a OnlyFans, piattaforma web a pagamento fondata nel 2016 e assurta agli onori della cronaca in tempi recenti, a causa delle policy molto permissive in materia di nudo, artistico, erotico o entrambe le cose poco importa. Perché la reazione delle persone contemporanee ai corpi iper-esposti la comprendiamo benissimo: interesse ai massimi livelli. E forse è sempre stato così, più o meno.

Non è la prima volta che i musei e il mondo della rete a luci rosse entrano in contatto. Qualche mese fa, infatti, Pornhub lanciò Classic Nudes, una guida online ai capolavori incentrati sui nudi e sui particolari piccanti di quelle opere che destarono scandalo e che ancora oggi potrebbero fare arrossire, se non fosse per l’aura normativa della storia dell’arte. L’intento del gigante della pornografia online sembrava nobile, cioè diffondere la conoscenza dell’arte attraverso in canale “appetibile” e trasversale. Ma il Louvre, le Gallerie degli Uffizi e la National Gallery si fecero sentire tramite vie legali, a causa dell’utilizzo non autorizzato delle immagini di quei corpi sensuali magistralmente rappresentati dalle maggiori autorità in fatto di membra ignude, come Tiziano, Goya e Gustave Courbet.

Il cortocircuito nasce dall’algoritmo, che a dire il vero deve fare un lavoro enorme: elaborare una massa enorme di dati per capire cosa è bene e cosa è male, cioè cosa può comparire sulle home di Facebook, Instagram e TikTok e cosa invece deve finire tra le maglie della censura. In molti casi funziona, in altri meno, come nel caso, ormai da storia della rete, di Rubens vs Zuckerberg. Anche quella volta, l’algoritmo bloccò l’immagine di un’opera d’arte, il Giudizio di Paride, opera realizzata dal maestro fiammingo tra il 1638 e il 1639 e conservata al Museo del Prado. Ma il potente Ente del Turismo delle Fiandre riuscì a incontrare alcuni rappresentanti della società di Menlo Park, per stabilire alcune modifiche alle procedure di controllo e pubblicazione delle immagini di nudo artistico.

Eppure non è bastato. A luglio, l’account TikTok dell’Albertina Museum è stato sospeso e bloccato per aver pubblicato le opere di Nobuyoshi Araki, i cui contenuti espliciti fanno parte di una poetica ed elegante ricerca sulle possibilità del ritratto fotografico.  Quindi, a settembre, è stata la volta del Leopold Museum: a cadere sotto i colpi dell’algoritmo un’opera in stile Art Nouveau dell’illustratore, pittore e designer Koloman Moser, scelta come immagine guida per celebrare il ventesimo anniversario del museo viennese ma segnalata come “potenzialmente pornografica”. Per evitare ripercussioni più gravi, il Leopold ha addirittura deciso di cambiare immagine e sceglierne una meno fraintendibile. L’episodio della Venere di Willendorf risale al 2018 ed è ancora più clamoroso: pur nei suoi marcati connotati sessuali, obiettivamente è difficile riconoscere una valenza pornografica alla statuetta, che rappresenta un suggestivo caso di arte preistorica, interessantissimo per provare a capire qualcosa sulle abitudini, sui rituali e sugli ordinamenti sociali dei nostri antichissimi progenitori.

Ma Vienna è la patria della Secessione, quindi la terra dell’arte radicale, libera di interpretare i dogmi del passato e del proprio tempo per andare oltre, la città in cui vissero e lavorarono Gustav Klimt, Oskar Kokoschka ed Egon Schiele, i cui Nudo maschile seduto e Ragazza con calze arancioni furono ancora una volta bannati da Facebook, nel 2018. E così, l’Ente del Turismo viennese ha preso la decisione di aprire il suo account su OnlyFans, che non solo non è un sito pornografico, quindi non presenta tutte le problematiche di rispettabilità di un Pornhub, ma permette anche agli utenti iscritti di guadagnare direttamente con la pubblicazione dei propri contenuti, tramite la sottoscrizione, da parte dei fruitori, di un abbonamento.

«Cosa ci fa Vienna su OnlyFans? Vienna ospita alcune delle opere d’arte più famose al mondo, molte delle quali contengono nudità. I social network più importanti hanno politiche in atto che vietano o censurano tali opere», spiegano sulla pagina OnlyFans dei Musei di Vienna. «Con il nostro account OnlyFans, vogliamo dare a queste opere d’arte la libertà che meritano, anche sui social media». Parte quindi una sequenza liberatoria di opere d’arte di ogni epoca, provenienti dalle varie collezioni dei musei e tutte rigorosamente messe a nudo. Per il momento, i musei di Vienna che confluiscono nella pagina OnlyFans dell’Ente del Turismo sono l’Albertina Museum, il Leopold Museum, il Kunsthistorisches Museum e il Naturhistorisches Museum Vienna. Ci sono le opere di Moser, di Schiele e, ovviamente, anche la Venere paleolitica. Per gli abbonati di OnlyFans – al costo di circa 4 euro al mese – anche la possibilità di ottenere uno sconto sull’abbonamento per gli ingressi.

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